20/10/2016: Dall'isolamento (volantino diffuso davanti al carcere di Milano-Opera)


Continuano le ripercussioni per chi sceglie di non stare a subire i continui abusi che vengono perpetrati dalla direzione, dalle guardie, dagli educatori e dai medici, in una parola, dal carcere. Questa volta la violenza intimidatoria dei carcerieri si estendono alle famiglie che vengono a colloquio.
Chi ci scrive è stato portato “alle celle” in isolamento punitivo, per aver scelto di non lasciarsi intimidire dai ricatti e resistere allo svilimento continuo della propria e altrui dignità. Sosteniamo chi paga sulla propria pelle, i carcerati e le loro famiglie, per non aver abbandonato chi dentro questo carcere è lasciato solo, malato, anche disabile, senza assistenza medica.
Diamo voce a chi sceglie di lottare, facendo circolare il più possibile gli stralci delle lettere che seguono.

DALL’ISOLAMENTO

Casa di Reclusione di Milano Opera, Ottobre 2016

Carissimi/e Compagni/e, volevo farvi sapere che qui dentro “C.R. Opera” ci sono continui abusi e violenze, anche se non fisiche, ma mentali. Vi spiego cosa mi è successo. Tutto è partito un mese fa, quando, dopo ogni colloquio, venivo denudato, ma non è questo tutto il problema. Poi queste persone, diciamo gli schiavi dello stato, hanno cominciato a denudare anche la mia famiglia, mia moglie, una ragazza che non sa niente di galera. Dopo la perquisa, entrando a colloquio piangendo, mi ha detto: “Io non vengo più”.
Ho cercato di farle forza, dicendole che non sarebbe più successo. Ma, cari/e compagni/e, non è stato così. La settimana dopo, oltre ad aver denudato mia moglie per la seconda volta, hanno denudato anche mio figlio di soli 19 mesi. E non è tutto. Lui è stato spogliato, appoggiato non su un fasciatoio, ma su un tavolo freddo e sporco. Questo, scusando il linguaggio, è uno schifo, un abuso bello e buono, che continuano a farci giorno dopo giorno, schiacciando non solo la nostra dignità, ma anche la dignità di chi ogni giorno viene a trovarci.
Ora mi trovo in isolamento, ma siamo pronti a tornare su, pronti a lottare con la certezza che voi sarete qui con noi. Nel frattempo vi lascio con un caloroso abbraccio e spero di incontrarvi al più presto.
Un abbraccio anarchico.

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Carissimi amici, io sono Andrea e posso dirvi che hanno spogliato nudo mio figlio, levandogli il pannolino e lasciandolo nudo su un tavolo tutto sporco, e dicendo a mia moglie che se non gli stava bene di non venire ai colloqui, o di non portare qua mio figlio.
Io ho due figli gemelli di 1 anno, uno con dei problemi e ho chiesto più volte di farmi fare il colloquio nella ludoteca, in quanto i miei figli hanno bisogno di muoversi e di giocare. Loro, infami, mi hanno rigettato la richiesta senza motivazioni.
Tutti noi stiamo raccogliendo le firme per fermare questi abusi che ingiustamente ci stanno facendo giorno dopo giorno. Io, pensate, che ho già il programma dal SERT esterno di Rozzano la disponibilità in un centro diurno, in Famagosta e il contratto di lavoro. L’avvocato e il SERT esterno sono stati bloccati dal SERT interno che non si decide a farmi una relazione e il magistrato ne vuole una aggiornata.
Noi siamo tutti con Maurizio, basta subire abusi da ‘ste facce di merda, facciamoci sentire.
Vi mando un abbraccio forte, con affetto.

