04/10/2009: Aggiornamenti dalla lotta contro i CIE (23/9 - 3/10)


23/9: Aggiornamenti da Bologna
Alle 10.30 del 23 settembre chiamano dal Cie di Bologna per avvertirci che era in corso una perquisizione con 200 poliziotti. Erano molto impressionati e ovviamente spaventati. Subito viene fatta una diretta dall'interno con Radio Black Out.
Poco dopo ci risentiamo e ci dicono che la situazione era un tantino rientrata ma che comunque avevano spogliato alcuni reclusi e sequestrato cinque o sei cellulari, ma che erano riusciti a mettere al riparo quello con il quale tengono i contatti con noi. Non confermano lo spostamento di alcuni di loro in altri Centri come era stato preannunciato, ma dicono invece che si stanno espletando le procedure per l'ingresso di nuovi detenuti. Ricordiamo che il Centro è già pieno sia al femminile che al maschile.
I reclusi sanno che Giovanardi è già intervenuto per dare la sua bastarda versione dei fatti di ieri dopo l'incursione di alcuni solidali alla sede della Misericordia di Modena che gestisce i Centri di Bologna e di Modena. Confermano senza tentennamenti quello che è accaduto ieri e continuano a ringraziarci per i nostri interventi. Sanno bene che non abbiamo da offrire protezioni politiche o servizi giornalistici sulla stampa di regime ma apprezzano e ci si incoraggia a vicenda. Ieri, per esempio, quando avevano chiesto a una di noi di provare a entrare al Cie per un colloquio, si sono messi a battere le sbarre e a spingere per riuscire ad arrivare più vicini possibile all'entrata e quindi poter comunicare con la compagna che era riuscita a farsi aprire la porta ma non a ottenere il colloquio e che stava animatamente discutendo con gli sbirri nel posto di polizia interno. Ci si urlava a sostegno reciproco, l'una trattenuta dalla polizia, gli altri trattenuti a qualche cancellata di distanza.
I racconti di oggi sono quelli purtroppo soliti di abusi e trattamenti da bestia, niente soccorsi medici, cibo disgustoso, pestaggi. Un recluso ci dice che la visita mensile della sua ragazza è stata interrotta dopo cinque minuti e che lo sbirro che l'accompagnava alla porta l'ha importunata con un "corteggiamento" pesante mettendo in discredito il rapporto con il ragazzo recluso definito ovviamente uno che "non valeva niente". Un altro ci ha raccontato di un tentativo di suicidio di un recluso salito sul tetto e ripreso dagli sbirri qualche giorno fa.
Le iniziative di solidarietà proseguiranno in questi giorni.

Diamo appuntamento per sabato 26 settembre dalle 15 sotto la scalinata della Montagnola (Piazza VIII agosto) per un Presidio nazionale contro le nuove norme del "Pacchetto Sicurezza" che colpiscono gli immigrati, ma anche chiunque non si allinei come un soldato dentro gli schemi di questa moderna dittatura con la sua disgustosa deriva razzista.

Solidali di Bologna

Milano: comunicato per il processo
Ieri 21 settembre è ripreso il processo contro i 14 detenuti di Corelli arrestati il 13 agosto per ritorsione contro la loro protesta all'interno del CIE.
Anche in questa occasione diverse decine di antirazzisti solidali hanno cercato di far giungere il loro sostegno ai ribelli. E anche in questa occasione lo stato si è mostrato estremamente preoccupato di questo possibile contatto: se nelle udienze precedenti era stato disposto che il processo si svolgesse a porte chiuse, in questa occasione il procuratore generale ha disposto addirittura il blocco dell'ingresso in tribunale per gli antirazzisti e, allo stesso tempo l'inagibilità di un intero piano del Palazzo di giustizia, determinando un precedente assoluto nella cronaca giudiziaria di questa città e, forse, non solo.
Il presidio si è quindi svolto di fronte al Tribunale alternando comizi a volantinaggi, slogan, blocchi stradali di contro-informazione, report su quanto stava accadendo dentro l'aula bunker.
Contemporaneamente giungeva notizia in diretta che era scoppiata l'ennesima rivolta nel CIE di Gradisca, mettendo a nudo l'inutilità delle misure poliziesche adottate per impedire l'accesso al Tribunale.
Sì, perchè nulla potrà fermare le proteste e le lotte che sorgono dalle viscere di una società violentata, in cui i cosiddetti poteri forti non possono più far altro che dispensare ingiustizia e morte, in una spirale senza fine di guerra, interna ed esterna.
Dagli operai dell'Innse a quelli delle cooperative, dai precari della scuola agli abitanti di S.Siro, dai rifugiati di piazza Oberdan, ai ribelli dei CIE: la società non smette di portare alla luce i suoi tumulti più profondi.
Per tutto questo, oltre che per gli avvenimenti di oggi sopra descritti, riteniamo doveroso rinnovare, e se possibile intensificare, gli sforzi per garantire la presenza più numerosa possibile anche nell'udienza di mercoledì prossimo, consideradola un'ulteriore passaggio di una lotta ineludibile che ha come obiettivo la chiusura dei CIE, la cancellazione di tutte le leggi razziali come serio passo in avanti verso l'eliminazione di ogni forma di sfruttamento e di oppressione.

