15/05/2009: "Al Qaeda non fa parte della resistenza bensì dell'occupazione" (Intervista a Abu Mohamed, portavoce del partito Baath e del Fronte Patriottico Nazionalista ed Islamico)


Abu Mohamed è lo pseudonimo di Khodayer W.H Al-Murshidy. Ha 53 anni, è un medico oncologo e professore dell'Università di Baghdad. Dalla fine del 2006 è il rappresentante e portavoce del Partito Baath Arabo Socialista (PBAS) e del Fronte Patriottico Nazionalista ed Islamico (FPNI), insieme di organizzazioni che lottano contro l'occupazione dell'Iraq e che aggregano la maggior parte delle forze che si oppongono all'occupazione, dai settori comunisti fino a quelli confessionali moderati o alla stessa Alleanza Patriottica Irachena (API).
Dall'occupazione di Baghdad, sei anni fa, Abu Mohamad si è trasformato nel referente pubblico accreditato di quello che viene definito nuovo baathismo iracheno che, con altre organizzazioni, promuove la ricostruzione democratica e sociale del paese non fondata su basi settarie o confessionali. Questa forza si oppone tanto all'occupazione militare statunitense quanto alle azioni di Al-Qaeda in Iraq, sia per i suoi metodi di terrorismo indiscriminato contro i civili e determinate comunità, sia per la sua posizione eccessivamente reazionaria riguardo gli aspetti sociali, in una forma tale che attualmente Al Qaeda in Iraq è contestata militarmente dalla resistenza irachena.

D. Come vede la situazione della questione irachena dentro la società europea che alcuni anni or sono si manifestò chiaramente contro la guerra di occupazione del suo paese?
R. Il popolo spagnolo ed i popoli europei si profusero nell'aiuto al popolo iracheno prima della guerra e siamo molto grati per la mobilitazione degli amici spagnoli contro la guerra di aggressione del nostro paese. Noi siamo i rappresentanti del popolo iracheno e quelli con cui devono parlare gli occupanti. Oggi il fatto che gli europei perdano il lavoro è anche dovuto all'enorme costo economico di questa guerra. L'investimento del governo Bush nella guerra contro l'Iraq ha finito col rovinare il suo paese e sprofondare tutto il mondo in un'enorme recessione economica.

D. L'immagine del partito Baath e del suo più alto dirigente, Saddam Hussein, diffusa dai media era quella di un partito centralista, repressivo e dittatoriale; lei è portavoce del Partito Baath Arabo Socialista (PBAS) e del Fronte Patriottico Nazionalista ed Islamico e del Comando militare unificato: cosa è cambiato nel partito Baath dopo l'invasione dell'Iraq?
R. Il fronte nazionalista ed islamico è il rappresentante della resistenza irachena, rappresenta le fazioni militari e politiche della resistenza irachena e si compone anche di altri gruppi che non accettano l'occupazione militare. All’interno di questo fronte vi è il partito Baath che in questo momento rappresenta la resistenza con 5 milioni di simpatizzanti e militanti, formando il partito più importante. Il partito Baath vuole costruire su basi democratiche ed umanitarie un nuovo Iraq. Non solo vuole cacciare i nordamericani ma anche liberare il paese dai problemi etnici o settari, nel rispetto delle minoranze e delle diversità che esistono nel paese. L’idea del Fronte è differente da quella dell'epoca precedente; si baserà sulla democrazia e l'integrazione di tutte le etnie.

