20/10/2009: Stati Uniti e NATO si sono preparati alla guerra più massiccia della storia dell’Afghanistan


Nelle scorse settimane, i periodici e le catene televisive statunitensi non hanno cessato di insistere sul fatto che Washington e i suoi alleati della NATO stavano pianificando un incremento senza precedenti delle truppe per la guerra in Afghanistan, in aggiunta ai 17.000 nuovi soldati statunitensi e alle varie migliaia di militari della NATO già previsti.
La cifra degli effettivi, se si presta fede alle informazioni fino ad ora non smentite, che il comandante Stanley McChrystal e il presidente della Giunta dei Capi di Stato Michael Mullen hanno richiesto alla Casa Bianca, oscilla tra i 10.000 e i 45.000 soldati.
Fox News ha citato la cifra di altri 45.000 soldati statunitensi e ABC News ha parlato di 40.000. Il 15 settembre, il Christian Science Monitor ha scritto che “forse arriveranno a 45.000”.
Simili stime indicano che la cifra è già stata concordata e che gli obbedienti media statunitensi stanno preparando l’opinione pubblica interna alla possibilità della maggiore scalata di forze armate straniere nella storia dell’Afghanistan. Solo sette anni fa, gli Stati Uniti avevano 5.000 soldati nel paese, ma per il prossimo mese di dicembre ne sono già stati previsti 68.000, anche senza che vengano decisi nuovi dispiegamenti.
45.000 soldati in più porterebbero il totale statunitense a 113.000. Sono sul posto anche 35.000 soldati di altre cinquanta nazioni che operano nella Forza Internazionale di Assistenza alla Sicurezza della NATO, il che aumenterebbe la cifra complessiva dei militari coinvolti a 148.000 sotto il comando di McChrystal, se alla fine si materializzassero gli aumenti su cui si rumoreggia.
Quando l’estinta Unione Sovietica ritirò i suoi soldati dall’Afghanistan vent’anni fa, il New York Times scrisse: “Nel momento di maggiore presenza sovietica, secondo stime dell’intelligence occidentale, erano dispiegati 115.000 soldati”. [1]
Quasi 150.000 soldati degli USA e della NATO in Afghanistan rappresenterebbero la maggiore presenza militare mai vista sul pianeta.
Più che affrontare questo elemento che segna uno spartiacque storico, i media statunitensi sono riempiti di indiscrezioni e speculazioni su chi e perché ha fatto filtrare le informazioni, quasi che le operazioni commerciali intorno alle notizie, tutte le volgarità degli intrighi bizantini tra politici e generali statunitensi e il Quarto Potere negli USA, abbiano più importanza della guerra più rilevante del mondo.
Una guerra che il capo delle forze armate britanniche ed altri esimi ufficiali occidentali hanno stimato possa durare vari decenni e che già si è estesa al Pakistan, una nazione con una popolazione quasi sei volte superiore a quella dell’Afghanistan e che possiede armi nucleari.
Due settimane fa, i media olandesi hanno informato che durante una visita in Olanda, “il generale Stanley McChrystal ha detto che stava prendendo in considerazione la possibilità di fondere […] l’Operazione Libertà Duratura con le forze ISAF della NATO” [2]. Vale a dire, non solo che avrebbe continuato a comandare le truppe degli Stati Uniti e della NATO, ma che i due comandi sarebbero confluiti in uno solo.
Il capo delle forze armate statunitensi, Michael Mullen, è stato quello che per la prima volta ha avanzato a meta settembre la richiesta di altri 45.000 soldati statunitensi, come attesta Associated Press: “l’alto ufficiale statunitense afferma che per vincere in Afghanistan occorrerà inviare, assolutamente, altre truppe”. [3]
Quando qualche giorno dopo, il 19 settembre, Reuters informava che: “Il comandante delle forze degli USA e della NATO in Afghanistan ha redatto una nota dettagliata, in cui ripone molte speranze, con la richiesta di più soldati, ma che non la ha ancora inviata a Washington”, ha affermato sabato un portavoce.
