06/11/2009: OMICIDI DI STATO, IL PROLETARIATO PIANGE I SUOI MORTI, NON QUELLI DI CHI LO SFRUTTA!


Ieri sera, Diana Blefari Melazzi, è morta nella sua cella di isolamento del carcere di Rebibbia a Roma, a poche ore dalla notifica della conferma della Cassazione dell’ergastolo che lo scorso 9 gennaio la Corte di assise di appello di Bologna le aveva inflitto per concorso nell’omicidio Biagi. La responsabilità della sua morte ricade interamente sullo Stato italiano, sulla banda Berlusconi, sui dirigenti dell’amministrazione penitenziaria, su quei giudici di sorveglianza che hanno volutamente infierito su di lei rinnovandole per ben tre volte il regime di 41bis, nonostante il gravissimo ed evidente stato di devastazione psichica nel quale essa era sprofondata da oltre tre anni, permettendo il suo trasferimento in un carcere ordinario solo con estremo ritardo e non autorizzando mai la sua scarcerazione per motivi di salute.
La politica carceraria del nostro civile paese, che ricorre a forme di detenzione quali il 41bis, che altro non è che una forma di tortura, ha raggiunto purtroppo ancora una volta il suo reale obiettivo: l’annientamento fino alle estreme conseguenze del prigioniero politico.
“L’omicidio-suicidio” di Diana Blefari Melazzi rappresenta chiaramente la vendetta dello Stato contro chi combatte il suo sistema di sfruttamento. L’accanimento mostrato nei confronti di questa prigioniera pone la civile Italia sullo stesso piano di paesi dei quali essa ipocritamente denuncia la barbarie repressiva.
Governo pontificio e banda Berlusconi che gridano alla mancanza di democrazia, alla violazione dei diritti umani, all’uso strumentale della giustizia ogni qualvolta questo serva a favorire i propri interessi e quelli del manipolo di parassiti che essi rappresentano, sempre in nome della civiltà esportano e sostengono guerre di rapina in Afghanistan, in Iraq, in Palestina, innalzano ad eroi i propri mercenari, premiano ed assolvono macellai alla Gratteri, spianano la strada a quei giudici che, emettendo sentenze già scritte, fanno carta straccia della libertà di espressione, di critica politica, del diritto delle masse a resistere all’arbitrio poliziesco e alla violazione da parte delle istituzioni delle stesse leggi costituzionali.
Denunciamo oggi con fermezza l’omicidio della prigioniera politica Diana Blefari Melazzi, assieme a quelli di alcuni soltanto tra i giovani, gli immigrati e gli antagonisti, morti assassinati dopo fermi di polizia o nelle celle di un carcere a testimonianza di una spinta sempre maggiore alla mobilitazione reazionaria, dell’adozione di una linea politica sempre più incline alla discriminazione sociale e razziale e di una repressione sempre più ampia e diffusa, di un sistema in putrefazione che è lecito e necessario cambiare!
Vogliamo ricordare, assieme a Diana, Marcello Lonzi, morto nel 2003 all'interno del carcere di Livorno, Federico Aldovrandi, massacrato di botte nel 2005 dai poliziotti di una volante, Aldo Bianzino, morto nel 2007 nel carcere di Perugia, Stefano Brunetti, arrestato ad Anzio l'8 settembre 2008 e deceduto in ospedale il giorno dopo, l’anarchico Francesco Mastrogiovanni, morto durante il ricovero coatto seguito all’arresto, Sorin Calin, rumeno, deceduto ad ottobre nella caserma dei carabinieri di Montecatini Terme, Stefano Cucchi morto il 22 ottobre scorso nella struttura penitenziaria dell'ospedale Sandro Pertini a Roma, oltre ai quattro morti sul lavoro al giorno, ai disperati che annegano nei nostri mari e a tutte le altre vittime di questo barbaro sistema, di cui non conosciamo neppure il nome.
Rivolgiamo un appello al movimento di resistenza, a chi lotta contro la repressione e per la solidarietà di classe con i prigionieri politici, ai sinceri democratici che aspirano ad un mondo di reale giustizia e libertà ad unirsi in fronte di lotta, a contribuire alla costruzione e al sostegno delle organizzazioni di massa indipendenti del proletariato, a lottare insieme per la costituzione di quel governo di emergenza popolare che ponendo concretamente un argine agli effetti devastanti della crisi, segni il passo per il superamento successivo di questo barbaro sistema sociale arrivato ormai al suo capolinea.

Il proletariato piange i suoi morti, non quelli di chi lo sfrutta!
No al 41bis, libertà per i prigionieri rivoluzionari!
Contro la barbarie del capitalismo, blocco popolare per il socialismo!

Lunedì 2 novembre 2009
Associazione Solidarietà Proletaria (ASP)
CP 380, 80133 Napoli – Italia

info@solidarietaproletaria.org
http://www.solidarietaproletaria.org


http://www.autprol.org/