12/07/2009: Aquila, Palestina
Un boato di notte cambia la vita di una tranquilla città d’occidente; trecento persone morte, le case, i negozi, gli uffici, la casa dello studente, parte dell’ospedale, numerosi monumenti e tanto altro sono andati distrutti per il terremoto. Decine di migliaia di persone hanno perso tutto. Vengono insediati dei campi e delle tende dallo Stato per sistemare gli sfollati. La gente è impaurita, anche perché nuove scosse si ripetono ancora oggi, e così Qualcuno decide che quella gente e quei campi possono essere un banco di prova per sperimentare un controllo militare nei confronti di una popolazione intera, senza che all’esterno se ne sappia niente; un rapporto Nato per le metropoli nel 2020 auspica questo utilizzo militare.
Mentre giornali e tv rendono uno show morte e distruzione, dopo i funerali inizia l’ora della disinformazione e della propaganda.
All’Aquila arrivano migliaia di militari di ogni specie. Nei campi vengono istituiti dei veri e propri check-point per entrare ed uscire, perquisizioni, impossibilità di ricevere visite di amici, di avere animali con sé. Nulla si può autogestire, tutto è organizzato dalla protezione civile, che impone anche cosa mangiare e bere. Niente internet, niente volantini, niente cucina fai da te, niente spazi per il confronto o la discussione; in compenso controlli notturni mentre si dorme, docce all’aperto, bagni inadeguati; per chi ha già parecchi disagi, come gli anziani, tutto è più complicato.
Sembra un teatro di guerra, sembra Gaza, e forse non è così diverso.
Prima l’esercito nelle strade, ora la militarizzazione dell’Aquila, mentre si approva una legge sulla sicurezza che rende reato la disperazione di migliaia di individui stranieri, che li cancella come persone e legittima il disprezzo e il razzismo di chi pensa di poterli solo sfruttare. Il Governo italiano diventa avanguardia verso la realizzazione della guerra ovunque, non più solo in Paesi lontani. La crisi ha accresciuto la povertà e la precarietà anche nei Paesi ricchi, ma con esse potrebbero aumentare anche il malcontento e il dissenso verso chi detiene il potere, così ecco trovati gli strumenti per impedire tutto ciò: controllo e repressione. Il laboratorio dell’Aquila ne è un esempio lampante.
Accanto ai militari un ruolo fondamentale è rappresentato dalla protezione civile, già protagonista, alcuni anni fa, delle esercitazioni antiterrorismo che preparavano le grandi città ad avere la guerra in casa (i conti tornano). Ad essa sono stati attribuiti tutti i poteri per la gestione dell’emergenza, ma anche per la ricostruzione che fa gola a
molti e che andrà ad arricchire i soliti noti. L’Abruzzo è una grossa fetta di torta da spartire e così la protezione civile rappresenta il fidato cane da guardia per gestire ogni cosa, così come è accaduto con i rifiuti in Campania; spazzatura e terremotati sono considerati e trattati dallo Stato nella stessa maniera.
Anche per l’organizzazione del G8 la protezione civile è in prima fila per consentire, tra l’altro, le visite guidate ai Potenti della terra in mezzo alle rovine. Già, il G8. Mentre la gente è nelle tendepoli, isolata e controllata a vista, a pochi passi il vertice degli otto Paesi più industrializzati del mondo che tra un aperitivo ed una cena discuteranno quante briciole concedere per evitare che il sistema affondi, o almeno che affondi il più tardi possibile.
Diceva il poeta che quando si chiude la verità sotto terra, essa vi si ammassa e vi prende una tale forza di esplosione, che il giorno in cui scoppia fa saltare con sé ogni cosa. Che la verità inizi ad accumulare forza allora, quella degli sfruttati, dei ribelli, di chi è stanco di subire, e si scateni contro gli sfruttatori di ogni nazione.
Anarchici
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ESTRATTO DI UNA TESTIMONIANZA DAI CAMPI IN ABRUZZO
ALL’AQUILA SI VIVE IN STATO DI GUERRA, PADRONI ASSASSINI RIDATECI LA TERRA!
…Non riusciamo ancora a capire bene il perché o dove vogliono andare a parare. Di sicuro è una prova di guerra e di dominio totale sulla volontà della popolazione, forse è la sperimentazione del piano “rinascita” di Gelli.