“Il Generale Stanley McChrystal ha completato il documento questa settimana, segnalando esattamente quante truppe statunitensi e della NATO, membri delle forze di sicurezza e civili, pensa che siano necessarie.” [4]
Il prima menzionato portavoce del Pentagono, il Tenente Colonnello Tadd Sholtis, ha detto: “Stiamo lavorando con Washington e con gli altri membri della NATO su come possiamo presentare tutto ciò”, ma non ha divulgato altri dettagli. [5]
Due giorni dopo, il Washington Post pubblicava una versione “redatta” di 66 pagine con un introduzione del Comandante Generale Stanley McChrystal che iniziava con questa informazione di base: “Il 26 giugno 2009, il segretario della Difesa statunitense si è rivolto al comandante del Comando Centrale degli USA [CDRUSCENTCOM, la sigla in inglese] proponendo uno studio multidisciplinare della situazione in Afghanistan. Il 2 luglio 2009, il Comandante della Forza Internazionale di Assistenza alla Sicurezza della NATO [COMISAF, la sigla in inglese] e il Comandante delle Forze degli USA in Afghanistan [USFOR-A] hanno ricevuto una serie di direttive del CDRUSCENTCOM perché potessero avere una visione globale della questione".
Il 1 luglio 2009, anche il Comandante Alleato Supremo d’Europa e Segretario Generale della NATO ha emesso una simile direttiva: "Il COMISAF [il Comandante della Forza Internazionale di Assistenza alla Sicurezza della NATO] ha emesso in seguito un ordine alla squadra dell’ISAF e ai comandi che la compongono perché effettuino un ampio studio della situazione globale, supervisionino i piani e gli sforzi in corso e individuino gli aspetti da rivedere in relazione all’orientamento strategico, tattico e operativo”.
Il rapporto si concentrava soprattutto sull’intensificazione e sulla concentrazione della guerra della contro-insorgenza, cosa che non ha sorpreso, se si tiene in considerazione il precedente ruolo di McChrystal come capo del Comando Congiunto delle Operazioni Speciali, l’unità superiore delle operazioni speciali in Iraq.
Ciò comprende la richiesta dell’elaborazione di una nuova strategia “per l’ISAF […] Questa nuova strategia deve contare anche su risorse adeguate e condursi mediante una campagna di contro-insorgenza militare e civile […] E’ un tipo diverso di lotta. Dobbiamo condurre operazioni classiche di contro-insorgenza in un contesto che è straordinariamente complesso […] Per avere successo è necessaria un’ampia campagna di contro-insorgenza [COIN, in inglese]".
Il rapporto di McChrystal indica anche che la guerra non solo subirà una scalata in Afghanistan, ma anche all’interno del Pakistan e che potrebbe estendersi fino all’Iran.
“L’insorgenza afgana conta su chiari appoggi in Pakistan. Gli alti dirigenti dei gruppi insorgenti afgani più importanti hanno le proprie basi in Pakistan, sono legati ad Al Qaeda e ad altri gruppi violenti e, a quanto pare, contano sull’aiuto di alcuni elementi dell’ISI [sigla inglese dei servizi di intelligence pakistani].
All’apparenza, le forze Qods dell’Iran [parte dell’esercito nazionale] stanno addestrando combattenti per certi gruppi talebani e fornendo altre forme di assistenza militare agli insorgenti. Le attuali azioni e le politiche dell’Iran non comportano una minaccia a breve termine per la missione, ma l’Iran è dotata della capacità di minacciarla in futuro”.
Non è certo una novità che l’ISI abbia legami con estremisti armati. Il Pentagono e la CIA hanno lavorato mano nella mano con tali servizi per sovvertire governi che si sono succeduti in Afghanistan. Ma che l’Iran stia “addestrando combattenti per certi gruppi talebani” non è altro che una menzogna e una provocazione.
