20/10/2009: Lotte contro lo sfruttamento in Germania


Azione di protesta nell’Agenzia del Lavoro di Mannheim

Oggi, giovedì 6 agosto verso le 17 è stata simbolicamente interrotta con un’azione di protesta compiuta da 20 persone l’attività dell’Agenzia del Lavoro collocata nel centro città di Mannheim. L’iniziativa ha voluto attirare l’attenzione sul ruolo di queste agenzie nell’istituzione del lavoro forzato. Sono stati distribuiti volantini titolati “Difendetevi dall’abbattimento dello stato sociale e dalle angherie della burocrazia”, ben accolti tanto dalle persone presenti in cerca di lavoro che dagli impiegati. Dalle finestre del piano più alto è stato srotolato uno striscione e interrotta la quotidiana attività dell’Agenzia con il lancio di coriandoli, con i fischietti. Soltanto alcuni impiegati hanno reagito in modo aggressivo. Una guardia ed uno di questi impiegati hanno tentato di impedire con la violenza fisica l’impiego del megafono. Hanno così colpito al viso il compagno che paralava, lo hanno spinto in un angolo nel tentativo di arrestarlo. Ciò nonostante la protesta è stata portata a termine e le compagne e i compagni che l’avevano compiuta sono riusciti a tagliare la corda prima dell’arrivo della polizia.

Bilancio: si è potuto vedere che le quotidiane angherie nelle Agenzie del Lavoro e nei Job Center di Mannheim possono essere ostacolate e che l’Agenzia del Lavoro, come istituzione, è elevata ad esempio nell’abbruttimento dei rapporti di lavoro. Con il passare del tempo prende forma la resistenza contro le attuali strategie capitalistiche anticrisi e l’istituzionalizzazione dei conflitti sociali nel periodo elettorale. Un’altra possibilità di portare sulle strade la protesta è data dalla manifestazione, appunto contro l’uso della crisi per peggiorare le condizioni di vita e di lavoro di lavoratrici e lavoratori, organizzata per il 17 settembre, proprio alla vigilia delle elezioni politiche che si terranno il 26 (settembre).

Segue il testo del volantino:

Lavoratrici e lavoratori,
la situazione sociale attuale e l’avanzante abbattimento dello stato sociale, per noi sono insopportabili. Non siamo disposti ad accettare altri attacchi alle nostre condizioni di vita.
Attraverso Hartz IV [un complesso di leggi varato 3 anni fa, da un governo verde-socialdemocratico, che hanno peggiorato il mercato del lavoro, tagliato i sussidi a favore dei redditi più bassi, NdT] lo stato borghese determina condizioni di lavoro e di vita precarie. Nei Job Center e nelle Agenzie del Lavoro, quindi anche qui, quelle leggi vengono convertite in misure pratiche.
L’estensione della vita lavorativa a 67 anni unita al rifiuto della politica dominante di stabilire un salario minimo legale adeguatamente proporzionato, mette in mostra che dall’abbattimento dello stato sociale non sono colpiti soltanto i salariati disoccupati, ma che l’attacco riguarda i salariati in generale. Non lasciamo che ci dividano in occupati e senza-lavoro! Noi abbiamo scopi e interessi comuni per i quali dobbiamo lottare insieme! Proprio nei tempi di crisi vengono ridefiniti i rapporti di forza sociali e politici. Il pacchetto di aiuti, svariate centinaia di miliardi di euro, stabilito a favore delle banche spossate, chiarisce quali interessi persegue la politica dei partiti borghesi. I rapporti capitalistici di proprietà e di produzione sono considerati inviolabili e senza alternativa.
Invece proprio quei rapporti sono da criticare e attaccare! Non vogliamo più rimanere inerti di fronte alla ripartizione della ricchezza dal basso verso l’alto portata avanti da anni. Non siamo disposti a condividere le misure dei partiti borghesi dirette a salvare le banche e la finanza!
Dopo le elezioni cercheranno di fare incasso, con le tasse e altri carichi imposti ai salariati, per i debiti fatti adesso.
In ogni caso non siamo disposti ad orientare la nostra vita e il nostro lavoro secondo i principi della concorrenza e della costrizione! Ci poniamo piuttosto sulla solidarietà e l’aiuto reciproco.
Vogliamo un lavoro dignitoso per tutti.
Questo significa: basta con la legge Hartz IV!
Basta con i posti di lavoro da 1 euro!
Vogliamo un accorciamento radicale del tempo di lavoro. Lottiamo insieme contro lo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori! Unitevi a noi! Sostenete la lotta anticapitalista. (…)

Action is, 6 agosto 2009
da de.indymedia.org/2009/08/257662.shtml

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Protesta contro i tagli al lavoro giovanile