D. Come si raggruppano le differenti correnti della resistenza?
R. La resistenza irachena è unita in tre grandi formazioni politiche. La prima è l'Alleanza superiore per lo “Yihab” e la liberazione, si compone a sua volta di 33 partiti ed organizzazioni, include arabi, turchi, curdi, turcomanni, ecc… E’ multietnica e multirazziale, si estende per tutto il paese. Il suo obiettivo è la liberazione dell'Iraq dall'occupazione americana. È un movimento nazionalista e non radicale (in senso religioso) e combatte il terrorismo ed il settarismo. Il 90 percento della resistenza sta dentro a questo Fronte. Gli altri due gruppi di opposizione all'occupazione sono il Fronte per il cambiamento (6 organizzazioni) ed il Fronte per il miglioramento (2 organizzazioni), che rappresentano il 10 percento della resistenza, sono islamici e fondamentalisti, non rappresentano il pensiero nazionale iracheno, benché ci sia un avvicinamento tra i 3 i gruppi.
Lo scontro militare ha fatto si che i militari statunitensi stiano perdendo la guerra in Iraq. Ci sono migliaia di morti. Secondo le cifre ufficiali, sono 4.500 i soldati americani morti, 40.000 i feriti, 12.000 soffrono di malattie mentali causate dalla guerra, 3000 i suicidi. Le cifre reali sono molto più grandi, dato che i nordamericani non includono le morti dei mercenari o di quei soldati che non sono ancora cittadini degli Stati Uniti benché combattano nelle sue file. I direttamente colpiti superano i 60.000 secondo fonti ufficiali, più di 1/3 del totale delle forze impiegate. La resistenza è in possesso di dati che moltiplicano queste cifre.

D. La resistenza include fazioni di Al Qaeda? Considerate Al Qaeda in Iraq come un'organizzazione resistente?
R. Al Qaeda non fa parte della resistenza bensì dell'occupazione. Al Qaeda è entrata in Iraq con i nordamericani. Al Qaeda non esisteva prima dell'occupazione. Durante il primo anno, l'obiettivo di Al Qaeda erano i soldati nordamericani. Successivamente ha smesso di attaccare l'esercito statunitense e si è dedicata a colpire la popolazione civile, nelle scuole, nei mercati, ecc. La direzione di Al Qaeda è nelle mani degli Stati Uniti. In questo modo gli occupanti possono affermare di venire a difendere la popolazione civile e che è la resistenza quella che ammazza i civili iracheni.

D. Per alcuni media e secondo le notizie divulgate dagli stessi comandi militari USA in Iraq, ci sono differenze tribali che hanno condotto ad uno scontro tra gruppi, contro Al-Qaeda e contro le truppe di occupazione. Dal suo punto di vista, quale è la situazione reale?
R. La società irachena è una società tribale eterogenea e con diverse confessioni. Prima dell'occupazione, le famiglie irachene convivevano senza problemi. Sono molto normali le famiglie composte da membri con differenti confessioni religiose: marito sciita e moglie sunnita o il contrario; famiglie curde o cattoliche miste, ecc. Gli scontri tra sunniti e sciiti lo sono nella misura in cui le forze straniere incitano gli squadroni della morte a massacrare la popolazione civile, cercando di contrapporre le comunità fra loro. Qui l'influenza di Iran, USA ed Israele si vede chiaramente. Vi è un tentativo di realizzare la segregazione etnica del paese. In varie occasioni le milizie mafiose della stessa confessione religiosa si affrontano tra loro per conquistare zone di influenza economica dentro le città. Non rappresentano oltre il 5 percento della popolazione irachena. Il resto, il 95 percento, non accetta queste milizie. Non abbiamo paura di una guerra settaria in Iraq, non passerà mai. I nordamericani e l'occupazione cercano di fomentare la guerra civile dopo la loro sconfitta per giustificare la permanenza nel paese. La resistenza, invece, si compone di elementi del popolo appartenenti a tutto lo spettro sociale del paese. La resistenza sta fronteggiando questa politica che pretende di distruggere l’unità del paese.

D. Considerate la corrente diMoqtdaAl Sadr ed il suo Esercito del Mahdi una forza resistente?
R. La corrente di MoqtdaAl Sadr e l’esercito del Mahdi non è parte della resistenza irachena, sono interni all’occupazione, fanno parte di essa. Hanno 24 deputati nel parlamento collaborazionista, 3 ministri nel governo, hanno creato milizie e gruppi terroristici, hanno assassinato molti nazionalisti iracheni e molta altra gente di diverse confessioni religiose nel nostro paese. Hanno l'appoggio diretto dell’Iran che ha inviato armi, pretendono di fomentare la guerra civile in Iraq con l'appoggio del governo collaborazionista. Quando si differenziarono dal governo e ci furono scontri militari tra le milizie ed il governo collaborazionista, ritirarono i tre ministri ma tennero i parlamentari. Come si può essere della resistenza e fare parte di un governo che ha creato la stessa occupazione? In questi momenti, ufficiali dell'esercito regolare iraniano comandano l'esercito del Mahdi. Neppure è possibile dimenticare l'intervento del Mossad israeliano nella collocazione di bombe nei mercati e nelle scuole. La corrente nazionalista che conviveva nell'esercito del Mahdi ha abbandonato il gruppo in segno di protesta. In questo momento il massimo dirigente di questo gruppo, MoqtdaAl Sadr, vive sotto la protezione dell'Iran nella città iraniana di Qon.