In quanto a chi porti la responsabilità dei trent’anni di disastro che sta patendo l’Afghanistan, lo studio di McChrystal contiene un’affermazione che probabilmente spiazzerà la maggior parte dei lettori: “I principali gruppi di insorgenti in relazione alla minaccia che comportano per la missione sono: i talebani Quetta Shura, la Rete Hakkani e Hazb-e Islami Gulbuddin.”
Il gruppo citato per ultimo è quello dei guerriglieri di Gulbuddin Hekmatyar, il principale recettore delle centinaia di milioni (forse migliaia di milioni) di dollari USA distribuiti dalla CIA al blocco dei Sette Mujaheddin di Peshawar che combatterono tra il 1978 e il 1992 contro il governo afgano appoggiato dai sovietici.
Quando nel 1985 l’allora Presidente Reagan ricevette Hekmatyar e i suoi alleati alla Casa Bianca, si rivolse ai suoi ospiti come agli “equivalenti morali dei padri fondatori dell’America”.
Nel corso del decennio del 1980, il funzionario della CIA incaricato di assistere i Mujaheddin con fondi, armi e addestramento fu Robert Gates, ora segretario alla Difesa degli USA.
Lo scorso dicembre, BBC News informava: “Nel suo libro, From the shadows, pubblicato nel 1996, Gates difendeva il ruolo della CIA nell’avvio di azioni segrete che, proclamava, aiutarono a vincere la guerra fredda.
In un discorso pronunciato nel 1999, Gates disse che il suo ruolo più importante lo aveva ricoperto in Afghanistan.
La CIA ha conseguito importanti successi con le azioni segrete. Forse la più rilevante di tutte fu quella dell’Afghanistan, dove la CIA, attraverso i suoi quadri, incanalò migliaia di milioni di dollari in forniture e armamenti per i mujaheddin, e fu in grado così di permettere alla resistenza di condurre il vanaglorioso esercito sovietico in un vicolo cieco, e di forzare, alla fine, la decisione politica del ritiro.” [6]
Ora, secondo McChrystal, lo stesso Gulbuddin Hekmatyar, coltivato e patrocinato dal precedente capo di McChrystal, Gates, si trova alla testa di uno dei tre gruppi contro i quali il Pentagono e la NATO stanno conducendo un numero sempre maggiore di operazioni di contro-insorgenza in Asia.
A rendere il tutto ancora più interessante, va aggiunto il fatto che l’ex segretario britannico agli esteri, Robin Cook – il più leale atlantista filo-statunitense che esista – abbia ammesso nel Guardian dell’8 luglio 2005 che “Bin Laden è stato […] il prodotto di un errore monumentale delle agenzie occidentali di sicurezza. Nel corso degli anni ottanta fu armato dalla CIA e finanziato dai sauditi per condurre la yihad contro l’occupazione russa dell’Afghanistan. Al Qaeda, letteralmente “la base di dati”, fu all’origine l’archivio informatico di migliaia di mujaheddin reclutati e addestrati con l’aiuto della CIA per sconfiggere i russi”.
Ai primi di settembre venne citato l’analista russo e vicepresidente del Centro di Tecnologie Politiche, Serghey Mikheev, il quale sosteneva che: “l’Afghanistan è uno scenario della divisione mondiale dopo la sconfitta del sistema bipolare. Essi [Stati Uniti e NATO] volevano consolidare la loro influenza nell’Eurasia […] e vi hanno dispiegato una quantità enorme di truppe. Si giocò la carta dei talebani, sebbene nessuno si fosse mai interessato prima dei talebani”. [7]
I 27 anni nella CIA del capo del Pentagono Gates, compresi quelli della sua permanenza in veste di direttore dell’agenzia dal 1991 al 1993, si stanno riflettendo nella guerra afgana, secondo Los Angeles Times del 19 settembre 2009, il quale ha rivelato che: “Secondo quanto dicono ufficiali statunitensi, la CIA sta dispiegando squadre, analisti e operativi paramilitari in Afghanistan come parte di un ampio “incremento” dell’intelligence, il che rappresenta il più vasto dispiegamento della storia dell’agenzia.