Presidio sotto il tribunale
Mercoledì 23 settembre dalle ore 9.00
le prossime udienze si terranno l'8 ed il 13 di ottobre

comitato antirazzista milanese

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24/9: Scene di guerra
Ancora un po’ di immagini che testimoniano dei pestaggi nel Cie di Gradisca d’Isonzo di lunedì mattina. Tra i feriti c’è chi ha avuto 60 punti di sutura, e in tanti denunciano la complicità del personale medico del Centro con la polizia. Ma non solo: i reclusi denunciano anche la sparizione di denaro e di altri oggetti (in particolar modo lettori mp3) durante la perquisizione che ha preceduto il massacro. La polizia sta cercando di insabbiare la vicenda, ricatta i feriti per evitare che questi denuncino i poliziotti e, per spezzare la resistenza, questa mattina ha trasferito una dozzina di prigionieri a Milano, in via Corelli. Come potete sentire dalla diretta che pubblichiamo qui sotto, però, la voglia di farsi sentire, dentro, è ancora alta. Sta a noi aiutarli.

Ascolta la diretta con un recluso di Gradisca d’Isonzo su http://www.autistici.org/macerie/?p=19923

Milano, un processo osceno
Continuano le udienze del processo contro i 14 rivoltosi di via Corelli, e continua ad ampliarsi il raggio d’azione dei divieti nei confronti dei solidali. Dopo aver vietato l’ingresso in aula, dopo aver vietato l’ingresso in tutto il tribunale, ora viene addirittura impedito a qualche decina di solidali di volantinare sul marciapiede, sorvegliati, respinti e braccati da centinaia di poliziotti in assetto antisommossa.

Ascolta una diretta su Radio Blackout con una compagna da Milano http://www.autistici.org/macerie/?p=19843
Ascolta un’altra diretta con un compagno presente al presidio http://www.autistici.org/macerie/?p=19843

Aggiornamento ore 14.00. Il presidio di fronte al tribunale è ancora in corso, e i compagni stanno aspettando la pausa dell’udienza per sentire le novità direttamente dagli avvocati. Comunque si ritiene che il processo, e quindi il presidio, continuerà fino al tardo pomeriggio. Sono confermate le due mini-cariche di questa mattina: è volata qualche manganellata ma non si registrano feriti, fortunatamente.

Ricordiamo che le prossime udienze sono state fissate per giovedì 8 e martedì 13 ottobre.

A fine udienza, ecco alcune valutazioni dell’avvocato Mauro Straini, raccolte da Radio Onda d’Urto: http://www.autistici.org/macerie/?p=19843

Perquisizione a Bologna
Non si è fatta attendere molto la vendetta della polizia e della Misericordia contro i reclusi di via Mattei dopo le proteste di ieri. Da questa mattina è in corso una perquisizione, approfondita, delle celle e degli internati. Qualcuno è stato spogliato di fronte a tutti. Le guardia sono arrabbiate soprattutto perché la voce dei fatti di ieri è arrivata all’esterno: vorrebbero il silenzio, sempre. Intanto un gruppo di reclusi, forse 6, è stato trasferito a Torino, non sappiamo se per necessità “tecniche”o per alleggerire la tensione.

