20/06/2009: Lettera carcere di Carinola


Carissimi compagni, al mio rientro dalla Sicilia dove sono stato per un processo ho trovato l’opuscolo 34, così adesso vi invio questo scritto per farvi avere mie notizie come degli altri compagni che si trovano qui a Carinola.
Qui la situazione è sempre la stessa, anzi, con gli ultimi proveddimenti le cose vanno a peggiorare. Leggendo le ultime circolari ministeriali siamo riusciti a capire tutti i cambiamenti che ci sono in corso.
La prima circolare fa riferimento ad una sentenza di Strasburgo molto importante, perché ha definito anticostituzionale l’impossibilità di fare istanze di declassificazione, prevede l’abolizione dell’EIV. Dopo 16 anni di privazioni e di sofferenze lo hanno abolito, ma praticamente hanno cambiato nome a quello che continuano a fare. Adesso dovremmo venir suddivisi in AS1, AS2 e AS3. Non cambia niente. Per noi è tutto come prima. Anzi, qui siamo sempre più isolati, ci hanno sospeso anche il campo sportivo.
L’altra circolare è ancora più meschina, prevede la separazione più rigida dei diversi tipi di carcerati. Infatti stanno facendo delle sezioni solo per i politici, altre per gli islamici, altre per i vari tipi di “criminalità”, come il potere chiama chi è siciliano o calabrese o campano; altre sezioni per “chi è incline alla violenza o all’evasione” ecc.
Una volta completata questa prima divisione vogliono separare anche i siciliani dai calabresi o dai napoletani ecc. E poi ancora dividere i semplici “partecipanti ad organizzazioni criminali dai promotori e organizzatori”. Insomma vogliono inasprire il regime carcerario e garantire un maggiore isolamento. Vogliono rompere la solidarietà e portare i carcerati a non lottare e a non protestare contro questo regime.
Penso che il nostro trasferimento, da Alessandria a qui, rientri in queste “grandi manovre” e che Alessandria sia stata adibita per i compagni anarchici. Là stanno male, gli hanno tolto tutto, noi gli siamo vicini e hanno tutta la nostra solidarietà, perché è importante continuare a lottare e andare avanti con forza.
Un pensiero della compagna Cinzia che condivido anch’io: “Di fronte ad una situazione sociale sempre più critica, dove non c’è lavoro, non ci sono case, non ci sono pari opportunità, se la porta sociale si chiude, si spalanca il cancello del carcere, soprattutto per i più giovani. Diventa così, il carcere, sempre più un contenitore umano troppo pieno – un modello istituzionale inteso come privazione di ogni legame sociale, fisico ed intellettuale, come violenza fisica che offende la nostra stessa specie. Proporre l’abolizione dell’attuale sistema carcerario non è tanto una provocazione, visto l’evidente irrazionalità del sistema stesso. E’ l’unica scelta etico-culturale capace di fronteggiare l’attuale realtà, facendo riflettere sulle conseguenze non individuali del crimine, ma come cause più profonde; mentre una società senza carcere comporterà, al contrario, il recupero di strumenti di dialogo per la conservazione-superamento del conflitto all’interno della società, mai allontanando il “reo” dal contesto sociale. Quindi non si deve rimanere insensibili a questa realtà esistente, che ci fa stare tranquilli, in quanto unica risposta all’ossessione securitaria.
Riflettiamo e soprattutto pensiamo che esistono contenitori di cemento dove si rinchiudono esseri umani, colpevoli e non, ma pur sempre esseri umani. L’indifferenza generale nei confronti di questa realtà ci deve portare ad avere vergogna di appartenere al genere umano […] una realtà, tra l’altro, sempre più difficile per numerose problematiche legate al sovraffollamento, alle norme di punizione/premio che negano il rispetto della dignità personale.
Il piacere dell’utopia si accompagna al piacere di non restare indifferenti alla realtà”.
Ho ricevuto con piacere la cartolina del compagno Giuseppe Sciacca e sono contento di sapere che si trova libero. Gli invio tanti cari saluti e un forte abbraccio.
Saluti dai compagni qui a tutti i compagni e a tutte le compagne, un grosso abbraccio pieno di solidarietà, per un mondo senza galere.

Antonino
Carinola, 13 giugno 2009

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