Quando verrà completata, ci si aspetta che la presenza della CIA nel paese rivaleggi per dimensioni con i suoi immensi stazionamenti in Iraq e in Vietnam, ponendosi alla stessa altezza di quella registrata in tali guerre. Le cifre precise vengono mantenute segrete, ma un ufficiale statunitense ha detto che l’agenzia ha già 700 impiegati in Afghanistan.
L’espansione dell’intelligence non si limita alla CIA, ma comprende tutti i servizi più importanti di spionaggio, hanno affermato i suoi funzionari, compresa l’Agenzia di Sicurezza Nazionale, che intercetta chiamate e posta, come pure l’Agenzia di Intelligence della Difesa, che ha il compito di spianare la strada alle minacce militari”.
Il comandante delle forze militari degli USA e della NATO McChrystal metterà immediatamente all’opera la CIA nei suoi piani per una campagna generale di contro-insorgenza. L’articolo del Los Angeles Times aggiungeva: “Ci si attende che McChrystal allarghi l’utilizzo di squadre che combinano operativi della CIA con soldati delle operazioni speciali. In Iraq, dove supervisionò le forze di operazione speciale dal 2003 al 2008, McChrystal aveva utilizzato queste squadre per accelerare la raccolta delle informazioni e per scatenare attacchi allo scopo di uccidere o catturare insorgenti.
La CIA sta anche mettendo in moto una campagna sempre più vasta di attacchi di missili con Predator teleguidati contro Al Qaeda e i bastioni dell’insorgenza in Pakistan. Gli attacchi fino ad ora sono stati trentasette, cifra che già supera il totale del 2008, secondo i dati raccolti dal web del Long War Journal, che esamina e registra gli attacchi con Predator in Pakistan”.
In effetti, il 13 settembre fu comunicato che “a quanto pare, due aerei della NATO sabato hanno sorvolato lo spazio aereo del Pakistan”.
“La violazione dello spazio aereo è avvenuta in differenti zone dell’Agenzia Khyber, alla frontiera con l’Afghanistan”. [8]
“Due giorni dopo, aerei da combattimento della NATO […] violavano lo spazio aereo pakistano e lanciavano bombe sulla regione nord occidentale del paese”.
“Gli aerei della NATO hanno bombardato la regione tribale del Sud del Waziristan […] inoltre la Cia ha operato con aerei spia attraverso continui voli a bassa quota su varie città della regione del Waziristan”. [9]
L’aumento spettacolare dei dispiegamenti della CIA nel Sud dell’Asia non è limitata all’Afghanistan. Anche il vicino Pakistan si vede di giorno in giorno sempre più invaso dagli operativi dell’intelligence statunitense.
Il 12 settembre, è stata presentata una petizione al Tribunale Supremo del Pakistan in cui si protestava per l’annunciato allargamento dell’ambasciata americana nella capitale del paese.
“I media pakistani hanno informato in merito ai piani degli Stati Uniti di dislocare un grande numero di marines con l’obiettivo di ampliare la loro ambasciata ad Islamabad”. [10]
La sfida è stata organizzata dal giurista Zafarullah Khan che “ha affermato che anche l’Arabia Saudita stava cercando di ottenere 243.400 ettari di terra nel paese”.
Il giorno della presentazione della petizione ha avvertito: “regalare in questo modo terra pakistana agli USA o a determinati paesi arabi è una minaccia per la stabilità e la sovranità del paese”, e ha aggiunto che “Inoltre, l’obiettivo dell’ambasciata statunitense è quello dell’installazione di una base militare statunitense […] su questi terreni”.