Ascolta la testimonianza di un recluso du: http://www.autistici.org/macerie/?p=19863

Aggiornamento. I cellulari sequestrati durante la perquisizione sono stati cinque o sei, non tutti, e non è sicuro il trasferimento verso Torino di alcuni reclusi. Al contrario, sembra stia entrando gente nuova nonostante il Centro sia al completo. Dentro si è sparsa la voce della versione truffaldina data da Giovanardi della protesta di ieri, e i reclusi ci tengono a confermare il racconto riportato dai solidali. Sanno bene che chi urla loro parole di libertà dall’altro lato delle gabbie non può offrire né protezioni politiche né grandi servizi sulla stampa asservita ma apprezzano l’energia del sostegno di fuori e ne sono incoraggiati: quando ieri una compagna ha provato ad entrare per un colloquio, i reclusi si sono messi a battere contro le sbarre e a spingere per riuscire ad arrivare più vicini possibile all’entrata e poter comunicare con lei - che intanto stava discutendo animatamente con le guardie che non la volevano far passare. Urla di sostegno reciproco: la compagna trattenuta dalla polizia e gli altri a spingere a qualche cancellata di distanza.

Passata la rivolta, sono tornati i racconti soliti fatti di abusi e trattamenti bestiali, carenze nei soccorsi medici, cibo disgustoso, pestaggi. Un recluso ha riferito che la sua visita mensile con la fidanzata è stata interrotta dopo soli cinque minuti e che la ragazza ha dovuto sopportare il pesante e non voluto corteggiamento del poliziotto di guardia. È emerso anche un tentativo di suicidio di qualche giorno fa.
Su questi temi, e in generale contro le norme del “Pacchetto sicurezza”, i compagni di Bologna hanno indetto un presidio nazionale per sabato prossimo, 26 settembre, alla scalinata della Montagnola.

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28/9: Sciopero della fame a Ponte Galeria, minacce per Miguel
Visita di giornalisti, questa mattina, dentro al Cie di Ponte Galeria a Roma. Tra di loro c’è addirittura un reporter messicano. Girano circondati dalla polizia e dai crocerossini e il direttore non consente loro di entrare nelle gabbie. I detenuti possono parlare ma - come succede spesso in questi casi - possono farlo solo dai buchi di una grata e solo di fronte a tutti - guardie comprese. E se allora molti stanno zitti, i corpi esplodono e cercano un’altra via per parlare: la tensione è alle stelle, e culmina con un recluso che si taglia e fa scorrere il proprio sangue proprio di fronte alle macchine fotografiche. Alla fine della visita il direttore del Centro riceve i visitatori nel proprio ufficio, e convoca pure alcuni prigionieri: tra loro Miguel. Di fronte a tutti, di fronte alle guardie e ai giornalisti, il direttore lo minaccia: «Tu, tu sei segnato». Il direttore lo sa che Miguel è diventato uno dei simboli di queste settimane nelle quali l’attenzione verso i Cie è cresciuta e in cui le storie di ciascuno diventano storie di tutti non appena riescono a varcare i cancelli. Lo sa, e lancia la sua sfida, la sua sfida a Miguel che è in gabbia e a noi che quelle gabbie le vorremmo rompere. Ma lanciano la propria sfida anche i reclusi che, finita la visita dei giornalisti, hanno indetto uno sciopero della fame. Come sempre, ora, tocca a noi.

Ascolta una testimonianza di questa mattinata romana: http://www.autistici.org/macerie/?p=20243

Aggiornamento ore 21. Lo sciopero della fame prosegue: nella sezione maschile, sono in lotta 178 reclusi su 179.
Notte movimentata al Cie di corso Brunelleschi a Torino. Poco dopo le undici di sera arriva la voce, direttamente dal telefono di un recluso, di un tentativo di evasione parzialmente riuscito: pareva che ci avessero tentato in sei, ma che cinque non ce l’avessero fatta. Inoltre, tre dei fuggiaschi riacciuffati erano stati portati nelle celle di isolamento, e i compagni di cella temevano che la polizia li stesse pestando per rappresaglia. La voce rimbalza, anche attraverso un appello da Radio Blackout, e diversi antirazzisti e amanti della libertà si precipitano al Cie per vedere cosa stava succedendo, e cosa si poteva fare. Dalle gabbie si sentono grida e battiture, c’è una protesta in corso. Poco dopo si scopre che l’evasione è stato un tentativo collettivo che ha riguardato una o due sezioni intere, una roba grossa insomma, con decine di persone coinvolte. Anche da fuori si comincia a battere sui pali e a gridare “libertà!”. Finché non arrivano ben dieci volanti, probabilmente a zonzo lì intorno per cercare il fuggiasco, e fermano quattro antirazzisti intenti a suonare un paio di lampioni, e in possesso di diverse palline da tennis e una racchetta. I quattro vengono portati in commissariato e ne escono alcune ore dopo con una denuncia per istigazione: giusto il tempo per vedere la foto del fuggiasco che veniva distribuita a tutte le volanti. Per chi è interessato ai tempi di reazione, diciamo che la foto è stata diramata circa quattro ore dopo l’evasione.
Ma la cosa più importante è che c’è un uomo libero in più a Torino.