Servizi segreti, sbirri di tutte le sorti e digos si sono concentrati qui nell’Aquilano, insieme a massoneria, mafia, camorra, ‘ndrangheta, sacra corona unita, Stato di polizia e G8. Oltre ai vigili del fuoco, su 60.000 abitanti, di cui 30.000 sfollati sulla costa, ci sono più di 70.000 uomini e donne in divisa all’Aquila, dall’esercito ai carabinieri, dalla polizia, municipale e non, ai gom, dalla guardia di finanza (anche in assetto antisommossa) alla guardia forestale. E poi ci sono le guardie ecozoofile, che con le loro divise belle inamidate addosso, invece di rendersi utili nei campi stanno lì a prendere i documenti a chi entra e chi esce e a fare le ronde. C’è la protezione civile di Bertolaso-Berlusconi che filtra la solidarietà, impedisce l’installazione di punti di connettività adsl (“tanto” dicono “noi ce l’abbiamo e agli sfollati questo non serve!”) e se gli chiedi di installare i cessi chimici in fondo al campo, dove c’è meno controllo, oppure la carta igienica, tergiversano o si rivolgono ai vigili del fuoco. E poi c’è tutta la pletora di volontari a pagamento autorizzati dalla protezione civile: dalla Misericordia ai Devoti di questo o quell’altro santo in paradiso, dalla croce rossa a quella bianca, verde o azzurra. E poi c’è Digos e polizia in borghese sparsa per tutto il territorio. In ogni campo su 160 sfollati, ci sono almeno 200 sbirri a vario titolo più quelli in borghese.
Queste tendopoli sono dei lager. Non è permesso tenere animali con sé (tranne rare eccezioni strombazzate in televisione), non è permesso andare a trovare amici e parenti negli altri campi senza essere identificati, non è permesso cucinare, lavarsi, autogestirsi. Quando arrivano i camion di roba la gente fa a botte per accaparrarsi le mutande o due calzini non spaiati. Ci trattano come decerebrati.
Ci hanno invaso, colonizzato, disinformato. Non arrivano giornali nei campi. Per andarli a comprare bisogna uscire la mattina presto dopo essere stati identificati e cercare di raggiungere l’edicola ancora agibile più vicina (abbiamo il marchio del terremotato: un tesserino da portare sempre bene in vista anche quando si fa la fila per mangiare o per andare al cesso o per farsi la doccia o andare dal barbiere ogni 15 giorni). Per le donne, soprattutto le anziane, è una tragedia, per farsi una doccia o un bidè bisogna andare al mare o a Roma e tornare prima che chiudano i cancelli, altrimenti doccia fredda e bene in vista (sotto gli occhi di tutti, sbirri e maschi in generale), perché in molti campi non ci sono containers per le docce, ma docce a cielo aperto. Le donne anziane, disabili, le incontinenti, la fanno e se la tengono nella tenda, perchè non ci sono cessi chimici in fondo al campo, dove c’è meno sorveglianza. I cessi stanno all’entrata del campo, dove c’è la protezione civile e tutti gli altri sbirri con le telecamere e i fari. I cessi hanno tra l’altro le barriere architettoniche.
Molte tende sono inagibili (ci entra l’acqua e gli sfollati devono scavare dei canali per convogliare l’acqua in una fossa, che poi svuoteranno la mattina successiva) e quelle della protezione civile difficilmente accessibili (invece delle chiusure lampo hanno bottoni e spaghi per la chiusura) e per un giovane o una giovane aitante occorrono almeno 10 minuti per aprirne o chiuderne una. La notte cerchi di dormire e di accantonare tutto questo disastro, cerchi di non pensare al futuro, non esiste futuro: non avevamo e non abbiamo lavoro, non avevamo e non abbiamo reddito e ora non abbiamo neanche più una casa, un nido dove stare. E mentre cerchi di addormentarti in mezzo a questo orrore, gli uomini in divisa entrano nelle tende e ti accecano la vista con le torce, per vedere chi c’è e chi non c’è, che cosa fa e se ha il computer acceso o la televisione (è vietato tenerli con sé nella tenda). C’è il coprifuoco. Arrestano un rumeno per aver recuperato dalle case crollate pezzi di grondaia di rame, mentre i veri sciacalli sono pagati per tenerci rinchiusi dentro i campi o per mandarci via dalla disperazione. E con il G8 sarà ancora più atroce. Nessuno guadagnerà una lira da quest’altro terremoto, nessuno tranne i potenti.
f.i.p. 11/7/09 Via Massaglia 62/c - LE
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