22/06/2009: La guerra del Perù contro gli indigeni


Da due mesi nell’Amazzonia peruviana hanno luogo proteste pacifiche e azioni dirette condotte dalla popolazione indigena. Sono indirizzate contro i nuovi decreti emanati dal governo socialdemocratico di Alan Garcia, attraverso i quali gli indigeni vengono privati dei diritti fondamentali e viene forzato l’insediamento di imprese petrolifere sul territorio d’origine della popolazione indigena.
Appena un mese fa il governo peruviano aveva dichiarato lo stato d’emergenza, per i successivi due mesi, in parecchie province. Unità speciali dell’esercito e della polizia sono state inviate nelle regioni interessate per reprimere le proteste pacifiche con la violenza e per dare sicurezza agli interessi delle grandi imprese fra le quali predominano quelle straniere.
Il 5 giugno nel corso dello sgombero violento di un blocco stradale a Bagua (nord del paese), a cui prendevano parte più di 5.000 indigeni, l’intervento della polizia avrebbe causato la morte di 40 persone. Dopo l’attacco degli organi della sicurezza statale sul blocco stradale pacifico è stato occupato un impianto di estrazione situato nelle vicinanze della città. Per metter fine all’intervento sanguinario della polizia i manifestanti hanno preso in ostaggio 38 poliziotti. Il giorno dopo, nel tentativo della polizia di liberare gli ostaggi, secondo fonti governative, sarebbero rimasti uccisi 9 ostaggi, 22 sarebbero stati liberati, i rimanenti 7 risulterebbero dispersi.
Il presidente dell’organizzazione indigena Aidesep, Alberto Pizango, rimasto coinvolto nelle indagini condotte dal governo peruviano, ha trovato rifugio a Lima nell’ambasciata del Nicaragua dove ha chiesto asilo.
L’11 giugno il governo peruviano, dopo una votazione in parlamento, ha messo in vigore il contestato decreto 1090. Nel frattempo le proteste di strada sono andate avanti. Per venerdì (12 giugno) la centrale sindacale CGTP ha annunciato uno sciopero ed una marcia di protesta a Lima attorno al palazzo presidenziale, alla quale hanno partecipato centinaia di migliaia di persone. Qui sono avvenuti duri scontri con le forze della sicurezza.

Da un’intervista ad Alberto Pizango
Le proteste della popolazione indigena sono iniziate il 5 aprile 2009 per impedire l’entrata in vigore della legge voluta dal governo di Lima; una legge che cancella i diritti fondamentali e apre le porte alle multinazionali petrolifere. In particolare, è stato concluso un accordo commerciale con gli USA e con l’impresa franco-brtitannica Perenco per lo sfruttamento di giacimenti petroliferi.
Gli indigeni si difendono dall’espropriazione, dalla distruzione della foresta vergine che verrà compiuta dalle perforazioni ed estrazioni e reclamano il diritto ad uno sviluppo autonomo e duraturo. La popolazione indigena ha sostenuto le proprie rivendicazioni con i blocchi delle strade e dei fiumi, per impedire agli operai di iniziare le perforazioni. In un primo momento il governo Garcia ha coscientemente ignorato la mobilitazione e le rivendicazioni della popolazione indigena, confidando in un suicidio del movimento.
Il 4 maggio una cannoniera della marina militare peruviana, accompagnata da almeno una nave dell’impresa Perenco, ha sfondato un blocco sul fiune Napo, uno dei più importanti corsi d’acqua dell’Amazzonia. Il 9 maggio il governo ha decretato lo stato d’emergenza negli stati Loreto, Amazonas, Cusco e Ucayali dopo che il giorno prima Aidesep, la più importante organizzazione indigena, aveva annunciato una radicalizzazione delle azioni. Lo stato d’emergenza va compreso come “dichiarazione di guerra” contro coloro “che vogliono mutare il corso della storia”, così Roger Rumrill. Una licenza per il governo a reprimere con la violenza gli indigeni. Allo stesso tempo il governo pensava a diffamare il movimento attraverso i media, definendolo “ignorante”.
Il 5 giugno sono esplosi gli scontri (raccontati sopra) nei pressi di Bagua in cui tra colpi sparati dagli elicotteri, da terra, lancio di lacrimogeni, manganellate hanno perso la vita almeno 28 manifestanti e 10 poliziotti; le persone ferite fra i manifestanti sono almeno 150.

Kind der Nacht, 13 giugno 2009
da de.indymedia.org/2009/06/252770.shtml

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