Aggiornamento - lunedì ore 13:00. Da dentro ci informano che i tre fuggiaschi fermati ieri notte - un algerino, un tunisino e un senegalese - sarebbero stati arrestati questa mattina e portati al carcere delle Vallette, con l’accusa di resistenza. In realtà, qualcuno li ha visti sanguinare vistosamente dalla testa mentre poliziotti e alpini li picchiavano con violenza. E comunque, ci confermano che a tentare la fuga sono stati in tanti, almeno una ventina. E anche questo è importante.

Attorno ad una retata
Mercoledì scorso, una retata a Porta Palazzo: pensate al video sulla repressione a Gradisca e pensate ai tanti racconti che vi facciamo arrivare ogni giorno dalle gabbie dei Cie. La retata è il passo prima, il momento in cui i senza-documenti vengono caricati in mezzo alla strada, portati in Questura, selezionati per entrare dentro ai Centri ad attendere l’espulsione.
Ascoltate questi tre racconti, che si sono incrociati quasi per caso nel mixer di Radioblackout. L’inizio dei controlli in piazza, la cattura di uno straniero sul tram, il trasporto dei fermati in Questura. Di tutto quello che ci raccontano i giornali per rendere più digeribile l’esibizione dei muscoli polizieschi - ricerca dei borseggiatori sui tram, o faccende di droga o altro ancora - non c’è proprio nulla. C’è solo la ricerca - violenta, scientifica e brutale - del clandestino, dello straniero povero. Una ostentazione di violenza di classe, insomma, che oramai ha tutto lo spazio per fottersene delle buone maniere.
Per non dire che tutto va proprio male, però, leggete una proposta per opporsi alle retate che sta circolando da qualche mese sui muri di Porta Palazzo, in lingua italiana e in lingua araba.

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30/9: Risveglio a Roma
Questa mattina, alle 7, Miguel è stato svegliato dai poliziotti dell’ufficio immigrazione del Cie di Ponte Galeria. L’hanno accompagnato nel loro ufficio e gli hanno annunciato che è arrivata l’ora della deportazione. Ora è in viaggio verso l’aeoporto.
Non sappiamo se questa svolta nella sua storia sia il normale avanzare della macchina delle espulsioni oppure una rappresaglia contro la sua voglia di lottare ed una intimidazione rivolta anche a tutti i suoi compagni del Centro che da due giorni stanno scioperando.
A proposito, lo sciopero della fame. Durante tutta la giornata di ieri lo sciopero è proseguito compatto: solo alcuni abbandoni, ma il grosso dei reclusi dell’area maschile ha continuato nella protesta. In tre sono svenuti per la spossatezza, due nel pomeriggio e uno la sera. In tutti e tre i casi i loro compagni hanno dovuto urlare a lungo per farli soccorrere, ed un poliziotto si è prodotto in una di quelle scene delle quali soltanto i portatori di divisa riescono ad essere protagonisti: si è avvicinato alle gabbie mentre dentro la gente urlava disperata, con il ragazzo svenuto in mezzo, ed ha cominciato a sputare oltre le sbarre, verso i reclusi, borbottando qualcosa.
Poi la situazione è diventata ancora più tesa, nel tardo pomeriggio. Alle gabbie si sono presentati alcuni dei funzionari che governano il Centro (sicuramente il capo della polizia e quello della Croce Rossa, più altri ancora) per parlamentare con i reclusi. Quando hanno appreso che la rivendicazione principale della protesta è l’abolizione della norma del “pacchetto sicurezza” che ha allungato a sei mesi i tempi di trattenimento hanno risposto che non è cosa di loro competenza e che avrebbero potuto soltanto fare qualcosa per migliorare un po’ le condizioni di vita. Hanno anche affermato che avrebbero fatto tacere la protesta “con le buone o con le cattive”. Durante tutto il colloquio almeno tre pulman dell’antisommossa sono entrati nel Centro, a dare forza alle parole dei funzionari.
Intorno alle 19,30, i funzionari se ne sono andati e i reparti della celere si sono ritirati. Al posto loro, però, sono entrati in campo i fabbri che - almeno fino alle undici di sera - hanno lavorato per rafforzare le gabbie: nuovi lucchetti per tutti.

