09/04/2003: contro la guerra
Contro la guerra e la pace dei padroni
L'attuale attacco militare angloamericano, giustificato ufficialmente dalla
martellante propaganda anti-islamica, avviene non solo per il petrolio, ma
per l'espansione territoriale, culturale, economica e politica
dell'Occidente.
Foraggiato dai grandi capitali finanziari ed industriali, esso si pone due
obiettivi:
1) La controrivoluzione permanente, che tende ad estendere militarmente il
controllo delle aree non pacificate del globo, dal centro alla periferia,
dal nord al sud. La lotta al terrorismo costituisce il collante ideologico
per mobilitare stati, polizie, eserciti, popolazioni, sotto la bandiera
della democrazia e della libertà, contro un fantomatico pericolo terrorista.
2) Il riassetto del nuovo ordine mondiale, modificato dalla fine del blocco
sovietico, ma soprattutto da un'espansione repentina delle tecnologie e
delle tecniche di sfruttamento delle risorse umane, naturali e culturali,
dove la comunicazione globale delle informazioni si affianca
all'intensificarsi degli scambi internazionali di merci, capitali e uomini.
Una potenza egemone si avvale dei suoi stati satellite per assicurarsi nei
prossimi anni il predominio sulle risorse della terra, messo in discussione
da movimenti di massa, da speculazioni finanziarie e crisi economiche
generate da una sovrabbondanza di merci non redistribuite. Lo scopo è
avviare l'umanità ed il pianeta alla sottomissione totale, rendendo i poveri
sempre più ricattabili e rassegnati al proprio stato di servitù, ed i ricchi
al di sopra persino delle leggi da loro stessi redatte.
Un progetto di dominio, questo, alla base dell'attuale ordine sociale,
fondato sul militarismo come meccanismo per generare il nemico ed il terrore
della diversità, e per reprimere chi a quest'ordine si ribella. Per questo
riteniamo sterile ogni opposizione alla guerra che prescinda da una critica
alla gerarchizzazione della società che la genera. Una critica che, a nostro
avviso, coinvolge l'insieme dei rapporti sociali che giustificano la
divisione dell'umanità in padroni e servi: giudice-imputato,
poliziotto-cittadino, politico-elettore, industriale-operaio. La pace
all'interno di questo sistema è fatta di razzismo, povertà, terrorismo e
repressione.
In realtà, il primo passo verso la riappropriazione delle nostre esistenze è
l'individuazione dei nostri nemici e dei possibili mezzi per attaccarli. La
nostra lotta è quindi rivolta contro lo stato, che tenta quotidianamente di
coinvolgerci nel processo di auto-distruzione dell'umanità mediante il
ricatto economico, il carcere, la propaganda razzista.
Contro le banche, le multinazionali ed un sistema di produzione (il
capitalismo) che vorrebbe costringerci a concorrere gli uni con gli altri
per il riconoscimento del titolo di servo più fedele, umile e rassegnato.
Contro i sostenitori delle giustificazioni culturali del sistema di dominio:
preti, giornalisti, governanti, riformatori...
Siamo in guerra, non perchè odiamo la pace, ma perchè la pace che tante
istituzioni oggi sventolano dai loro palazzi, ricordandosi dell'Iraq ma
dimenticando la storia e le storie di chi muore ogni giorno nel mondo,
grazie al sistema da loro pienamente condiviso è solo il simbolo di un lutto
collettivo che riguarda le sorti della nostra esistenza. Issare un
arcobaleno macchiato di sangue è non solo ipocrita, ma una provocazione per
chi vorrebbe che il mondo o semplicemente la propria vita non fosse gestita
dalla farsesca arroganza di chi ritiene di avere tutto sotto controllo e
sotto chiave.
Attenti, c'è ancora chi non ha perso la memoria e ricorda cosa significa
libertà.
ANARCHICI
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