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Carissimi/e compagni/e, vi scrivo dall’isolamento e brevemente vi spiego degli abusi che stanno facendo qui a Opera.
Venerdì al colloquio con mio fratello un brigadiere si è permesso di chiamarlo fuori e dopo aver chiuso la porta, mi dice che il colloquio è SOSPESO. Il motivo era stato un giubbotto scambiato nella saletta. Così gli dico che poteva prendersi il giubbotto, ma di aprire che salutavo mio fratello. Ma lui diceva di NO, mentre gli dicevo di tutto “merda, figlio di… ecc.
Vedendo mio fratello preoccupato, mi calmo, gli dico di aprire che devo consegnare gli indumenti da far uscire. Appena apre lo prendo per il collo e volevo spaccarlo e rompergli denti, naso e le corna. Vedendo mio fratello spaventato, l’ho preso e l’ho baciato per tranquillizzarlo; sono uscito e lo sbirro è venuto con i rinforzi, e anche lì gli ho ripetuto che gli rompevo le corna, perché lui può sospendere il colloquio, ma non può negarci il saluto.
Così quegli infami della Direzione oggi mi hanno dato 10 giorni di isolamento. Qui siamo arrivati al limite e tra poco se continuano con gli abusi siamo pronti a tutto. Stiamo raccogliendo firme contro le BASTRDATE che stanno facendo ai colloqui: fanno spogliare donne e soprattutto bambini piccoli, anche con i pannolini. QUESTE SONO VIOLAZIONI ALL’INFANZIA E TRAUMI CHE I BAMBINI PORTERANNO SEMPRE. E non ci sono scuse che hanno preso alcuni famigliari con un po’ di FUMO; se hanno dubbi siamo noi a spogliarci.
C’è un ragazzo che sta morendo, si chiama Umberto, è malato di cirrosi epatica-aids: è alto 1,88 e pesa solo 52 kg. Erano 15 giorni che facevo casino per lui, la mattina e la sera ci preoccupavamo noi a vedere se era vivo e a dargli da mangiare. Oltre a Umberto (che ora è ricoverato e sta morendo), abbiamo Emanuele, Andrea e altri due ragazzi.
Tutta la sezione non gli fa mancare niente, andiamo a lavargli la cella, i vestiti e queste (merde) vorrebbero spezzare la solidarietà, invece, tutti noi siamo veramente incazzati e ci vorrà poco per scatenare la nostra rabbia. Ora pubblichiamo sui social network tutti questi abusi. Ai compagni, alle compagne, alle sorelle e fratelli solidali lasciamo ogni iniziativa che scalderà i nostri cuori e infiammerà ancora di più la nostra rabbia. Faremo come i vietcong e venderemo caro con gli interessi tutto quello che stiamo ingoiando.
Qui non abbiamo diritto alla salute, Umberto sta morendo e pensano a fare il teatro e a far vedere i detenuti del 2° padiglione; e invece noi del 1° padiglione non abbiamo diritto a niente. A me rinnovano sempre la censura, non mi fanno arrivare più neanche una lettera. Siamo pronti a fargli vedere come sono fatte le palle, che i limiti sono stati superati. Ora siamo molti in isolamento e tutti abbiamo lo stesso pensiero che hanno i compagni rimasti in sezione: con merde come queste non ci può essere dialogo. Vogliono chiudere le celle? Siamo d’accordo, ci impegneremo con braccia, animo e cuore a far chiudere le sezioni.
Il supporto dall’esterno darà certezza che non siamo soli, così l’opinione pubblica si renderà conto delle violenze, abusi e pestaggi a cui sono sottoposti i ragazzi giovani. Li picchiano solo per farsi dire chi fuma spinelli; gli danno l’isolamento mentre sono innocenti, poi molto altro, soprattutto le violenze di spogliare bambini e donne. ORA BASTA. Noi non gli permettiamo più niente.
Un saluto da tutti i compagni che con me non abbassano la testa. Sarò felice di un 14bis se il direttore pensa che noi siamo timorosi, il DAP non sa che qui il diritto alla salute è vietato, che ci sono abusi. Questo direttore non è altro che un ipocrita perché vuole sempre farmi chiudere la cella.
Quando risalirò in sezione gli dirò che prima di chiudermi deve venire lui a lavare le celle, i vestiti e a preoccuparsi dei ragazzi DISABILI. Lui è bravo a celarsi dietro il teatro e a godere quando i poveri cristi muoiono. Cos’altro dirvi?
Lo scritto parla da sé e i commenti li lasciamo agli altri. Un abbraccio fraterno anarchico e No Tav, a testa alta. Maurizio.

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