Ascolta la testimonianza raccolta da Radio Blackout su http://www.autistici.org/macerie/?p=20363

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1/10: Sui tetti di Crotone, nelle aule di Milano
Quella di martedì è stata una giornata di tensione anche dentro al Centro di Crotone. Due reclusi sono saliti sul tetto minacciando di buttarsi, altri due sulle recinzioni metalliche che circondano la struttura. Un altro si è tagliato le mani e la pancia con una lametta. E non è la prima protesta dentro al Cie calabrese dal momento dell’entrata in vigore del “pacchetto sicurezza”: già ad agosto c’era stato uno sciopero della fame di tre giorni. In serata è tornata la calma ma, come in quasi tutti gli altri Centri sparsi per lo stivale, siamo sicuri che non durerà molto.
Nuova lunga udienza, ieri, del processo per la rivolta di via Corelli. La novità più grossa: uno degli imputati, Lacine, è già stato trasferito agli arresti domiciliari mentre per Jawad è una questione di ore. Priscilla, invece, aspetta una risposta a breve.
Durante l’udienza sono stati interrogati un carabiniere e due vigili del fuoco, e questi ultimi hanno fornito una ricostruzione dell’accaduto abbastanza differente da quella proposta dai carabinieri e dai poliziotti sentiti fino ad ora. Il processo, oramai, è agli sgoccioli: la prossima udienza sarà l’8 di ottobre, e in quella occasione saranno ascoltati gli imputati. E poi arriverà la sentenza, probabilmente già il 13 di ottobre.

Visite a Gradisca
Lunedì scorso due deputati e tre senatori del Partito Democratico hanno visitato il Cie di Gradisca d’Isonzo. Alle dieci del mattino, senza fotografi né giornalisti, sono entrati nella struttura accompagnati dal direttore. La visita è durata un paio d’ore e molti reclusi sono riusciti a parlare direttamente con i cinque, raccontando loro della durezza delle condizioni di detenzione e delle botte volate durante le proteste del lunedì precedente. Qualcuno tra i reclusi, poi, ha accusato i parlamentari in visita di essere corresponsabili delle leggi contro i senza-documenti, e soprattutto dell’esistenza stessa dei Centri. Questa saggia malfidenza verso i politici si è rafforzata qualche ora dopo quando al Telegiornale regionale è stata trasmessa l’intervista ad uno dei 5 parlamentari, che ha elogiato la professionalità del personale del Centro ed invocato lo sveltimento delle procedure di espulsione deprecando l’eccessiva permanenza all’interno dei Cie, senza soffermarsi molto sui pestaggi del 21.
Sta il fatto, però, che la resistenza dei detenuti sta dando i suoi frutti. La documentazione circolata in rete, il video delle cariche pubblicato su youtube, le pagine dei giornali sulla repressione di lunedì, l’attenzione continua rispetto a ciò che succede dentro alle mura del Centro ha intimidito di molto la polizia e i soldati di guardia che ora stanno attentissimi a quel che fanno.

La giornata a Roma
Prosegue lo sciopero della fame a Roma, ed è il terzo giorno. La situazione è pesante. Ieri sera, qualche minuto dopo i nostri ultimi contatti con dentro, un detenuto è svenuto e poi un altro si è tagliato le vene, e poi altri ancora hanno cominciato a tagliarsi. Fino all’una di notte, due ore di protesta e disperazione: il pavimento, “un tappeto rosso”. Il ragazzo più grave è stato curato sommariamente in infermeria e riportato nella sua cella: oggi è lì, mezzo morto, insieme ai suoi compagni. Ha perso molto sangue ed ha dei momenti di incoscienza.
Per contro, dopo la sceneggiata di ieri e l’espulsione a sorpresa di Miguel, la polizia non si è fatta più vedere. I detenuti, però, sanno che è nascosta dietro l’angolo, pronta ad intervenire non appena la protesta salirà di tono.

