02/11/2009: Lettera dal carcere di Caltanissetta


Carissimi compagni, vi informo che mi trovo in Sicilia appoggiato nel carcere di Caltanissetta per il processo che devo fare a Catania. Sono due udienze, una il 20 e una il 26 corrente mese (ottobre).
Non mi hanno portato a Brucoli perché c’è un’ordinanza ministeriale, così mi è stato detto, in quanto a Brucoli ci sono state delle manifestazioni per migliorare la condizione interna. Dopo la chiusura del carcere di Catania di piazza Lanza [il vecchio giudiziario in centro città, ndr], da lì tanti carcerati sono stati portati in varie carceri della Sicilia, molti, nelle carceri di Brucoli e Augusta.
Spero tanto che vi giunga questo scritto poiché qui la situazione è molto complicata, ci sono tanti problemi, soprattutto per noi AS1. Qui siamo in due, isolati, nella stessa sezione dove si trovano altri classificati come noi.
Io, come l’altro compagno ci troviamo in celle singole e ci fanno fare il passeggio da soli. Nella stessa situazione si trovano altri due compagni sottoposti al 14-bis. Di conseguenza, l’aria non è più di 60 minuti ciascuno. Fanno di tutto affinché altri compagni non si avvicinino a noi, anche solo per salutarci e dimostrare la loro solidarietà. Tentano ma non riescono ad isolarci. Gli altri compagni con tutte le forze e tanta volontà riescono a tenere i contatti con noi, lo stesso facciamo noi.
Qui non esiste nessuna attività ricreativa, sportiva. Sono tenuti chiusi, in 4-5 in una cella, 20 ore al giorno. Insomma non esiste la benché minima libertà. Il regime a cui siamo sottoposti è molto rigido. Ci viene proibita ogni cosa necessaria capace di alleviare le sofferenze che questo posto comporta.
Qui è molto difficile organizzare qualcosa in quanto la maggior parte dei carcerati è solo appoggiata per i processi, quindi è interessata ai colloqui, come anche me; quelli del luogo sono minacciati di trasferimento e quindi non possono partecipare…
La solidarietà è la sola cosa importante che aiuta a lottare, che sostiene tutti quelli che si trovano in questi posti di sofferenza.
La vicinanza dei compagni non ci fa sentire mai soli.
Con questo vi saluto e invio un saluto a pugno chiuso.
Un abbraccio a tutti e tutte, Antonino

Caltanissetta, 9 ottobre 2009

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