12/05/2009: Salariati di Caterpillar, Continental, Toyota, Lear, elettici, postali, ospedalieri… e tutti gli altri, la stessa lotta!


Dalla parte padronale, sostegno garantito del governo e dei tribunali. Un esempio: la Caterpillar (veicoli da costruzioni) nell’Isère: la direzione annuncia la soppressione di 733 posti di lavoro; gli operai rispondono, occupano i locali per più notti; la direzione porta 19 salariati davanti al tribunale, che li condanna per «intralcio alla libertà di lavoro» e «occupazione illecita dei locali». E’ comunque curioso che nessun tribunale condanni mai qualche padrone per «intralcio alla libertà di lavorare» dei salariati che gettano sul marciapiede e “sfruttamento illecito” degli altri! Domenica, strani «negoziati» con i padroni della Caterpillar al ministero dell’economia, dopo la sospensione del blocco: la direzione conferma l’annuncio di 600 licenziamenti e si accontenta di spostare a una data successiva «la flessibilità dell’orario di lavoro». Lunedì mattina, gli operai hanno accolto con un sentimento di disgusto e di collera questo preteso «protocollo di fine conflitto».
La scorsa settimana, Sarkozy si era affrettato a dichiarare che «non avrebbe lasciato fare» di fronte all’ondata di sequestri di padroni licenziatori. A meno che non siano i lavoratori a non lasciar fare! Non molto tempo fa, lo stesso Sarkozy trovava che gli scioperi in Francia erano «invisibili», ed ecco che constata che sono troppo visibili! Ed è ugualmente visibile che, dalla parte del padronato, della magistratura e del governo, ci si sostiene a vicenda, tanto più che l’inquietudine comincia a salire nel loro campo.
L’ex primo ministro, Dominique de Villepin, quasi preso dal panico, ha dichiarato domenica su Europe 1 che esisteva «un rischio rivoluzionario in Francia», e che bisognava prendere molto sul serio la collera e la disperazione dei salariati. Certamente.
Non ci vorrebbe molto, in questo frangente di piani di licenziamento, perché le decine di lotte, praticamente in tutto il paese, si coordinassero e si trasformassero in sciopero generale. In ogni caso, sappiamo che, da parte governativa e padronale, se ne è coscienti e lo si teme. A ragione, dato che le reazioni del mondo del lavoro si moltiplicano.

Gli operai della fabbrica Toyota sono in sciopero dal 6 aprile per il pagamento del 100% delle giornate di disoccupazione e l’aumento dei salari di 300 euro. Il direttore dell’area industriale ha dichiarato: «preferisco crepare piuttosto che pagare il 100%». I padroni sanno bene che le rivendicazioni degli operai della Toyota sono quelle di tutti i salariati e se cedono alla Toyota rischiano il contagio di scioperi in altre località.
E a ragione. Gli operai della componentistica auto Lear e Sodimatex (gruppo Trèves) sono in sciopero essi pure, da più di 10 giorni, e bloccano le forniture delle fabbriche più grandi come Peugeot Citroën.
Alla Posta, non passa settimana senza che non scoppi localmente, qui e là, uno sciopero contro il progetto «postino del futuro», che non è altro che un piano di soppressione mascherata di posti di lavoro. Il malcontento è ugualmente grande negli ospedali, dove, col pretesto della redditività, sono annunciati nuovi tagli di occupazione. Un giorno di mobilitazione del settore ospedaliero è previsto per il 28 aprile.
I salariati delle filiali di EDF e GDF lottano per i salari da molte settimane. Anche nelle università, la mobilitazione contro la soppressione di posti di lavoro continua. Ecco anche – chi l’avrebbe mai creduto – i salariati super sfruttati del principato di Monaco, manifestano la loro esasperazione.
La collera esiste e tocca la maggior parte dei settori. Il problema è che, per il momento resta atomizzata. Mille collere si esprimono, ma non sono ancora trasformate in una sola grande collera, quella che ridicolizzerà le decisioni dei tribunali, le rodomontate di Sarkozy, le false promesse padronali se il movimento viene sospeso.
Sì, è urgente federare e coordinare tutte le lotte esistenti, senza necessariamente attendere il 1° Maggio, perché finalmente siano i lavoratori a decidere la loro sorte, e non il CAC 40! (L’associazione degli agenti di cambio della Borsa francese)

20 aprile 2009
Editoriale dei bollettini di fabbrica "l'Etincelle", pubblicati dalla Frazione di Lutte Ouvrière

http://www.autprol.org/