Egli “ha sostenuto che una quantità così grande di terreno offre anche la possibilità di costruire un aeroporto militare”. [11]
Il personale di intelligence e le forze speciali si combinano con le forniture militari nell’intensificazione della guerra dell’Occidente nel Sud dell’Asia.
Il 10 settembre, Reuters rivelava in un articolo intitolato “Gli USA prevedono di inviare in Pakistan forniture militari di stanza in Iraq” che “il Pentagono ha proposto di trasferire l’equipaggiamento dell’esercito statunitense dall’Iraq alle forze di sicurezza pakistane, allo scopo di aiutare Islamabad a intensificare la sua offensiva contro i talebani […]”.
In una pubblicazione delle forze armate degli USA è apparso alcuni giorni dopo che: “Si sta trasferendo massicciamente l’equipaggiamento statunitense dall’Iraq, in gran parte destinato a forze già ben rifornite in un Afghanistan sempre più volatile” e che “l’esercito statunitense ha già iniziato a trasferire circa 1,5 milioni di pezzi di equipaggiamento - di ogni tipo, dalle pile ai carri armati – via terra, ferrovia e aria verso l’Afghanistan per il loro uso immediato […]”. [12]
A metà del mese, “i capi dell’esercito USA hanno fatto proprie le idee del Generale Stanley McChrystal su come vincere la guerra in Afghanistan”, avviando una serie di manovre di contro-insorgenza su vasta scala a Grafenwoehr in Germania.
“Decine di persone di lingua pastun si sono unite ai più di 6.500 soldati e civili statunitensi in un’esercitazione della 173° Brigata Aviotrasportata destinata all’Afghanistan e della 12° Brigata di Aviazione da Combattimento destinata all’Iraq. E’ stata la maggiore delle manovre di questo tipo realizzata dall’esercito statunitense fuori dagli Stati Uniti […]”. [13]
“Una mappa della sicurezza del Consiglio Internazionale sulla Sicurezza e lo Sviluppo [ICOS, in inglese], con sede a Londra, mostra una crisi della sicurezza sempre più profonda, con un’importante attività talebana almeno nel 97% del paese devastato dalla guerra.
Il Consiglio ha aggiunto che i combattenti hanno ora una presenza permanente nell’80% del paese.” [14]
Non sono solo gli Stati Uniti ad affondare sempre più profondamente nel pantano afgano.
Il 14 settembre, l’ambasciatore USA presso la NATO, Ivo Daalder, esaltando “l’adattamento e il ben consolidato appoggio dei nostri alleati per quanto sta succedendo in Afghanistan”, si è dimostrato altrettanto entusiasta quando ha proclamato: “Circa il 40% delle bare contenenti cadaveri che provengono dall’Afghanistan non si dirigono negli Stati Uniti ma in altri paesi […]”. [15]
Daalder ha smentito anche le affermazioni, secondo cui l’aumento dei soldati della NATO avrebbe avuto carattere provvisorio e che essi sarebbero rimasti in Afghanistan solo per le elezioni, riconoscendo che “gran parte delle truppe aggiuntive che i paesi della NATO hanno inviato in Afghanistan per le elezioni presidenziali di agosto vi rimarranno”. [16]
Prima della pubblicazione sul Washington Post delle considerazioni di McChrystal, il Comitato Militare della NATO ha svolto una conferenza di due giorni a Lisbona, in Portogallo, a cui hanno assistito McChrystal e i due Comandanti Strategici della NATO, l’Ammiraglio Stavridis e il Generale Abrial, che “si sono concentrati fondamentalmente sulle operazioni in Afghanistan e sulla Nuova Concezione Strategica”. [17]
I ventotto capi della difesa della NATO hanno deposto una corona in ricordo dei primi morti della guerra dell’Alleanza in Afghanistan.