Ascolta il racconto della serata di ieri e della giornata di oggi:
Ascolta un appello in lingua araba su queste giornate di sciopero:

Torino. La libertà è un lavoro collettivo
Continuano ad aggiungersi dettagli sull’evasione di domenica scorsa dal Cie di Torino. Ora sappiamo per certo che si è trattato di un tentativo veramente collettivo. Quando i reclusi intravedono una possibilità, vale a dire un cancello aperto, iniziano tutti a spingere per uscire dalla gabbia. Prima che i militari riescano a chiudere il cancello, grazie alla spinta collettiva, quattro reclusi riescono a scappare e a dirigersi verso il muro che separa l’area dal cantiere del raddoppio. Qui, il primo si china per permettere agli altri di scavalcare salendo sulla sua schiena, un raro esempio di altruismo e di vero e proprio amore per la libertà. Uno ce la fa, ed è quello che è ancora uccel di bosco, ma gli altri tre vengono presi e, come sappiamo, picchiati fino a farli sanguinare e infine arrestati con l’accusa di resistenza e lesioni. Dopo due notti al carcere delle Vallette di Torino, proprio oggi i tre sono stati “scarcerati”, ovvero rinchiusi di nuovo al Cie di corso Brunelleschi. Ora, chiaramente, rischiano di essere espulsi prima che il processo cominci veramente.
Un altro recluso che rischia di essere espulso è Mimì, il ragazzo picchiato da due Alpini un paio di settimane fa. Dopo il pestaggio, Mimì ha sporto denuncia contro i due militi ignoti, ma per la legge italiana questo non è sufficente a sospendere l’espulsione. Per capirne qualcosa di più, ascolta l’intervista con l’avvocato di Mimì.

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2/10: Il quarto giorno
È il quarto giorno di sciopero della fame nel Cie di Ponte Galeria, a Roma. Già dalla mattina metà degli scioperanti cedono alla stanchezza e poi a pranzo cederà ancora qualcun altro. La forza si sta esaurendo, come è naturale, ma quasi nulla è perduto. Rimane la rabbia, rimane la disperazione e rimane anche la voglia di lottare. In questi quattro giorni i reclusi si sono fatti sentire come quasi mai era accaduto prima per un “semplice sciopero” dentro ad un Centro. Vedremo domani cosa succederà.
Una storia, però, ve la dobbiamo raccontare subito. In una camerata, su di una barella, c’è un recluso disteso da ieri sera. Si era tagliato le vene, lo ricorderete, e dopo essere stato curato sommariamente in infermeria è stato riportato dai suoi compagni. Loro l’accudiscono, ogni tanto chiamano il dottore che non arriva mai, e lo guardano che si spegne: non vuole ricominciare a mangiare, anche se è debolissimo, e spesso ha dei momenti di incoscienza. Oggi è stato trascinato via dalla polizia che voleva fargli delle foto, e poi è stato risbattuto in cella. Insomma, sta veramente male ma le autorità del Centro fanno finta di niente: fino a ieri era uno di quelli che si difendevano, che rompevano le scatole, che non si lasciavano mettere i piedi in testa. Meglio lasciarlo così, dunque, steso e dissanguato: non disturberà più nessuno per un po’.

Ascolta la testimonianza che abbiamo raccolto questa mattina su http://www.autistici.org/macerie/?p=20583

Un mese di sciopero della fame
Un mese senza mangiare, da solo, per essere regolarizzato. Perché gli venga riconosciuto di aver lavorato per anni con un contratto regolare. Un mese di sciopero della fame individuale. Robe da pazzi, direte voi. E infatti oltre a tenerlo rinchiuso al Cie di Gradisca, volevano fargli pure un TSO, un Trattamento sanitario obbligatorio, per levarselo di torno. Ora è in ospedale, perché ha perso troppo peso. E continuerà a non mangiare finché non vedrà il Giudice di pace che deve decidere del suo destino.

Ascolta un’intervista con il recluso in sciopero della fame e il suo appello in arabo su: http://www.autistici.org/macerie/?p=20573

Torino, Parigi e Teramo
Giusto all’ora di pranzo di giovedì, una decina di antirazzisti è entrata nella mensa del Politecnico di Torino, esponendo uno striscione con la scritta “La Sodexho ingrassa sui lager” e distribuendo volantini ai presenti. Studenti, cassiere e cuochi sono così stati informati che la grande multinazionale del catering Sodexho, oltre a gestire questa mensa, ha anche l’appalto per la fornitura dei pasti ai reclusi dei Centri di identificazione ed espulsione di via Corelli a Milano e di Roma Ponte Galeria. Reclusi che da sempre si lamentano per la pessima qualità del cibo e per la presenza di vermi e scarafaggi cotti. Reclusi che spesso, come da quattro giorni proprio al Cie di Roma, sono in sciopero della fame contro le condizioni di detenzione e contro l’estensione a sei mesi del tempo massimo di permanenza, per la libertà. Reclusi che spesso si ribellano e distruggono questi lager, come hanno fatto i quattordici rivoltosi di via Corelli, sotto processo per la grande rivolta dell’agosto scorso. Reclusi che spesso evadono da quelle gabbie, come è successo al Cie di Torino nella notte tra domenica e lunedì. Detto questo, il gruppetto si è dileguato prima dell’arrivo della polizia, chiamata da un’inviperita funzionaria amministrativa della Sodexho.