A Berlino sono in programma massicci tagli della spesa sociale; solo a Berlino centro verranno soppressi 3,3 milioni di euro, di cui 800.000 riguardano iniziative libere. Questo significherà la quasi fine del lavoro con i bambini e giovanile.
Giovedì 6 agosto i membri del Commissione di aiuto ai giovani di Berlino centro, circa un centinaio di operatrici e operatori sociali nel campo dei giovani, hanno protestato contro i tagli nel loro settore pianificati dal Comune.
I tagli previsti comportano causeranno il licenziamento di 30 operatrici-operatori sociali e la massiccia chiusura di centri di tempo libero per i giovani. In opposizione a queste previsioni sta muovendosi una resistenza sostenuta dalla parola d’ordine “Lega per salvare il lavoro in centro città con i bambini e con i giovani”. Per giovedì la Lega ha organizzato la prima azione pubblica davanti alla sede dell’Aiuto ai giovani. Alla protesta hanno preso parte cento lavoratori-lavoratrici sociali con manifesti dipinti, striscioni, tamburi e altre azioni creative contro la politica dei tagli. Su un cartello era scritto: “Nessun abbattimento di centri per i bambini e per i giovani”, su un altro “Perché vi devo votare?” e ancora “Qui il lavoro con i giovani è fermo”, Giù le mani dalla nostra associazione”, “Noi abbiamo bisogno della scuola giardino di Berlino-Moabit” (proprio il centro, lì si trova anche il carcere storico, appunto di Moabit, ndt). I cori dei bambini sono risuonati assieme ai rulli dei tamburi. Una dozzina di manifestanti è entrata nella sala di riunione della Commissione, sono riusciti a comunicare attraverso il microfono le richieste. L’azione in generale ha avuto successo perché è riuscita a mobilitare bambini e giovani, e durante il periodo delle ferie estive.
I tagli non colpiscono solo Berlino centro, ma anche i quartieri periferici come Kreuzberg. Qui è stata annunciata la cancellazione di 50 centri per il tempo libero dei bambini e dei giovani…

Krischan, 8 agosto 2009
da de.indymedia.org/2009/08/257717.shtml

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Sciopero politico e sindacati (nella RFT)

Il sindacato edilizia, agricoltura e ambiente [Industriegewerkshaft Agrar Umwelt Bauen, IG BAU] è il primo fra i sindacati collegati alla confederazione tedesca dei sindacati [Deutscher Gewerkschaftsbund, DGB] ad aver assunto il mezzo di lotta dello sciopero politico nel proprio statuto.
Oggi il sindacato IG BAU ha approvato nei lavori del proprio congresso in corso a Berlino lo sciopero politico come mezzo di lotta. Il fatto è rilevante, poiché in Germania, da circa 70 anni, questo è il primo sindacato che riafferma una simile posizione. I delegati al congresso oggi hanno votato quasi all’unanimità la riappropriazione dello sciopero politico (accanto al normale sciopero riguardante la lotta salariale); il tutto si è svolto con il voto contrario della presidenza. Questo è un buonissimo segnale giunto al momento giusto… adesso gli altri sindacati DGB devono solo seguirne la scia. Oltre a ciò, naturalmente, uno sciopero politico deve anche essere fatto e non soltanto promosso e assunto nello statuto.

Altre considerazioni: L’IG BAU non si è limitata ad “assumere nel proprio statuto lo sciopero politico”. Ha deciso molto di più, per esempio di intervenire affinché nella RFT alcune regole vengano legalizzate con il fine di legalizzare uno sciopero politico. Ciò non è niente di più di un appello floscio, per scuotere (influenzare) il legislatore, per modificare il diritto vigente. Nella RFT lo sciopero politico è vietato e ogni sindacato DGB farà il diavolo a quattro per non assumerlo nel proprio statuto in rottura con le leggi vigenti, ancor più per metterlo in pratica. Questa dell’IG BAU è stata soltanto una dichiarazione di volontà da affermare contro la volontà della presidenza, e questo dice tutto. Resta da vedere se la tanto decantata democrazia sindacale interna non viene cassata ancora una volta.
Va bene. Nel resto dell’Europa il diritto su questo punto è un altro. Da dove proviene la straordinarietà tedesca? Si può rispondere soltanto ritornando sugli anni 50. Il fatto scatenante allora, 1952, fu lo sciopero bollato a fuoco di 48 ore dei tipografi e dei cartai, i giornali insomma non uscivano, indetto come sciopero politico in occasione della stesura definitiva della legge fondamentale sulle imprese. Il tribunale del lavoro del land di Berlino Ovest fece appello a tutti i tribunali del lavoro di tutti i laender di dichiarare illegale lo sciopero. Questa posizione venne in seguito riassunta in una sentenza dal tribunale federale del lavoro federale. Quella legge era figlia del veleno illimitato diffuso dai nazisti. L’ideologia del Fronte del Lavoro (Arbeitsfront) nazi ha potuto essere punto di riferimento per la più allentata collaborazione sociale (codeterminazione, Mitbestimmung) nella RFT!
I sindacati di base in Europa fanno appello allo sciopero quando qualcosa puzza. Essi non hanno bonzi, funzionari pagati, che puntano sulla collaborazione e minimizzano su tutto. Noi qui dobbiamo vedercela con la storia speciale della RFT…