D. La posizione del presidente Obama rispetto all'Iran sembra mutare. Che ruolo svolge l'Iran in questo panorama?
R. Non esiste nessun confronto reale rispetto al tema dell'occupazione tra Iran, USA ed Israele. L'unico problema che esiste in questo momento è la non accettazione da parte degli USA del programma nucleare iraniano. Cercano di dividere il paese in zone di influenza. L'interesse di Israele è che l'Iran fomenti la lotta settaria tra fazioni nel paese. Le dichiarazioni di Obama sull'Iran segnano un patto tra i tre paesi nel tentativo di sconfiggere la resistenza e frammentare il paese. Dichiarazioni come quelle di Shimon Peres (presidente di Israele) segnalando l’esistenza storica, all’epoca dell'Impero persiano di Nabucodonosor, di buone relazioni tra il popolo persiano e Israele, sono rivelatrici dell'idea di un patto tra i tre. L'unica soluzione è la vittoria della resistenza irachena, non accettiamo altra cosa che non sia la vittoria, costi quello che costi.

D. Quali sono le richieste della resistenza? Siete disposti a negoziare con gli USA?
R. Stiamo costruendo una società multietnica basata nella democrazia, ma non la democrazia che ci hanno portato gli USA fondata sull’assassinio, il massacro o il furto, bensì una democrazia dove siano riconosciuti tutti i diritti umani e la popolazione abbia i mezzi essenziali di sussistenza (casa, cibo, scuole…). La democrazia che hanno portato gli americani non ha niente a che vedere con tutto questo. Noi, la resistenza irachena, chiediamo la libertà come in Spagna, dove esistono diversi partiti, non solo un partito unico.
I negoziati con gli USA avverranno quando l'ultimo soldato statunitense abbandonerà il paese. In quel momento e non prima saremo disposti a negoziare con gli Stati Uniti, da nazione a nazione. I discorsi di Obama seguono le stesse tracce lasciate da Bush e dal suo governo. Che ne è dei morti, dei feriti e degli esiliati? Non parla della situazione in Iraq, della cinquantina di basi disseminate per tutto il territorio. Nel momento in cui parla di ritiro delle truppe si stanno costruendo tre super-basi aeree con piste di decollo di 4 km di lunghezza. Per ora non ha compiuto niente. Continua la messinscena di un governo iracheno dietro al quale tutta la squadra ed i consulenti vengono da fuori del paese. Obama sembra volere evitare la sconfitta. Però ricordi che con questa guerra Bush ha umiliato il proprio paese ed il suo esercito. E’ possibile vedere per Baghdad i soldati occupanti piangere. Hanno subito circa 60.000 colpi diretti, un terzo del totale delle truppe implicate, tra morti in combattimento, feriti, suicidi e disturbati mentali. Questa guerra ha comportato per gli USA perdite pari a migliaia di milioni di dollari (alcuni economisti parlano di 3 miliardi di dollari). Ed è una delle cause dell'attuale crisi mondiale.

D. Recentemente ha smentito l'ex primo ministro Iyad Alawi che affermava la presenza di contatti tra gli USA e la resistenza che lei rappresenta.
R. La prima condizione è il ritiro completo delle truppe di occupazione e la sospensione del processo politico iniziato in Iraq. L'occupazione militare è fuorilegge, tutto quello che hanno fatto è pertanto fuorilegge. Noi vogliamo ricostruire l'Iraq in forma democratica, non con le milizie settarie che esistono in questo momento. Gli USA devono pagare le indennità corrispondenti a tutto il danno procurato in Iraq. Devono parlare con i rappresentanti del popolo iracheno, che sono la resistenza rappresentata dal partito Baath. Né l'esercito, né la polizia attuale rappresentano lo stato iracheno perché sono divisi in milizie settarie. Pretendiamo un esercito nazionale che rappresenti tutto l'Iraq come nazione. Il partito Baath, che è l'avanguardia della resistenza, rappresenta il popolo iracheno.

