02/11/2009: CIE di Torino: Isolamento, perquise e trasferimenti
A causa di un malinteso tra alcuni reclusi dell’area blu del Cie di corso Brunelleschi a Torino, malinteso che sabato sera è degenerato poi in un alterco, un recluso è stato messo in isolamento. Domenica non solo il malinteso si è risolto, ma addirittura i reclusi hanno firmato una petizione per chiedere il ritorno del loro compagno di cella. Ma niente da fare: è domenica, e l’ufficio immigrazione all’interno del Cie è chiuso, e i crocerossini dicono che bisogna aspettare che riapra. Nel frattempo, il recluso in isolamento ha ingoiato dei chiodi e dello shampoo, ha vomitato, e alla fine lo portano in ospedale. Peccato che fino a un momento prima medici e crocerossini si fossero rifiutati perfino di pulire il vomito, pur passando molto spesso a trovare il recluso in isolamento. Non per vedere come stava, ma per ricattarlo: “ritira la denuncia contro gli Alpini e ti rimandiamo in sezione”, “ritira la denuncia contro gli Alpini e ti curiamo quel dente che ti hanno spaccato”. Perché il recluso in isolamento è Mimì, e il litigio è solo una scusa per metterlo in isolamento, per punirlo per la sua determinazione ad ottenere giustizia, e la libertà, che ormai è di dominio pubblico. Dall’ospedale, Mimì accetta di essere riportato al Centro, a patto di essere rimesso in sezione con gli altri, e ottiene ciò per cui ha lottato.
All’alba del giorno dopo, lunedì, cinque reclusi vengono svegliati dai poliziotti che comunicano loro che saranno trasferiti in un altro centro. Non sappiamo se sia vero o una scusa per espelleri, ma vale la pena di notare che almeno tre di questi cinque sono in sciopero della fame da diversi giorni. Nel frattempo, una cinquantina di poliziotti ha effettuato una perquisizione nelle sezioni, pare senza trovare nulla di significativo.
2 novembre 2009
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