09/07/2009: Lettera dal carcere di San Michele (Alessandria)
Cari compagni,
è più di 2 anni che io e il mio amico e compagno Daniele siamo stati fatti prigionieri dalla dittatura democratico - borghese.
La mattina del 12 giugno 2007 nel piccolo paesino di Terrina, provincia di Lucca, a detta dei 2 testimoni, una persona vestita di nero, con casco integrale ed occhiali neri, alto 1.60-1.65, magro e con accento non italiano, si fa consegnare 3.460 euro dalla direttrice dell’ufficio postale; restituendo il portafoglio ad una cliente, senza prendere niente al suo interno. Dopodiché si allontana facendo perdere le sue tracce. Questo avviene verso le 12:15
Ore 18:00, a circa 15-20 km di distanza io e Daniele stiamo prendendo il sole ai piedi di una montagna. Vicino all’unica strada principale della zona, arrivano quattro persone a pistole spianate, senza identificarsi, ci catturano e iniziano a farci domande senza ottenere risposta.
Sequestrano dei soldi che erano nello zaino dicendo che venivano da una rapina, ma le cifre assolutamente non coincidono. Questo a meno che no facciano qualche magia per farli corrispondere. Dicono di aver trovato una moto dall’altra parte della montagna, che secondo loro noi avremmo abbandonato.
Si dimenticano di dire che per fare questo avremmo dovuto scalare una montagna di 1200mt e riscendere dall’altro lato. Vicino alla moto trovano un casco ma non integrale. Non è stata ritrovata né un impronta, né un frammento di DNA nostro su nessun oggetto incriminante.
Io sono alto 1.78 e peso 93 Kg, pratico Thai boxe e sollevamento pesi, per questo ho una corporatura molto riconoscibile. Daniele è alto 1.85.
Le descrizioni non coincidono per niente, ma il risultato non cambia, rimaniamo prigionieri del nemico. Un altro fatto da tener presente è che nei processi in cui siamo imputati ci troviamo sempre di fronte gli stessi magistrati e gli stessi giudici, nonché a fare le indagini sono sempre gli stessi carabinieri e poliziotti che ci seguono da 12 anni.
Non c’è che dire un gran bel teatrino o circo davvero.
Nei mesi a seguire, si susseguono indagini, intercettazioni e perquisizioni a danno di molti compagni della toscana molte anche le visite di loschi figuri dell’antiterrorismo che cercano collaboratori in cambio di libertà o soldi. Risultato: zero.
Vorrei ricordare un altro fatto, prima dell’arresto ero uscito solo da un mese dal carcere e io come i miei compagni ero sempre pedinato, pure quando andavo al mercato. Quindi secondo loro avrei fatto questa rapina senza che nessuno si accorgesse?
Sorvoliamo sulla loro stessa ammissione di imbecillità.
Dopo un anno si pensava di esser vicini alla scadenza termini, ma ci raggiunge un altro mandato di cattura per associazione sovversiva con finalità di terrorismo, oltre a noi sono accusati anche Leonardo e Paola, altri compagni sono indagati ma fortunatamente non è emesso mandato d’arresto.
Molti compagni indagati erano agli arresti domiciliari nel mese che ero fuori e io purtroppo non ho potuto neanche incontrarli… figuriamoci se potevo coinvolgerli nell’organizzazione di una rapina. Inoltre logica vuole che le persone che devono essere al corrente di un’azione diretta (qualunque sia) sono solo quelle strettamente necessarie al compimento dell’azione stessa e nessun altro. Mi sembra ridicolo che realmente qualcuno pensi che organizziamo una rapina da 3.400 euro in 12 persone, sarebbe un delirio.
Ho voluto raccontare questa storia per fare un quadro più o meno completo della situazione. Me ne frego del concetto di colpevole o innocente, o del giudizio del giudice. Allo steso tempo nessuno di noi vuole prendere le distanze dalla pratica della riappropriazione individuale o collettiva dei beni e dei denari dei ricchi e dei capitalisti. Sia che si chiami rapina o esproprio proletario, che serva per finanziare l’attività rivoluzionaria, aiutare che ha bisogno o per sottrarsi alla schiavitù del lavoro salariato, io non posso che appoggiare come anarchico questo tipo di pratica rivoluzionaria. Che l’ala più pacifica dl movimento anarchico non storga il naso a queste mie parole, perché nella gloriosa storia del movimento anarchico, centinaia sono gli anarchici espropriatori, come Jacob, la banda Bonnot, Durruti ecc…
In tutto ho fatto quattro anni di galera e gira e rigira mi sa che me ne farò molti altri visto che non smetterò mai di combattere contro lo stato, la dittatura democratica e lo sfruttamento.
Sono felice e orgoglioso di tutto il supporto che danno i compagni fuori a noi prigionieri, con lettere, benefit, manifestazioni, scritte sui muri, ma vorrei che la situazione che stiamo subendo sia di stimolo per molti per passare all’azione. Sbirri, fascisti e sfruttatori pensano di fare qualsiasi cosa impunemente, ma non è stato e non sarà sempre così, con un po’ di coraggio che dia la coerenza di unire i fatti alle molte parole. Quanti immigrati devono essere picchiati o uccisi, case sgomberate, compagni arrestati, famiglie ridotte alla miseria, montagne, valli e campagne distrutti, prima che ci svegliamo e decidiamo di dare tutto noi stessi per fermare questo scempio?
Io ho tanti interessi e mille cose da fare nella vita, ma oppormi a tutto questo è la cosa più sensata da fare, se ci tengo alla mia e alla vita di tutti. Il pacifismo e la passività del movimento e della gente ci hanno portati ad essere come agnellini pronti per essere mangiati dai lupi. Sosteniamo e diffondiamo la contro-informazione, che sia di sostegno all’azione diretta, non solo all’interno del movimento, ma rivolta a tutti gli sfruttati. Che le nostre parole siano sempre supportate dall’azione, che è l’unica cosa che dà credibilità a noi e alle nostre parole. I nostri nemici hanno la televisione, i giornali, la menzogna, il ricatto. Noi abbiamo l’amore, la verità, il coraggio, la creatività e l’intelligenza che qualificano l’agire rivoluzionario. Sono stati scritti magliai di libri, fanzine, giornali teorici, militanti, anarchici e comunisti, è stata analizzata in lungo e in largo la nostra idea, ci sono migliaia di libri su i mali dell’industria, dell’inquinamento, sulle malefatte dei governi. Le nostre parole e i nostri scritti da soli, non ci rendono meno complici di questo scempio. Mettersi un’etichetta di anarchico, comunista o ambientalista non ci rende meno complici. Visto che adesso la libertà non è cosa di questo mondo, io mi sento libero solo quando agisco contro chi ci vuole schiavi, contro di lui, i suoi strumenti, o i suoi beni. Vivere, combattere, gioire, soffrire e morire alla conquista della libertà vale più della più agiata e tranquilla vita che uno sfruttato possa desiderare. Un saluto a tutti i compagni anarchici, comunisti e antimperialisti che combattono contro lo stato e lo sfruttamento.
Un saluto e un abbraccio a tutti i compagni prigionieri, un saluto particolare a Leo: sapendoti in libertà quando ti penso mi sento un po’ più libero anche io. Ogni giorno che passi in libertà è uno schiaffo in faccia a questi aguzzini che ti vorrebbero prigioniero e questo fa gioire tutti gli amanti della libertà.
Per la rivolta
Per l’anarchia
Francesco Gioia
Via casale 50/A
15040 San Michele (AL)
http://www.autprol.org/