In precedenza, il Washington Post aveva informato che “L’esercito statunitense e la NATO stanno operando un’importante revisione del modo con cui reclutano, addestrano ed equipaggiano le forze di sicurezza afgane”, un annuncio che si è prodotto “in previsione delle attese raccomandazioni del Generale Stanley A. McChystal”. [18]
L’articolo citava il senatore Carl Levin, presidente del Comitato dei Servizi Armati del Senato: “Avremo sempre più bisogno di personale dedicato all’addestramento, un numero molto maggiore di istruttori della NATO; avremo bisogno dell’equipaggiamento che sta uscendo dall’Iraq e che, invece di essere spedito a casa, dovrà arrivare in gran parte in Afghanistan”. [19]
Secondo lo stesso articolo, questo mese, la NATO “installerà un nuovo comando diretto da un ufficiale militare a tre stelle per supervisionare il reclutamento e la formazione delle forze afgane”.
“L’obiettivo è quello di “dare maggiore coerenza” agli sforzi poco coordinati dei contingenti della NATO in Afghanistan, in considerazione del fatto che “la missione non è solo una sfida statunitense […]”. [20]
Contribuendo con la sua quota di bare, la NATO ha subito perdite in Afghanistan che hanno raggiunto livelli record. “Secondo il web di icasualties, 363 soldati stranieri sono morti in Afghanistan nel corso di quest’anno, rispetto ai 294 di tutto il 2008”. [21]
Questo mese, i britannici hanno perso il loro 216° soldato in questa guerra di quasi otto anni di durata, il Canada il 131°, la Danimarca il 25°, l’Italia il 20° e la Polonia, dove una recente inchiesta ha dimostrato che l’81% della popolazione appoggia un ritiro immediato dall’Afghanistan, il 12°.
Il 12 settembre 2009, Associated Press ha citato l’ambasciatore russo in Afghanistan, Zamir Kabulov, che si trovava sul posto anche negli anni 80, il quale ha fatto notare che, nel 2002, pur disponendo gli USA di 5.000 soldati nella nazione, i talebani “controllavano solo un angolino del sudest del paese”.
“Oggi abbiamo talebani che combattono nelle pacifiche province di Kunduz e Baghlan con i vostri (della NATO) 100.000 soldati. E se continuerete su questa strada, se porterete qui 200.000 soldati, tutto l’Afghanistan passerà sotto il controllo dei talebani”.
Associated Press ha riferito della preoccupazione di Kabulov sul fatto che “gli Stati Uniti e i loro alleati stanno gareggiando con la Russia per affermate la propria influenza in una regione ricca di risorse energetiche. L’Afghanistan continua ad avere un interesse strategico primario a causa della sua collocazione vicino ai giacimenti di gas e petrolio dell’Iran, del Mar Caspio, dell’Asia Centrale e del Golfo Persico”.
Ha detto anche che “la Russia si interroga sulle intenzioni della NATO, che […] opera al di fuori del “dominio politico” dell’Alleanza” e che “Mosca segue con preoccupazione il fatto che la NATO sta costruendo basi permanenti nella regione”.
Tali preoccupazioni sono legittime alla luce del recente rapporto quadriennale del Pentagono sulle minacce alla sicurezza che “collocano la superpotenza emergente della Cina e il precedente nemico della Guerra Fredda, la Russia, insieme con l’Iran e la Corea del Nord nella lista delle quattro nazioni importanti che rappresentano una sfida per gli interessi statunitensi”. [22]
Allo stesso tempo, un periodico dell’esercito statunitense informava sulle dichiarazioni del capo del Pentagono Robert Gates: “Gates ha detto che i circa 6.500 milioni di dollari che ha proposto per migliorare la flotta della Forza Aerea assicureranno per decenni il dominio statunitense dei cieli”.
Quando la Cina produrrà il suo primo aereo da combattimento di quinta generazione, ha affermato, gli USA avranno più di mille F-22 e F-35. Lo scorso anno, mentre gli USA hanno compiuto 35.000 missioni di rifornimento di combustibile, la Russia ne ha realizzate circa 30.