Scarica, stampa e diffondi il comunicato della Sodexho e il menu della giornata.
http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/buongiorno-sodexho.pdf
http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/menu-sodexho.pdf

A Parigi, invece, martedì sera una decina di solidali si sono auto-invitati a due dibattiti inseriti nel forum degli istituti culturali stranieri il cui tema di quest’anno è, pensate un po’ che pretese, “Sublimiamo le frontiere”. Il loro intento era quello di ricordare al pubblico dell’Istituto culturale olandese e di quello italiano che la parola stessa “frontiera” fa rima con controlli, lager, prigionia e morte per milioni di persone. Soprattutto ora, dentro alla moderna Europa di Schengen. Bisogna dire che l’accoglienza del pubblico che assisteva alla conferenza all’Istituto culturale olandese non è stata particolarmente calorosa: i presenti sul posto hanno cominciato molto presto a dare in escandescenze ed insultare i contestatori, e i volantini sono stati distribuiti e letti nonostante il loro gesticolare e il loro baccano. Al contrario, all’Istituto culturale italiano l’accoglienza è stata molto più cortese e comprensiva: i contestatori hanno letto la testimonianza di un recluso di Ponte Galeria ed hanno reso edotto il pubblico su quest’ultimo mese e mezzo di rivolte nei Centri italiani e del processo in corso contro i 14 di Corelli. “Sopprimiamo le frontiere” - così terminava il volantino distribuito in entrambe le occasioni.

A Teramo, invece, nella notte tra martedì e mercoledì sono stati imbrattati due mezzi della Misericordia. I quotidiani locali riportano le due scritte che sarebbero state vergate con lo spray nero sui portelloni: “Assassini” e “Complici dei lager”. La Digos, come al solito, indaga, e sospetta che a muovere gli autori delle scritte sia il disprezzo verso l’istituzione della Misericordia che, come sapete, gestisce i Cie di Bologna e Modena.

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3/10: La vendetta
È arrivata la vendetta della polizia e della Croce Rossa per il duro sciopero della fame messo in campo dai reclusi di Ponte Galeria da lunedì scorso fino a ieri sera. In dodici tra i presunti animatori della protesta sono stati chiamati questa mattina con la scusa della scarcerazione. Al contrario, invece, sono stati immobilizzati con violenza e preparati per il trasferimanto in altri Centri. Chi li ha visti passare ha testimoniato che avevano i polsi legati con del nastro isolante. Un trasferimento violento e punitivo, dopo quattro giorni di lotta. Non sappiamo i dodici dove verranno portati.
Anche questa notte, a sciopero oramai finito, ci sono state un paio d’ore di protesta, con una battitura sulle sbarre.
Rimane immutata, invece, la situazione del recluso che l’altroieri sera si era tagliato le vene per protesta.

Aggiornamento ore 16.00. Non ci sono note, ancora, le destinazioni dei reclusi trasferiti questa mattina. La confusione di questa notte, invece, non era una battitura: erano semplici urla. E già, perché un gruppo di reclusi ha dovuto urlare dalle due della mattina fino alle cinque e mezza perché uno di loro stava male e la Croce Rossa faceva finta di non sentire: ma queste sono storie quotidiane, dentro ad un Cie.

Aggiornamento ore 22.00. Nel pomeriggio un altro dei protagonisti dello sciopero viene trasferito da Ponte Galeria verso una destinazione ancora ignota, mentre invece arriva a Roma un gruppone - forse addirittura 30 - di reclusi algerini proveniente da Bari-Palese. Dopo una mezz’ora si scoprirà che almeno due dei reclusi trasferiti questa mattina sono finiti proprio a Bari. Come quest’estate dopo le sommosse di Gradisca e poi di Milano la pratica del trasferimento punitivo denuncia la natura para-carceraria dei Centri. Intanto, il reclusoche si era tagliato le vene l’altroieri avrebbe ricominciato a camminare più o meno autonomamente.

Aggiornamente ore 23.00. Quattro prigionieri riescono a montare sui tetti e provano a scavalcare le reti del Centro. Tre vengono bloccati subito dalle guardie, del quarto non si sa ancora nulla: incrociamo le dita, probabilmente è libero.

