30/10/2009: Lettera di Gianfranco dal carcere Genova
Desidero dire alcune cose sul contesto in cui avvennero i fatti oggetto di questo processo.
Com'è noto, in quei giorni morì l'operaio Enrico Formenti, lavorando nel porto di Genova.
Non fu il primo, a morire in quelle condizioni, e nemmeno l'ultimo. Per l'esattezza, fu il trentesimo in dieci anni.
Bisogna dire che queste morti sul lavoro non sono incidenti, sono omicidi. Perchè quando uno deve lavorare in fretta, magari per più di un turno di seguito e non in condizioni di sicurezza, prima o poi l'incidente capita. E' solo questione di tempo.
Mandanti di questi omicidi sono i padroni, movente il profitto o, come viene chiamato, la logica della produttività.
Ma la logica della produttività è l'essenza stassa del sistema economico e sociale in cui viviamo.
Questo significa che finchè vivremo nel capitalismo, la sicurezza sul lavoro ce la possiamo scordare!
In occasione delle morti precedenti a quella di Formenti, non vi furono particolari reazioni da parte deg li altri operai. In alcuni casi addirittura essi furono costretti a finire il lavoro a fianco al cadavere coperto da un lenzuolo.
In questa occasione invece i portuali hanno detto basta, deciso di chiamare altri lavoratori ed insieme bloccare il porto e le strade circostanti.
Certamente, facendo ciò si è recato disagio ai cittadini, ma le ragioni venivano spiegate e, bisogna dire, la maggior parte della gente ha capito.
Se poi, in un contesto del genere, arriva uno sgommando in BMW e, con fare arrogante, pretende di passare ugualmente forzando il blocco e addirittura urta con il paraurti uno dei manifestanti, beh, secondo me se l'è cavata fin troppo a buon mercato!
Ma, tornando alla questione principale, se la logica della produttività è l'essenza stessa del capitalismo, cosa possono fare i lavoratori per difendersi?
Nel lungo periodo, occorre lavorare per costruire quella forza collettiva capace di ribaltare gli attuali rapporti di forza tra le classi.
Nell'immediato, poichè si vive tutti i giorni, (e purtroppo tutti i giorni si muore di lavoro), dal momento che i padroni sono sensibili solo al loro portafoglio, ogni volta che succede un incidente del genere bisogna fare pagare loro un prezzo maggiore di quanto spenderebbero investendo in prevenzione.
Certo, ciò porta ritorsioni e repressione, ma non c'è alternativa.
Perchè non saranno mai i padroni di loro spontanea volontà, a darci la sicurezza sul lavoro, nè gli addetti alla sicurezza, le commissioni, i sindacati o i giudici, ma soltanto la nostra lotta.
Gianfranco Zoja
http://www.autprol.org/