25/11/2009: Appello nazionale 12 dicembre
Nelle righe sottostanti abbiamo provato a riassumere alcuni concetti fondamentali per la costruzione di alcune parole d'ordine da inserire in un manifesto comune che possa contenere i percorsi che le realtà stanno costruendo intorno alla data del 12 dicembre. Quest'appello vuole essere uno spunto di riflessione iniziale necessario per ragionare su una strategia comune di risposta all'attacco che la repressione e i suoi agenti stanno mettendo in campo. Ovviamente questo manifesto dovrà integrarsi con i percorsi specifici legati al 12 dicembre che le realtà hanno portato avanti nelle diverse città e a seconda dei ragionamenti specifici.
L’evidente impossibilità di uscire rapidamente dalla crisi economica e la non volontà di dare risposte alle esigenze sociali sempre più diffuse e stringenti, porta i padroni a rendere sfacciato il volto brutale e repressivo dello Stato.
Si assiste ad un proliferare di teorie repressive (tolleranza zero, "broken windows") che i vari Stati e Governi di turno si preoccupano di codificare.
In una fase di crisi come quella attuale l’esigenza di costruire paradigmi ossessivi di controllo diviene sempre più improrogabile.
In quest’ottica inquadriamo l’approvazione di leggi schiettamente reazionarie, nel tentativo di realizzare una ridefinizione dei rapporti sociali. Il pacchetto sicurezza, unitamente ad una vera e propria strategia della paura, costituisce uno dei principali capisaldi del disegno strategico repressivo.
Sarebbe impossibile riuscire a elencare tutti gli avvenimenti degli ultimi tempi.
Possiamo cercare però di individuare delle tendenze di carattere generale che partono dal continuo ricatto e il controllo sui posti di lavoro e arrivano fino al proliferare di accuse per reati associativi.
L’attacco sferrato dallo Stato nel tentativo di restringere gli spazi di agibilità è sempre più evidente. Ne è prova anche la sempre più diffusa linea repressiva di sgombero dei posti occupati che sembra prendere piede in numerose città italiane (in primis Catania, Roma e Torino). Se a questo si aggiunge l’ondata repressiva abbattutasi sugli antifascisti toscani e veronesi, sugli studenti milanesi, sui compagni romani, catanesi, parmensi o le pesantissime condanne ai manifestanti per il G8 di Genova (ovviamente solo per citare i casi più noti), si percepisce nitidamente la necessità di una riflessione in grado di uscire dagli ambiti locali.
Ultimo terminale di questa strategia repressiva è il foraggiamento (politico ed economico) di gruppi e gruppuscoli di neofascisti, gettati nelle nostre strade, nei quartieri, nelle facoltà e nelle fabbriche - come accaduto recentemente agli operai dell'Eutelia, attaccati dai fascisti durante l'occupazione della loro fabbrica - con il compito di sempre: ostacolare lo sviluppo di prospettive antisistemiche. Oggi come ieri, al tempo delle “stragi di stato”, i fascisti cercano di saldare lo squadrismo di sempre con l'attività di servizio ai nuovi paradigmi delle politiche securitarie: i soggetti deboli sono altrettante figure su cui proiettare la rabbia sociale in tempo di crisi per distoglierla dai veri responsabili della crisi stessa. La dose di populismo ribellistico camuffa a malapena la strategia reazionaria in difesa dei poteri forti e dei grandi interessi economici. Un'attività che spesso si traduce in violenza diretta contro gli ultimi e contro i movimenti sociali!
La reattività dimostrata dai compagni in tutta Italia sulla questione dimostra come, sempre più, il problema dei fascisti si pone con urgenza.
Crediamo perciò necessario provare a costruire un dibattito che dia la possibilità di rilanciare, nelle varie città, la data del 12 dicembre. C’è la necessità di dare un segnale forte di unità in difesa delle nostre lotte e contro il fascismo, il razzismo, il sessismo e l’omofobia.
Pensiamo che questa data possa essere utile anche per dare respiro a riflessioni più ampie che partendo dalle stragi e da Pinelli, arrivino fino a Stefano Cucchi e ai fatti del San Paolo di Milano. Una riflessione, in breve, sulla repressione, sull’antifascismo e sulla capacità dello Stato di assolvere se stesso.
Lanciamo un appello a tutte le realtà politiche affinché si riescano ad individuare delle parole d’ordine condivise, semplici, immediate, ma in grado di unire e di dare una risposta non più frammentaria all’attacco contro i movimenti. E a costruire un percorso comune verso il 12 dicembre.
- Contro l'impunità dello Stato e dei suoi agenti. Da Pinelli a Carlo, arrivando a Federico Aldovrandi e Stefano Cucchi: gli omicidi di Stato non fermeranno le nostre lotte e alimentano solo la nostra rabbia!
- La strategia repressiva a livello europeo colpisce ogni aspetto delle vite e delle lotte. L'attacco investe immigrati, lavoratori, studenti, precari e disoccupati utilizzando sia gli strumenti offerti dal pacchetto sicurezza, sia attraverso campagne tese alla criminalizzazione e all'isolamento di chi ogni giorno lotta. Contro la repressione l'unica risposta reale è l’unità!
- Le riforme dell'istruzione e del mercato del lavoro, le leggi anti-immigrazione e la distruzione dello stato sociale sono il piano generale su cui si muove l'attacco. E' necessario rispondere uniti contro chi sfrutta ed opprime.
- Fermiamo l’ondata repressiva e securitaria. Blocchiamo l’insediamento dei neofascisti nelle nostre città.
Lo Stato li assolve, i padroni li sostengono. Oggi più che mai l'antifascismo non può essere delegato!
- Gli spazi occupati, gli spazi restituiti alla popolazione nelle città, nei quartieri, nelle università sono il primo obiettivo: sgomberi, intimidazioni e minacce sono all'ordine del giorno. Ma gli spazi occupati non si toccano: la resistenza continua!
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