Sciopero a Brindisi
Sono almeno sei giorni che otto reclusi del Cie di Restinco, a Brindisi, sono in sciopero della fame e della sete. Arrivati più di un mese fa a Lampedusa, trasferiti a Porto Empedocle e da lì a Brindisi non sanno ancora nulla della sorte che li attende: nesuno li informa, si sentono abbandonati e vivono la prospettiva di rimanere ancora cinque mesi prigionieri in questo piccolo Centro, appena riaperto e già completamente disastrato. A presto maggiori dettagli ed aggiornamenti.

Una tavolata
Al Cie di Gradisca d’Isonzo un’infermiera sarebbe stata colpita da un tavolo lanciato da un recluso e un operatore si sarebbe beccato un pugno. Lo dice la Fisascat Cisl di Gorizia, e non sappiamo se sia vero né quando questo sia successo. Se da una parte siamo abituati ai comunicati sindacali in solidarietà con gli aguzzini, dall’altra vorremmo segnalarvi come nel video sul pestaggio di Gradisca si veda chiaramente del personale in camice bianco accanto ai soldati schierati, e non ci sembravano affatto poliziotti in borghese. A gente come questa un pugno o una tavolata gliela tireremmo volentieri pure noi, anche subito.

Sorvegliàti di ieri e di oggi
Non è la prima volta che una Questura cerca di appioppare la misura della sorveglianza speciale a dei compagni. È già successo in passato e sta succedendo anche altrove, non solo a Torino. Abbiamo sentito tre “sorvegliati speciali”, le motivazioni - sempre pretestuose - addotte dalla polizia, le restrizioni cui sono, o sono stati o potrebbero essere sottoposti. E tutti e tre concordano su un punto: la sorveglianza speciale colpisce essenzialmente la vita che ognuno di loro ha scelto di vivere, gli amici e i luoghi che ognuno sceglie di frequentare. Per cercare, invano, di fermare il subbuglio sociale che ovunque ribolle, nonostante tutto.

Ascolta l’intervista con Mike di Rovereto, che ha passato due anni da sorvegliato speciale
Ascolta l’intervista con Gianluigi di Teramo, sottoposto da un anno alla sorveglianza speciale
Ascolta l’intervista con Sid di Milano, che il 7 ottobre avrà l’udienza per la sorveglianza.
su http://www.autistici.org/macerie/?p=20513

Infine, proprio ieri l’udienza per l’applicazione della sorveglianza speciale ai due compagni di Torino è stata fissata per giovedì 8 ottobre, alle ore 9 del mattino.

Ore 14. Da circa un’ora dentro al Centro di Gradisca d’Isonzo è in corso una perquisizione. Una perquisizione provocatoria e violenta: in alcune camerate è già volata qualche manganellata. La polizia urla ed insulta, un ragazzo è in infermeria colpito alla testa. Fra due ore, fuori dalle mura, ci sarà un presidio di antirazzisti, ed è questo probabilmente che ha suggerito alla direzione del Centro di dare ai reclusi un avvertimento tanto forte, dopo una settimana di relativa calma. In più, abbiamo scoperto che almeno una camerata di reclusi è in sciopero della fame ed oggi ha rifiutato anche l’acqua. Seguiranno aggiornamenti.

Aggiornamento ore 21.00. Finita la perquisizione, i prigionieri di Gradisca sono stati fatti rimanere chiusi nelle stanze e solo dopo un’oretta hanno avuto accesso alle zone comuni. Alcuni sono stati trasferiti in aree differenti all’interno del Cie. Durante lo svolgersi del presidio antirazzista oltre le mura la situazione è rimasta abbastanza calma. Da Roma, invece, arrivano maggiori dettagli sulla tentata evasione di ieri sera. A provare la fuga sono stati in tre, non quattro. Uno solo è riuscito a scavalcare il muro ma si è rotto la gamba cadendo, ed è stato presto ripreso dalle guardie. Un altro, fallita l’evasione, è ritornato per tempo insieme agli altri reclusi senza farsi intercettare dalla polizia. Il terzo, invece, è stato preso dai militari e messo in isolamento. Oggi, casualmente, un recluso è riuscito a vederlo. La scena che ci ha descritto è agghiacciante: era scalzo, con la faccia gonfia e lividi sui piedi e sulle mani, circondato da almeno otto militari che gli impedivano di alzarsi. Sempre oggi altri cinque reclusi sono stati trasferiti da Ponte Galeria verso qualche altro Cie.

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