02/01/2010: Contratto TLC: riparliamone!
• Il contratto delle Telecomunicazioni sarebbe stato “approvato” dalla maggioranza dei lavoratori, ma dai dati diffusi dai sindacati solo 24.000 lavoratori su 150.000 avrebbero votato, cioè il “sì” avrebbe avuto la maggioranza su una modestissima minoranza.
La modalità di consultazione è stata diversa a seconda dell’azienda e del territorio, spesso nei luoghi di lavoro più grandi si è votato con l’urna, in altre sedi si sono alzate le mani, in dei casi il conteggio dei voti non è stato fatto “perché ad occhio aveva vinto il sì”. In altri casi è stato illustrato il testo senza votare, ma nei comunicati sindacali è risultato vincente il sì, in realtà come i piccoli call center non sono state fatte neppure le assemblee.
• Il testo contrattuale ha visto sostanzialmente recepire gran parte dei contenuti dell’accordo di riforma della contrattazione firmato solo da Cisl-Uil e tanto contrastato a parole dalla Cgil, ma che nella pratica di fatto inizia a digerirlo. Tant’è che i vertici Slc si sono prodigati per far sì che il contratto passasse producendo tanto di vademecum di spiegazione sulla bontà del testo per convincere gli adepti.
• Dove c’è stata possibilità di intervenire spiegando i punti critici (aumento salariale basso, inferiore al biennio precedente, allungamento della durata da 2 a 3 anni, una tantum divisa per livello, assenza di certezze circa il recupero delle differenze rispetto all’inflazione nei 3 anni, 2° livello di accesso nei call center, peggioramento delle normative su permessi e malattia, ecc.) spesso i lavoratori hanno bocciato il testo, oppure il voto è stato equilibrato, raramente la maggioranza a votato a favore.
In particolare l’aumento della durata a 3 anni unito all’assenza di meccanismi certi sui modi e i tempi del recupero delle differenze rispetto all’inflazione, pone seri dubbi sulla capacità del contratto di mantenere almeno inalterato il potere d’acquisto dei lavoratori delle TLC (è bene ricordare che in Europa da anni siamo il fanalino di coda!!).
Così come il 2° livello di accesso nei call center determina un aumento della precarietà salariale dei giovani lavoratori e il pericolo di precarietà occupazionale per i più anziani, aumentando la delocalizzazione e l’esternalizzazione, specie delle attività di call center.
In questa fase pensiamo sia necessario informare e chiarire bene che le aziende trattano diversamente i sindacati di base dagli altri sindacati, alla CUB fanno ostruzione negandoci spesso la trattenuta per l’iscrizione sindacale in busta paga, le assemblee in orario di lavoro e i permessi, questo lo scriviamo perché la maggioranza delle persone non lo sa. Per ottenere quelli che dovrebbero essere i diritti di ogni organizzazione dei lavoratori (sindacato) dobbiamo andare nei tribunali e ricorrere a dispendiose vertenze che portano via tempo e risorse economiche. Non sempre la legge è uguale per tutti e non è un caso: le aziende fanno così perché portiamo avanti una netta linea di tutela dei diritti dei lavoratori.
Uno dei punto centrali è il consenso dei lavoratori: Fino a quando la maggioranza continuerà a dare il mandato a Cgil-Cisl-Uil-Ugl con l’iscrizione, la situazione resterà negativa ed è destinata a peggiorare; perché questi sindacati sono concertativi a tutti i costi e troppo moderati nelle trattative. Per riappropriarsi dei propri diritti, rivendicando migliori condizioni (salariali e normative), è necessario che i lavoratori diano più forza ai sindacati di base, iscrivendosi e partecipando in prima persona alle iniziative.
Dicembre 2009
FLMUniti-CUB TLC - RSU A.L.Cobas Telecare
http://www.autprol.org/