11/11/2009: Trento: sgomberi, denunce e fogli di via non fermano le lotte


Venerdì 6 novembre, all’alba, una ventina di anarchici ha occupato di nuovo L’Assillo di via Manzoni, sgomberato il 15 ottobre scorso. Verso le 10 la polizia faceva irruzione sfondando le porte. I compagni riuscivano a salire sul tetto. Poliziotti e carabinieri hanno cominciato a spaccare le tegole sotto i piedi dei compagni, minacciando di arrestare e sprangare tutti quanti. La pronta risposta degli occupanti – a cui si è aggiunta, via via, la presenza di una quarantina di solidali sotto l’edificio – ha spinto gli sbirri a più miti consigli. Intanto arrivavano altri poliziotti, carabinieri e vigili del fuoco. Verso le 14,30 gli anarchici sono scesi dal tetto, avendo ottenuto di essere identificati sul posto e non portati in questura né tanto meno arrestati. Il giorno dopo ci sarebbe stato il corteo: i dirigenti della polizia hanno fatto due conti.
Diversi dei compagni sgomberati erano già stati colpiti dal foglio di via per tre anni da Trento.

Sabato 7 si è svolta la manifestazione in difesa degli spazi occupati e contro i fogli di via (nel frattempo arrivati a quota 23). Dopo aver ribadito che la repressione non ferma le lotte e dopo che i banditi hanno bruciato in piazza una gigantografia del foglio di via, il corteo ha attraversato la città. Scritte, mascherine murali, manifesti affissi, tutte le banche e le sedi istituzionali imbrattate di vernice e le telecamere oscurate hanno portato, come promesso, l’Assillo in movimento. Vari gli interventi (sul decreto sicurezza, sul carcere, sugli assassinî di Stato, sugli spazi autogestiti che rifiutano ogni mediazione con il potere...). La sede della Lega Nord ci ha rimesso qualche vetro e dovrà cambiare la bandiera infame. Verso la fine, un bancomat è esploso dalla rabbia.

Nei giorni successivi si è scatenata la canea mediatica e politica. Alcuni leghisti hanno dichiarato di essere stati picchiati (come Alessandro Savoi, esponente provinciale padano, noto, tra l’altro, per aver recentemente dichiarato durante una seduta consiliare “Più Rum e meno Rom”). La Lega ha già inviato un dossier a Maroni e pretende che gli anarchici vengano arrestati. Il sindaco di Trento, Andreatta, chiede la convocazione di un Comitato di ordine pubblico, auspica il pugno di ferro e ipotizza di vietare i cortei in centro. Il questore Caldarola vaneggia accuse di devastazione ai danni dei manifestanti. Un comunicato unitario di CGIL, CISL e UIL esprime solidarietà “ai politici colpiti”. Il procuratore Dragone parla di applicare la misura della sorveglianza speciale a diversi anarchici. Ma le dichiarazioni più grottesche, e oscene, le ha fatte forse il presidente delle Acli Arrigo Dalfovo: “Le Acli sono contro ogni forma di autoritarismo e di fascismo e per questo rivolgiamo tutta la nostra solidarietà agli amici della Lega”.
Come sempre, di fronte al dissenso reale e non platonico l’ordine capitalista si compatta al di là delle differenze formali dei suoi schieramenti. Quanto alla cosiddetta opinione pubblica, soprattutto in quest’epoca in cui la società civile è stata pressoché compiutamente liquidata, essa è un dispositivo retorico di prevenzione e repressione: è il sistema che dice cosa pensa di se stesso.
Il presidente della Provincia di Trento, Dellai (l’uomo del TAV, dell’inceneritore, della base militare di Mattarello, degli impianti di risalita...) ha dichiarato, riferendosi agli anarchici, “Impacchettateli e portateli via”. I compagni fanno paura non tanto per l’attività che già svolgono, ma per il contributo di autorganizzazione e di azione diretta che potrebbero dare in futuro, quando i nodi di questi progetti devastanti arriveranno al pettine.
Al corteo hanno partecipato circa 200 persone, per la maggior parte di Trento, Rovereto e dintorni. Al di là dei numeri, la partecipazione è stata attiva e determinata.
Insomma, l’assillo continua. Banditi ovunque.

anarchici di Trento e Rovereto

Di seguito riportiamo il testo letto al corteo sulla violazione pubblica del foglio di via

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Quello che abbiamo da dire è molto semplice: “NO”.

Non accettiamo che un questore, in base ad una legge che affonda le sue radici in un regio decreto del 1931, ci vieti per tre anni di mettere piede nella città di Trento.
Non l’accettiamo per noi – perché questo provvedimento fascista ha lo scopo di impedirci di partecipare alle lotte – e non l’accettiamo perché vediamo in esso un avvertimento per tutti: se sei “insofferente alle leggi”, se vieni definito “pericoloso per la sicurezza pubblica” o “incline alla devianza” da un qualche questore, anche in assenza di processo e persino di reati, puoi essere allontanato, cacciato, bandito. È chiaro che qui si sperimenta una “misura di prevenzione” (come si chiamava durante il Ventennio e come si chiama tutt’ora) che potrebbe essere applicata a chiunque protesti, lotti o semplicemente abbia un modo di vivere non conforme ai desideri della polizia.
Secondo il questore Caldarola gli unici “validi interessi” per frequentare una città sono l’avervi residenza o lo svolgervi un’attività lavorativa. Tutto il resto non appartiene alla vita – nemmeno frequentare una scuola, dal momento che due ragazzi colpiti dal foglio di via vanno alle superiori a Trento.
Per questo abbiamo scritto che la città che lorsignori vorrebbero è una città morta, una città di fantasmi che producono e consumano.
Devi startene a casa o andare a lavorare. E basta.
Se non hai i documenti in regola, non hai un contratto di lavoro, non hai una casa, ti espello – come succede quotidianamente a decine, a centinaia di immigrati in tutta Italia.
Tutto ciò si collega a quell’ideologia della sicurezza in nome della quale in Trentino si emanano ordinanze contro i mendicanti e altrove già si vietano le manifestazioni in centro, gli assembramenti in piazza o addirittura il fatto di sedersi su qualche monumento.
A Trento si è parlato ultimamente persino di togliere le panchine dai parchi dove sovversivamente e oziosamente stazionano giovani, lettori sospetti, immigrati. Costoro non hanno una casa o un lavoro? Vogliono vivere per strada, mentre gli onesti cittadini, dai ventri sazi e gli sguardi obliqui, stanno a casa a guardare la TV? Inaccettabile.
Questa marea montante – che giunge da centrodestra come da centrosinistra – ha come nemico la vita, la vita irriducibile all’economia, al controllo, al potere.

Sicuri, signori cittadini?
Mentre l’unica sicurezza che si difende e si presidia – anche con l’esercito – è quella delle casseforti, si attaccano ora le fasce più deboli ma la mannaia liberticida è destinata ad allargarsi: oggi è l’immigrato, il mendicante, l’occupante di case, ma a breve sarà lo scioperante, il manifestante che si difende da un inceneritore, dal TAV, da una base militare...
Anche in altre epoche tanti pensavano che la tempesta avrebbe risparmiato il tepore delle loro case, ma non è andata esattamente così.
Per quanto ci riguarda, il questore Caldarola può emettere tutti i fogli di via che vuole: qui siamo e qui restiamo. A vivere, a resistere, ad attaccare.
Banditi, certo, contro una banda di padroni e di sgherri che vogliono fare della società un deserto climatizzato.
Un foglio di via è un pezzo di carta e la carta brucia.

anarchici banditi

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