02/03/2017: Sosteniamo la protesta dei detenuti nel carcere di Opera (volantino diffuso davanti al carcere di Milano-Opera)
Sosteniamo la protesta dei detenuti nel carcere di Opera
Sabato 14 gennaio a partire dalle 14 fino alle 18 presidio all’ingresso del carcere (fermata 99) con microfono aperto, musica… per comunicare direttamente con i detenuti
Dall’inizio dell’anno ha preso vita una mobilitazione iniziata nel 1° Padiglione costruita a partire da un comunicato-petizione sottoscritto in pochi giorni da 128 detenuti delle sez. A-B-C, ai quali nei mesi successivi si sono uniti tanti altri. I detenuti concludevano la comunicazione con una cosciente presa di posizione: “Questo nostro comunicato vuole essere solo l’inizio di una serie di iniziative volte ad ottenere i nostri diritti e il ripristino di quel trattamento che non cade in condizioni disumane e degradanti come quello attuale.”
Le cure sanitarie nella realtà: “Qui ci negano il diritto alla salute e per un semplice Aulin o Tachipirina dobbiamo chiederne la prescrizione medica (prima di ammalarci), senza contare i lunghi mesi di attesa per visite specialistiche a persone gravemente ammalate e con gravi patologie tutto questo è inaccettabile.”
Ed ancora: “Noi non ci faremo intimidire dai ricatti e dalle ritorsioni quando si parla di diritti come l’area sanitaria, visto che qui non c’è un dottore da 45 giorni e soli in casi urgenti chiamano il medico di guardia. Se non risolvono questo problema ci sarà una raccolta firme da parte di tutto il 1° Padiglione da portare in tribunale e lo diremo al magistrato di sorveglianza. Se vietare il diritto alla salute fa parte del pacchetto per arrivare alla liberazione anticipata, che è solo uno sporco ricatto siamo pronti a creare qualsiasi problema” … (lettera di metà agosto)
Per tentare di fermare la protesta la direzione ha dispiegato l’isolamento, la censura-trafugamento della posta unite alle immancabili aggressioni fisiche. In isolamento è finito anche chi reclamava il ritorno in sezione dei primi puniti. Pratiche usate anche contro Maurizio (Alfieri) per essersi ribellato al trattamento “sanitario” … “C’è un ragazzo che sta morendo, si chiama Umberto, è malato di cirrosi epatica-aids: è alto 1,88 e pesa solo 52 kg. Erano 15 giorni che facevo casino per lui, la mattina e la sera ci preoccupavamo noi a vedere se era vivo e a dargli da mangiare. Oltre a Umberto (che ora è ricoverato e sta morendo), abbiamo Emanuele, Andrea e altri due ragazzi. Tutta la sezione non gli fa mancare niente, andiamo a lavargli la cella, i vestiti e queste (merde) vorrebbero spezzare la solidarietà, invece, tutti ci siamo veramente incazzati e ci vorrà poco per scatenare la nostra rabbia”… (lettera di metà ottobre).
Il 17 novembre dopo aver respinto senza indugi un’aggressione delle guardie, predisposta da chi le comanda, Maurizio viene ricondotto in isolamento (14bis), dove è tuttora, fra le altre, quando piove non può uscire perché nel passeggio non c’è nessuna tettoia.
Allo stesso tempo per ritorsioni e che altro, vengono colpiti anche i famigliari che si recano a colloquio, come racconta in una lettera un detenuto: “…hanno spogliato nudo mio figlio, levandogli il pannolino e lasciandolo nudo su un tavolo tutto sporco, e dicendo a mia moglie che, se non gli stava bene ‘di non venire ai colloqui’ o, ‘di non portare qua suo figlio.”
Contro 41bis - 14bis! Contro ogni tortura!
Per cure sanitarie dedicate – anche in carcere – alla prevenzione e riabilitazione effettive!
Milano, dicembre 2016
Associazione Ampi Orizzonti CP 10241 – 20122 Milano
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