16/11/2011: Comunicato della RSU e degli operai della INNSE


Sono arrivate, dopo due anni, le richieste di rinvio a giudizio per sedici manifestanti che il giorno 2 Agosto 2009
parteciparono alla protesta, che gli operai della INNSE misero in atto, per cercare di bloccare lo smontaggio delle
macchine della fabbrica. La scelta, a caldo, fu quella di manifestare sulla tangenziale. Il mattino la fabbrica era
circondata dalla forza pubblica, all’interno squadre di operai avevano iniziato a smontare le macchine, il presidio era
stato rimosso all’alba: fu in quella situazione che un corteo spontaneo, ancora poco numeroso, si diresse verso la
tangenziale per attirare l’opinione pubblica su ciò che stava accadendo. Un sito produttivo stava per essere demolito
senza appello.
La protesta sulla tangenziale durò pochi minuti, si decise di tornare in Via Rubattino raccogliendosi davanti ai
cancelli e chiedendo alle istituzioni di intervenire per bloccare lo smontaggio. Non successe niente. Per bloccare lo
smontaggio quattro operai e un sindacalista dovettero finire su un carro ponte della fabbrica e vi restarono per nove
giorni. La conclusione si conosce bene, la fabbrica venne comprata da un nuovo imprenditore e sta funzionando
normalmente, ci sono state nel frattempo nuove assunzioni.
I sedici manifestanti, rinviati a giudizio, sono fra i primi che accorsero quella tragica mattina e manifestarono con
noi operai della INNSE affinchè la fabbrica non venisse smantellata. Una scelta che fa loro onore, sostenevano una lotta
operaia che andava avanti da oltre quattordici mesi.
Vengono rinviati in giudizio giovani operai, lavoratori precari e studenti che avevano capito fin dall’inizio che la
lotta per non far chiudere la INNSE riguardava direttamente anche loro, le loro condizioni di lavoro, il loro futuro.
Fin dall’inizio avevano sostenuto il presidio, erano stati solidali con noi anche quando sembrava che la fabbrica fosse
morta e sepolta.
Gli operai della INNSE non dimenticheranno mai il ruolo dei sostenitori, diventati centinaia, accampati in Via Rubattino
nei giorni cruciali della gru, restituiremo ai sedici sostenitori, che oggi si vogliono processare, la stessa
solidarietà che abbiamo ricevuto.
Il messaggio che si vuol mandare è quello di ergere un muro fra gli operai in lotta contro la chiusura delle fabbriche e
i militanti che le sostengono: i primi, sopportati a malapena, i secondi denunciati alla magistratura.
Dopo la conclusione della vicenda INNSE tanti, fra istituzioni e partiti, si sono attribuiti meriti che non avevano,
tanti hanno speso parole di elogio per aver salvato una fabbrica che ha fatto la storia di Milano, chi invece ha
contribuito, con la sua presenza insieme agli operai, a rendere possibile questo risultato deve finire in tribunale.
Come operai della INNSE non possiamo accettarlo e saremo sempre al loro fianco.

Milano, 25 ottobre 2011

http://www.autprol.org/