18/07/2009: Milano: Comunicato dal CIE di via Corelli


A nome di tutti i detenuti, o meglio, di ogni sequestrati del centro di accoglienza di via Corelli.
Premessa: siamo esseri umani simili a voi italiani, l'unica differenza è che siamo nati in un altro paese povero. Inoltre non abbiamo avuto la possibilità di metterci in regola per diversi motivi e per avere un lavoro onesto e in regola. Ciò ci ha spinti a fare dei lavori saltuari in nero. Purtroppo una minoranza di noi, per la disperazione e la fame, hanno commesso per la maggior parte dei piccoli reati ed ha scontato i suoi sbagli con il carcere.
Tuttavia vi racconto la situazione pietosa che viviamo in questo luogo maledetto, il quale non auguro a nessuno, quale che sia la sua nazionalità, nero o bianco. Siamo qui di tutte le razze, qualcuno non sta in buona salute e ha bisogno di cure a causa del malfunzionamento del centro sanitario e la carenza di medicinali. Gli alimenti sono insufficienti e mal conditi. Inoltre siamo fuori dal mondo, dato che il giornale non entra. L'unico televisore che esiste è coperto da una spessa rete metallica che rende la vista quasi invisibile. I bagni sono luridi ed addirittura per entrare ci vuole una mascherina con la paura di prendere qualche malattia infettiva. Sapete perché ci danno lenzuola di carta, non quelle normali? Vi rispondo io: perché sanno che alcuni di noi sono arrivati all'estrema disperazione e non vedono l'ora di farla finita, per dare un taglio a questa sofferenza.
Ognuno di noi ha la sua storia personale che lo tormenta. Ci sono persone che hanno i famigliari in Italia e non vogliono separarsi. Altri hanno bambini o fidanzati da cui non vogliono dividersi. Altri, dopo anni di lavoro, a causa della crisi mondiale, hanno perso il lavoro e adesso rischiano di essere rimpatriati. Come è possibile mandare via una persona che ha trascorso metà della sua vita qui in Italia? Che quasi non parla più nella sua lingua originale ma solo quella italiana e dopo aver perso i suoi affetti del suo paese? Sicuramente si sentirà più straniero al suo paese.
C'è una curiosa storia di un compagno che si trova con noi per essere rimpatriato. Ha un processo in corso, se fosse rimpatriato sarà condannato in contumacia. Cioè non sarà presente, e questo mi sembra ingiusto.
Infine passare sei mesi in questo scandaloso e vergognoso luogo, per ben dirlo, un gulag, è incivile, disumano, in un paese avanzato come l'Italia.

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