Peter Novak intervista Wolfang Schaumberg (W.S.) per lungo tempo operaio alla Opel di Bochum, oggi attivo nel gruppo “Gegenwehr ohne Grenze” GoG (difesa senza confini).

D: Com’è la determinazione fra operai e impiegati Opel dopo l’unione con Magma?
R: La mia impressione è che fra loro domini paura e insicurezza. Seguono le notizie sui media e Internet e capiscono che non esiste ancora nessun accordo fisso con Magma e perciò l’assunzione da parte di questa società in nessun caso è sicura. Le possibili querele di altre grandi società europee rafforzano ancor di più l’ìinsicurezza. Oltre a ciò avanzano le incalcolabili conseguenze delle crisi dell’auto. Data la sovracapacità mondiale nessuno può dire, se nel breve periodo verranno soppressi altri posti di lavoro.

D: Il pericolo non proviene dal fatto che le fabbriche General Motors (GM) concorrono allo stesso tempo nel medesimo spazio, in Europa (l’Opel di Bochum è ancora una fabbrica GM, ndt)?
R: Attualmente il pericolo è dato dalla chiusura della fabbrica GM di Antwerpen (Belgio). Per il 23 settembre è stata organizzata una grossa manifestazione di protesta, necessaria e anche urgente. Da Bochum, tuttavia, non arriverà una grande partecipazione. Il consiglio di fabbrica di Antwerpen ha già calcolato che la produzione lì da loro è più a buon mercato che a Bochum. Fino a quando le fabbriche (GM, in questo caso) concorrono fra loro, una solidarietà in ambito europeo è difficilmente possibile.

D: Adesso anche il responsabile del consiglio di fabbrica Opel generale, Klaus Franz, considera inevitabile l’abbattimento di posti di lavoro.
R: In questo modo si trova perfettamente in linea con il vertice IG-Metall. Le condizioni della concorrenza vengono accettate come un dato naturale, si parla apertamente di “abbattimento di posti di lavoro socialmente contrattato”. Le perdite devono essere “equamente ripartite”. “”Socialmente contrattato” è però u8n termine menzognero. Nei fatti nei prossimi 10 anni nell’industria dell’auto nsono in pericolo migliaia di posti di lavoro. Il presupposto per una solidarietà è di mettere in movimento, insieme, Le lavoratrici, i lavoratori in tutti i paesi europei. Non è e non sarà così fino a quando IG-Metall ha come obiettivo la salvezza delle imprese tedesche sul mercato mondiale e la concorrenza fra lavoratori, lavoratrici.

D: Le posizioni di sinistra, come quella di GoG, trovano maggiore ascolto fra lavoratori-lavoratrici?
R: Alla Opel di Bochum esiste una lunga tradizione combattiva, che ha caratterizzato gli scioperi del 2000 e del 2004. Attualmente là l’atmosfera è ampiamente orientata a non voler rinunciare alla crisi. Bochum è anche la sola fabbrica Opel in cui ogni rinuncia salariale deve essere votata da chi lavora. Già nel febbraio scorso è stata rigettata l’ipotesi di rinunciare agli aumenti salariali. Anche alla soppressione del pagamento delle ferie è stato risposto con i ricorsi. In questo il personale è sostenuto soltanto da IG-Metall locale. Fra il personale serpeggia il sentimento di rimanere isolati nel rifiuto della politica delle rinunce. Di simili discussioni in altre fabbriche Opel non si è sentito nulla.

D: GoG da alcune settimane ha lanciato la parola d’ordine “Noi dobbiamo restare” invece di “Opel deve restare”. Che significato ha?
R: “Noi dobbiamo restare” è il tentativo di far avanzare le richieste extraziendali, dietro cui possono riconoscersi non solatto lavoratrici-lavoratori Opel, ma, bens^, tutte le persone colpite dalla crisi.

da de.indymedia.org/200909261012.shtml
tachekre, 15 settembre 2009

http://www.autprol.org/