Il segretario ha sottolineato anche i nuovi sforzi che si stanno facendo per sviluppare potenti comandi cibernetici e spaziali, come pure il nuovo Comando Globale di Combattimento che supervisiona l’arsenale nucleare”. [23]
A rafforzare le attuali preoccupazioni russe e cinesi sul ruolo della NATO nel Sud e nel Centro dell’Asia, dieci giorni fa l’ambasciatore statunitense in Kazakhistan, confinante con Russia e Cina, “ha offerto al Kazakhistan di far parte della missione di mantenimento della pace in Afghanistan”.
Nella cerimonia di apertura delle manovre militari della NATO Steppe-Eagle 2009 in questa nazione, l’inviato Richard Hoagland ha affermato: “il Kazakhistan può nuovamente far parte della forza per il mantenimento della pace in Afghanistan”. [24]
Il 16 settembre, Radio Free Europe ha informato che la NATO si apprestava a firmare nuovi accordi con il Kirghizistan, anch’esso confinante con la Cina, per l’utilizzo della base aerea di Manas, attraverso la quale sono passati dall’inizio della guerra afgana circa 200.000 effettivi degli USA e della NATO.
Quello stesso giorno si sono materializzati i piani della NATO per l’ampliamento delle vie di transito attraverso il Sud del Caucaso e la regione del Mar Caspio: “il corridoio aereo più consigliabile passa attraverso l’Azerbaigian e il Turkmenistan”.
“Tale rotta risponderà meglio ai suoi compiti se gli aerei da trasporto dell’ISAF voleranno direttamente a Baku dalla Turchia o da qualche altro paese membro della NATO […] Inoltre, l’Azerbaigian non è membro della CSTO (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva), il che gli permette maggiore libertà di manovra qualora operi con la NATO”. [25]
Dal momento che tra le truppe che servono sotto il comando della NATO nella guerra in Afghanistan e Pakistan sono comprese ora quelle di quasi cinquanta paesi dei cinque continenti, il sempre più vasto contesto bellico sta assorbendo zone più vaste dell’Eurasia e del Medio Oriente.
Il più vasto conflitto armato dai tempi dell’Indocina e la prima guerra per terra della NATO minaccia non solo di rappresentare la conflagrazione più pericolosa ma anche di coinvolgere il XXI secolo in una guerra senza fine.

Note:
[1] New York Times, 16 de febrero de 1989.
[2] Radio Netherlands , 12 de septiembre de 2 009.
[3] Associated Press, 15 de septiembre de 2009.
[4] Reuters, 19 de septiembre de 2009.
[5] Ibid.
[6] BBC News , 1 de diciembre d e 2009.
[7] Russia Today, 7 de septiembre de
[8] Asian News International, 13 de septiembre de 2009.
[9] Press TV, 15 de septiembre de 2009.
[10] Xinhua News, 12 de septiembre de 2009.
[11] Ibid.
[12] Stars and Stripes, 19 de septiembre de 2009.
[13] Stars and Stripes, 13 de septiembre de 2009.
[14] Trend News Agency, 11 de septiembre de 2009.
[15] Reuters, 14 de septiembre de 2009.
[16] Ibid.
[17] OTAN, 20 de septiembre de 2009.
[18] Washington Post, 12 de septiembre de 2009.
[19] Ibid.
[20] Ibid.
[21] Agence France-Presse, 22 de septiembre de 2009.
[22] Agence France-Presse, 15 de septiembre de 2009.
[23] Stars and Stripes, 16 de diciembre de 2009.
[24] Interfax, 14 de septiembre de 2009.
[25] Jamestown Foundation, Eurasia Daily Monitor, 16 de septiembre de 2009.

06/10/2009
Fonte: www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=15364
di Rick Rozoff
in www.resistenze.org - osservatorio - della guerra - 06-10-09 - n. 289
da www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=18478
traduzione a cura della redazione de lernesto – www.lernesto.it

http://www.autprol.org/