D. Qual è la situazione militare in questo momento dalla parte della resistenza?
R. Dall’inizio dell'occupazione la resistenza ha realizzato più di 55.000 operazioni militari. In questo momento se ne realizzano intorno alle 60 giornaliere. La lotta non è solo militare, bensì economica e politica, sta dentro il popolo, la realizzano non solo i militari bensì tutta la popolazione nel suo insieme. Resistere fa parte della vita quotidiana di molte famiglie, si conduce una vita normale da lunedì a venerdì per poi pianificare e studiare come attaccare le truppe occupanti. La resistenza ha un enorme stock di armi, sa come usarle ed è preparata a resistere per generazioni se è necessario. Abitualmente gli attacchi vengono portati a termine da gruppi di 4 persone sparsi in tutto il territorio.

D. Nel caso che le truppe statunitensi si ritirino dall'Iraq, non ci sarebbe una guerra civile nel paese?
R. Non ci sarà guerra civile perché la differenziazione etnica è conseguenza dell'occupazione e delle truppe straniere che si sono stabilite nel paese, è completamente aliena alla realtà del paese prima dell'occupazione.

D. Come si valutano i discorsi di Obama sul ritiro delle truppe in Iraq? A che cosa si deve attualmente il cambiamento di atteggiamento degli USA?
R. Il cambiamento di atteggiamento dell'amministrazione nordamericana è dovuto alla sconfitta militare che ha subito. Il poderoso esercito nordamericano è stato incapace di sconfiggere la resistenza del popolo iracheno. Mentre si impantanava sempre più nella guerra, le difficoltà economiche per la superpotenza si sono acutizzate. È in questo contesto che i discorsi del presidente Obama tentano di salvare una situazione che per loro si è fatta molto difficile. Nonostante ciò, ci sono molte cose non chiare nei problemi del presidente. Dall’impegno iniziale di ritiro in 6 mesi è passato al ritiro in 16 e successivamente a 19 o più, secondo il segretario della difesa. Il presidente Obama non ha menzionato che cosa vuole fare dei 180.000 mercenari presenti nel paese. Non ha neppure parlato delle 50 basi statunitensi in Iraq. Cosa farà delle 3 basi gigantesche attualmente in costruzione o in ampliamento?
Che farà con i consiglieri nordamericani? Ogni ministro ha un gruppo di consiglieri americani che sono quelli che realmente comandano. Non ha parlato delle leggi economiche varate in questi sei anni. Che cosa vuole fare con la Legge per la privatizzazione degli idrocarburi?. Che cosa vuole fare con la gente che in questo momento controlla realmente il paese? Nel suo discorso Obama non ha parlato in nessun momento del diritto degli iracheni al loro paese, al loro territorio. Non ha parlato degli indennizzi che deve pagare all'Iraq.

D. Che condizioni devono esserci per la ricostruzione? Come si può ricostruire un paese partendo da una distruzione tanto assoluta come quella attuale?
R. Effettivamente, la distruzione del paese è enorme ma abbiamo una grande esperienza nella ricostruzione. Nella guerra del 1991 furono lanciate sul paese 130.000 ton. di bombe. Il popolo iracheno, con i propri mezzi, fu capace di ricostruire tutte le infrastrutture primarie in meno di un anno. L'elettricità fu restituita a tre mesi dall’attacco del 1991. Oggi, dopo sei anni di occupazione, sono stati incapaci di fornire elettricità al paese per non più di 3 ore giornaliere. L'Iraq ha una rete di tecnici che molti paesi del mondo non hanno. Secondo l'OMS e l'UNESCO, la copertura medica nei mesi antecedenti alla guerra del Golfo era la migliore di tutto il Medio Oriente. Ci fidiamo pienamente dei nostri tecnici e scienziati per ricostruire il paese. Chiediamo a tutti costoro che ci aiutino e che collaborino alla ricostruzione dell'Iraq.

di Eduardo Luque - Mundo Obrero
da Rebelion - www.rebelion.org/noticia.php?id=85174
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

http://www.autprol.org/