11/11/2009: UN SITO DI SOSTEGNO A MARCO CAMENISCH
Marco Camenisch nasce il 21 gennaio 1952 in Svizzera, a Schiers, un paese nelle Alpi Retiche nel cantone Grigioni. All’inizio del 1980 Marco viene arrestato per due attacchi dinamitardi: a un traliccio della linea ad alta tensione della società elettrica NOK (una delle grandi società che gestivano le centrali nucleari dislocate sul territorio svizzero) e ai trasformatori e piloni della centrale di smistamento della corrente Sarelli.
La dura condanna di dieci anni di detenzione rappresenta la sua profonda comprensione della posta in gioco: l’ecocidio attuato dall’industria energetica stessa come parte della distruttività del sistema di dominio che costituiva uno degli obiettivi della sua lotta.
In dicembre 1981 Marco insieme a cinque detenuti evade dal carcere di Regensdorf. La lunga latitanza di dieci anni è interrotta il 5 novembre 1991 da un banale controllo di documenti in Toscana nella provincia di Massa. La stupida reazione di un carabiniere alla sua pistola sfoderata innesca una sparatoria, rimane ferito un carabiniere e Marco ferito alle gambe, impossibilitato a fuggire, viene arrestato.
Arriva la pesante condanna a 12 anni per lesioni aggravate e per un attacco dinamitardo ad un traliccio dell’alta tensione della linea La Spezia-Acciaiolo che trasportava l’energia prodotta dal nucleare francese. Condanna che verrà scontata quasi tutta (11 anni) in attesa dell’estradizione in Svizzera.
Nel maggio 2002 inizia la resa dei conti… il processo sviluppato in pieno stile inquisitorio per esorcizzare la lotta di Marco, il suo mancato pentimento e la sua determinata non sottomissione. In violazione (nel caso specifico) del loro stesso codice penale viene condannato a diciassette anni con l’accusa dell’uccisione del poliziotto della dogana Kurt Moser avvenuta nel 1989 a Brusio. Con questa sentenza i signori dell’atomo e i loro complici hanno voluto chiudere il conto con Marco Camenisch, con una carcerazione (insieme ai dieci anni inflitti nel 1981 e gli 11 già scontati in Italia) complessiva di 39 anni che come possibilità di liberazione anticipata supera l’ergastolo.
In marzo 2007 la pena deve essere ridotta al massimo giuridico (nel caso specifico) di 8 anni, il fine pena è a maggio 2018.
Anche se in carcere, Marco non ha mai smesso di lottare e di trasmettere la necessità di opporsi a questo sistema di dominio, un sistema che lo vorrebbe vedere piegato e che vorrebbe stroncare ogni sentire e pratica di lotta.
In tutti questi anni si è tessuto un filo di forti affetti, solidarietà, vicinanza… Intorno a Marco si sono avvicinate e mobilitate diverse e numerose realtà e situazioni, non solo in Italia, ma anche a livello internazionale, con una moltitudine d’iniziative e momenti solidali. Tante compagne e compagni che lo hanno conosciuto non solo per affinità di pensiero ma anche come amico, fratello, compagni di vita, condividendo gioie e momenti difficili.
Un filo che se anche ora sembra allentato non si potrà mai spezzare, un filo che potrà solo ritessere nuovi legami e nuove forze.
In questi anni Marco è sempre stato accanto a noi, anche se fisicamente separati la sua presenza all’interno delle lotte è viva. La usa voce, il suo pensiero, il suo continuo importante lavoro di traduzioni, i suoi tanti contributi e scioperi della fame solidali che trasmettono solidarietà scevra da qualsiasi chiusura ideologica e dogmatismo, con una rete di comunicazione e solidarietà pratica con prigionieri rivoluzionari in quasi tutto il mondo.
I suoi numerosi scritti hanno contribuito, e continuano a farlo, alla crescita e al rafforzamento di un percorso di lotta contro ogni forma di oppressione e sfruttamento, in difesa della Terra e di tutti gli esseri viventi.
Un compagno mai arreso e rassegnato alla sua prigionia e all’avanzamento di questo sistema di dominio, senza rinnegare il suo percorso rivoluzionario, procedendo con una coerenza e limpidezza di pensiero e di spirito, con una grandezza di cuore, qualità così rare in un’epoca di povertà di rapporti umani e spessore politico.
Ed è proprio tutto questo che il potere vuole stroncare, la sua identità anarchica verde mai piegata, gli affetti e tutta la vasta rete di contatti e relazioni a livello internazionale con innumerevoli e diverse situazioni di lotta che si è creata attorno a lui.
Il prezzo durissimo che Marco ha pagato in tutti questi anni e sta continuando a pagare, è il prezzo che in tutte le galere del mondo stanno pagando i prigionieri rivoluzionari che conservano il coraggio di lottare.
Si rende urgente e necessario stringersi ancora una volta intorno a lui, raccogliere le forze con la consapevolezza che ancora una volta sarà solo un’ampia mobilitazione internazionale che potrà fare la differenza, invertendo quel tracciato di annientamento che il sistema non solo svizzero ha deciso.
Per questo abbiamo realizzato un sito Internet, per dare voce al pensiero e alla lotta di un ribelle mai domato e per seguire da vicino la sua situazione, in vista di una mobilitazione internazionale solidale nei suoi confronti.
Marco deve uscire dalla galera! E rivendicare Marco libero di nuovo in mezzo a noi, dopo trent'anni è ancora continuare a lottare contro lo sfruttamento sull’animale umano, sugli altri animali e sulla natura.
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