19/09/2009: Lettere dal carcere (da radiocarcere)


Noi donne detenute a s.m. Capua Vetere
Cara Radiocarcere, siamo delle detenute ristrette nel lager di S.M. Capua Vetere. Diciamo lager a causa delle condizioni di vita a cui siamo costrette. Infatti dentro ogni cella siamo costrette a viverci in 10 donne, con un solo bagnetto. Passiamo circa 20 ore chiuse in questa cella.
Come se non bastasse il vitto che ci danno è a dir poco cattivo e i materassi dove dormiamo sono ridotti ai minimi termini. Il rispetto per la nostra salute qui non esiste. Per citare solo un esempio tre mesi fa una nostra compagna è andata dal medico perché soffriva dei fortissimi dolori ai reni. Il medico, senza neanche visitarla, le ha detto che doveva camminare al sole. Beh, dopo tre mesi di sofferenze alla fine l’hanno visitata e hanno scoperto che aveva i calcoli ai reni. E questo è solo un esempio. Inoltre gli educatori, che devono farci la relazione comportamentale, non si occupano di noi con il risultato che il Tribunale di Sorveglianza non può decidere se concederci o meno misure alternative. Vi sembra normale? Ah! Dimenticavamo La battitura delle sbarre! Tre volte al giorno alcuni agenti entrano in cella e battono contro le sbarre per vedere che siano sane, che se continuano così fa a finire che le buttano giù loro stessi le sbarre.

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Tre notizie dal carcere di Fossombrone

Caro Arena le racconto tre episodi che sono accaduti qui nel carcere di Fossombrone. Il primo: un detenuto per mancanza di spazio nelle celle, è stato messo in una stanzetta senza servizi igienici. Beh deve sapere che dopo alcuni giorni quel detenuto ha cercato di uccidersi e ora non sappiamo che fine abbia fatto.
Ed ancora. L’altro giorno mentre facevamo l’ora d’aria un nostro compagno ha perso i sensi, noi abbiamo chiesto aiuto e, dopo mezz’ora, è arrivato un infermiere che ci ha detto di portare in spalla il nostro compagno perché la barella non entrava nella porta del cortile. Quel ragazzo si è ripreso, ma noi ci siamo chiesti: se era un infarto cosa poteva accadere?
Il terzo è forse il più grave episodio accaduto qui. Un detenuto tunisino è stato malmenato nella sua cella perché aveva infastidito l’agente di turno con l’insistente richiesta di poter parlare con il comandante. Le dico che dopo tre giorni gli imbianchini stanno ancora rimuovendo le tracce di sangue lasciate sulle parti. Pare che l’agente abbia colpito più volte quel detenuto con il martello usato per la battitura delle sbarre. Qui nel carcere di Fossombrone alcuni dicono che quel ragazzo è in ospedale, altri dicono che sia morto. Magari attraverso Radiocarcere potremo riuscire ad avere notizie. La saluto con grande stima.

Angelo dal carcere di Fossombrone

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Siamo un gruppo di detenuti del carcere di Frosinone e siamo costretti a vivere in 5 detenuti dentro celle piccolissime. Celle in cui rimaniamo chiusi per più di 20 ore al giorno. Il carcere ci lascia nel più completo abbandono, ci chiudono in queste celle fatiscenti e nessuno si cura nel modo in cui siamo costretti a vivere. Anche quando ci dobbiamo fare la doccia è un dramma. Infatti qui nel carcere di Frosinone ci sono solo 3 docce che devono essere utilizzate da 50 detenuti. Per il resto, viviamo nella sporcizia, siamo invasi dai topi e ogni giorno siamo anche condannati alla puzza che c’è qui.
Per i detenuti che sono malati poi è davvero un’odissea farsi curare. Infatti mancano le medicine e molti di noi soffrono e non vengono curati. Manca anche il personale, pensate che in tutto il carcere di Frosinone c’è un solo educatore. Non abbiamo possibilità di lavorare, né di imparare il lavoro. Vorremo rivolgere un appello al Presidente Napolitano, affinché solleciti questo governo ad adottare soluzioni rapide ed efficienti per risolvere la grave situazione in cui versano le carceri italiane. Aggiungiamo che noi detenuti siamo consapevoli che dobbiamo scontare la nostra pena, ma chiediamo solo di scontarla in modo umano e dignitoso così come prevede la Costituzione.

40 persone detenute nel carcere di Frosinone

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L’inferno del carcere di Ragusa
Carissimo Arena, qui nel carcere di Ragusa si sta davvero malissimo. Siamo più di 320 detenuti quando dovremo essere solo 150. Pensa che con il caldo che fa manca addirittura l’acqua. Infatti per 2 volte al giorno e per parecchie ore l’acqua non esce dal rubinetto. Inoltre le pareti della nostra cella sono piene di umidità, le docce non funzionano da circa 4 mesi e sono ricoperte dal muschio. Viviamo in una cella tanto piccola che viene chiamata: cubicolo e dentro ci stiamo in 3. Praticamente è una celletta larga 2 metri e lunga 3.
Dormiamo su un letto a castello a 3 piani e il bagno non è separato dalla cella, tanto che noi ci abbiamo messo un lenzuolo per avere un po’ di privacy quando facciamo i bisogni.
Poi c’è una piccolissima finestra e fuori una bocca di lupo a fare da copertura. Alla finestra, oltre che alle sbarre, c’è anche una fitta rete metallica e noi non riusciamo a vedere il cielo né di giorno né di notte. Vorremo tanto che qualcuno delle personalità di alto livello che si occupano di queste cose facesse qualcosa per noi, perché non è giusto farci vivere così. Come se non bastasse noi siamo di Napoli e a causa della distanza non possiamo incontrare i nostri familiari. Ora concludiamo portandoti i saluti di tutti i detenuti del carcere di Ragusa e forza Radiocarcere!

Eduardo e Luigi dal carcere di Ragusa

da www.radiocarcere.com, 10 settembre 2009

http://www.autprol.org/