06/02/2010: Report del 19 gennaio dal Tribunale, S. Vittore e Corelli


1) L'udienza è iniziata alle 10. La morte di El Abbouby e l'avvicinarsi di un epilogo che, potenzialmente, potrebbe spingere altri proletari inermi verso una depressione senza uscita hanno nuovamente spinto alcune decine di solidali, di diverse realtà politiche antirazziste milanesi e non solo, ad aderire all'appello del comitato per presenziare l'aula e sostenere i prigionieri

2) Dopo l'ultima deposizione di un vigile del fuoco (che non ha aggiunto e non ha tolto nulla a quanto era già emerso nelle udienze precedenti) si è svolta l'arringa del pm che ha concluso chiedendo per tutti la concessione delle attenuanti generiche (interessante il fatto che l'abbia motivata anche per via del fatto che i CIE sono una struttura detentiva de facto) per poi chiedere la bellezza di 12 mesi di reclusione per tutti, invece dei potenziali sedici per i reati contestati.

3) I commenti immediati, e ad alta voce dei presenti, sono stati immediatamente fronteggiati dal giudice ordinando la chiusura del processo al pubblico. A quel punto è stato aperto uno striscione che da una parte recava la foto di un'udienza del processo precedente (quello di agosto-settembre che portò alla condanna di 14 rivoltosi con El-Abbouby in primo piano) e, dall'altra la scritta "In custodia cautelare da agosto. Mohamed El-Abbouby è morto in carcere il 15 gennaio 2010 vittima dal razzismo di stato. Quanti ancora volete ucciderne?"

4) A quel punto i carabinieri davano vita ad un blando tentativo di sgomberare l'aula per dare seguito all'ordine del giudice, ma nessuno dei presenti si è mosso di un mm.e anzi, per oltre mezz'ora, la parola è passata agli antirazzisti con slogan e comizi a più voci, denunciando il carattere schiavista e razzista delle leggi in vigore e dei servi che le rendono esecutivi, tanto da indurre il giudice a sospendere l'udienza rinviandola alle 13.

5) Il processo è ripreso con l'arringa degli avvocati difensori dopodichè, alle 15,30, il giudice ha emesso la sentenza: Karim e i due ragazzi più giovani, Webet e Saiffedine, sono stati condannati a 7 mesi, mentre Sami (Bernini) anche perché recidivo (spaccio) lo hanno colpito con 1 anno di carcere. A Karim Zitouni, il cui zio venuto da Marsiglia é stato nostro ospite e ha seguito con noi tutte le fasi processuali, è stata concessa la sospensione della pena. A nessuno sono state formalmente riconosciute le attenuanti generiche.

6) Contestualmente alla condanna, peraltro ampiamente prevista, il giudice ha trasmesso alla procura gli atti del processo in riferimento alla deposizione di AntonioVinci (dirigente della Croce Rossa, vice di Massimo Chiodini, il responsabile del CIE) che nell'udienza precedente aveva smontato integralmente le tesi dell'accusa sostenute dalle testomonianze a pappagallo (ma non prive di contraddizioni interne) dei poliziotti chiamati a deporre. In altri termini si apre un fascicolo contro Vinci per falsa testimonianza e sarà certamente interessante seguirne gli sviluppi.

7) Verso le 17 un gruppo di compagni/e si sono quindi ritrovati a S.Vittore per seguire gli sviluppi della "liberazione" di Karim, il quale verrà prima trasferito in questura, poi, successivamente riportato in Corelli dove presumibilmente verrà condannato a trascorrere altri sei mesi. Già da stasera ci si sta muovendo per mantenere attiva l'assistenza legale (pur avendo avuto oggi l'ennesima dimostrazione di quanto questo terreno sia minato a monte) e soprattutto per continuare la solidarietà attiva con Karim e tutti gli altri detenuti di Corelli.

8) Proprio questa certezza, quella del ritorno in Corelli dopo aver scontato la condanna, (oppure in caso di sospensione della pena liberazione), è stato il motivo del suicidio di El Abbouby (che si tratti effettivamente di suicidio e che queste fossero le reali motivazioni è confermato anche da una lettera a noi giunta da altri ribelli di agosto) si può dire che il cerchio si chiude, come una morsa di violenza razzista senza fine, dove la vita di un essere umano vale meno delle arance (quelle di Rosarno) che è costretto a raccogliere per due soldi avendo come alternativa....la condanna al carcere di oggi o ciò che è accaduto sotto il nostro naso a S.Vittore la sera di venerdì 15 gennaio 2010.

9) Giovedì 21 a Nabil (Souaidi) venuto da un paese vicino a Napoli, dove lavora come imbianchino, è negato il colloquio con il fratello Saiffedine. Glielo impediscono le guardie con la loro prepotenza, arroganza, disprezzo. Gli dicono che il nome del fratello “non risulta”, e questo nonostante una telefonata di un avvocato alla matricola di S. Vittore, la quale invece conferma che Saiffeddine “risulta”. Nabil trascorre l’intera mattinata sbattuto da uno sportello all’altro fra umiliazioni e intimidazioni. Loro riescono persino a non fargli consegnare il pacco delle 4 cose che voleva portare al fratello. La sera Nabil, per nulla intimorito, ci dà appuntamento sotto il carcere per il mattino successivo. Vuole essere vicino al fratello, comunque.

10) Venerdì 22 due compagni entrano con Nabil nella sala dove si svolgono le pratiche per i colloqui, per il versamento del denaro e la consegna dei pacchi. Nabil riuscirà ad avere il colloquio con suo fratello e a consegnarli il pacco, ma solo dopo aver superato gli ostacoli messi in mezzo dal parassitismo e dalla prepotenza razzista delle guardie. Questo è stato possibile non tanto per particolare bravura dei compagni, ma semplicemente perché le guardie sono tanto più arroganti e prepotenti nei confronti delle persone immigrate che delle italiane e degli italiani.
Nel pomeriggio vengono trasferiti da S. Vittore a Corelli anche Webet Toufik e Saiffedine Souaidi. Questi frettolosi trasferimenti, che probabilmente preludono a rapidi “espatri”, sembrano più che altro dettati dalla premura dello stato di impedire altri casi simili a quello di Mohamed Elabbouby.

11) Dopo questi spostamenti, le persone condannate per le rivolte in Corelli ancora presenti a S.Vittore sono: Florence Peter e Helen Erauy al femminile; Said Ennohi, Abdelaziz Mahfoudi, Luis Miguel Pereira, Ibrahim Sharaki, Fatah Kalem e Sami Bernini al maschile.
Nel frattempo sono state trasferite Joy Omorui nel carcere di Como, Debbi Pishans e Priscilla Lorence non si sa dove; si trovano invece sempre agli arresti domiciliari tanto Jaxad Zueniu che Lacine Kone.
Per tutte le donne e diversi uomini, eccetto senz’altro Sami, il termine della condanna per la rivolta è previsto in data 12 febbraio 2010.

Milano, gennaio 2010

http://www.autprol.org/