26/07/2009: LETTERA DAL CARCERE DI MACOMER (NUORO)


[Questa prima parte è scritta da Bouhrama]
Carissimi compagni, sono felice di scrivervi e vi chiedo scusa se ogni volta che scrivo a voi mi sfogo. Succede questo perché siamo in una zona deserta, che si chiama l'isola Lost e ciò mi fa ricordare il telefilm americano (di J.J. Abbrahams).
In questo carcere, dove c'è questa sezione di 25 islamici, non hanno capito niente; ti fa ricordare il peggio del famigerato 41bis. Secondo il direttore, al ministero non ci sono i mezzi materiali per avere i nostri diritti.
Vi raccontiamo i fatti accaduti giovedì 9 luglio 2009.
Verso le 18,30 un ragazzo algerino ha appiccato il fuoco alla cella in cui si trovava, il fumo ha riempito tutta la sezione. Quando il ragazzo ha cominciato a gridare, noi (Bouhrama Amine e Serai Khaled) abbiamo a nostra volta appiccato il fuoco davanti alla porta blindata della cella in cui ci trovavamo. Subito dopo è arrivata una guardia con l'estintore, scaricandolo completamente su quest'ultimo fuoco. Lo ha fatto di proposito, non voleva spegnerlo, ma soffocarci. La nuvola fatta uscire dall'estintore, il fumo sprigionato dalle cose accese, hanno riempito la sezione e messo in difficoltà la respirazione di Serai. Lui ha l'asma, la respirazione gli veniva meno, ha avuto una crisi (le mani e i piedi hanno cambiato forma, cioè, non riusciva più ad aprire entrambi, lo stomaco gli faceva malissimo, il corpo gli formicolava, tremava), infine è caduto a terra svenuto.
La sezione intanto era diventata un casino misto di rumori, urla e insulti affinché ci aprissero le porte blindate delle celle, non lasciassero morire soffocato il ragazzo algerino e chiamassero il dottore per Serai. La situazione è stata aggravata dal fatto che il dottore non c'era: in questo lager non c'è un dottore perché, dicono, non ci sono fondi. Dopo un'ora di dolore, in cui hanno fatto quasi morire Serai, il dottore è arrivato. Serai l'abbiamo portato in due (io assieme all'egiziano, il famoso di Madrid (*), assolto in Spagna), perché non riusciva a camminare e neppure a parlare.
[Da qui in poi inizia il racconto di Serai]
Per correttezza va detto che il dottore venuto quel pomeriggio non è quello fisso del carcere, è un medico curante chiamato apposta, era la prima volta che lo vedevamo. Ha fatto una "cortesia", data anche la chiamata di pronto soccorso. Incredibile questa storia del dottore di casa (ma un dottore che va a casa dei suoi clienti dovrebbe essere qualificato), mi ha fatto la puntura ma non è cambiato niente, mi ha dato una pillola, niente ancora, finché ho preso una medicina liquida forte che ho messo sotto la lingua. Passati 45 minuti mi sono sentito un poco meglio. Il dolore è rimasto, perché ho avuto due crisi, una alle ossa e l'altra causata dall'asma.
Il dottore mi ha curato con lo spray Ventolin e ha detto che dovevo essere visitato il mattino successivo da un altro dottore, quello del carcere. Il giorno dopo, venerdì, il dottore è arrivato alle 20,00! Senza visitarmi, parlandomi da 1,5 mt di distanza, senza controllare la mia cartella clinica - mi sembrava un mago - mi ha fatto arrabbiare, e non è la prima volta. Questa cosa è già accaduta con altri due compagni islamici; hanno litigato con grande casino in sezione e hanno denunciato alla procura di Cagliari questo dottore (mago). Dopodiché è venuta qui una commissione parlamentare composta da quattro donne (comuniste e radicali). Noi abbiamo parlato con una donna del partito Rifondazione comunista, simpatica. Speriamo che qualcosa in futuro cambi questo lager che distrugge la mente dei detenuti.
Nel TGR della televisione locale Videolina hanno informato che questo non è un carcere, ma un capannone abbandonato. Inoltre abbiamo sentito, e letto in un giornale sardo, che fra poche settimane arrivano qui tre islamici tunisini da Guantanamo, dopo l'accordo di Berlusconi con Obama. Anche la costruzione di questo lager ti fa impazzire. Cella e passeggio sono vicinissimi: psicologicamente diventi violento o ti ammali di qualche malattia sensibile (mentale).

Macomer, 9 luglio 2009
Bouhrama Amine, Serai Khaled

(*) Osman Rabei, fra gli accusati per l'attentato di Madrid dell'11 marzo 2004 ad un treno, nel quale persero la vita 191 persone e altre 1500 rimasero ferite. Nel settembre 2008 è stato assolto, ma lo stato italiano non lo vuole mollare.

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