18/04/2009: aziz
Eccoli serviti, i giorni delle piccole vendette.
Dopo un mese e mezzo passato sulla difensiva, questa breve tregua nelle mobilitazioni dentro e fuori i Centri ha dato il tempo ai gestori dei Cpt di riorganizzarsi e di togliersi qualche dente. Da ieri, una piccola tornata di trasferimenti ha scombussolato la mappa concentrazionaria del Nord Italia. Reclusi di Torino spostati a Milano oppure a Roma, e poi milanesi spostati in massa a Gradisca, senza alcun valido motivo se non quello – dichiarato solo in alcuni casi – di punire chi “rompe troppo i coglioni”. E poi, peggio ancora, deportazioni. Deportazioni, minacciate per giorni e ora fatte in tutta fretta, di gente che aveva superato ampiamente i due mesi di reclusione e che era, come tanti altri, in attesa di uscire. Questa mattina uno di loro è riuscito a telefonarci dall’aereo, circondato da poliziotti. La sua è una voce nota per chi ha voluto ascoltare gli appelli alla lotta e alla solidarietà che si sono levati, dalla metà di febbraio fino ad oggi, dalle gabbie di mezza Italia.
Ascolta l'intervista su:
http://www.autistici.org/macerie/?p=14763
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Dieci, cento, mille Aziz.
Aziz è un ragazzo marocchino che ha vissuto in Italia per molti anni.
Aziz è un compagno che abbiamo incontrato nella lotta.
Recluso nel Cpt (Cie) di Corelli,
ha voluto tenere la testa alta e ribellarsi;
ha saputo trovare forza e determinazione
per non rassegnarsi alla prevaricazione di uno Stato razzista,
per far uscire la voce della sua rabbia e della sua protesta,
per organizzare una lotta coi propri compagni di detenzione,
salendo sui tetti del lager in cui era recluso,
resistendo ai pestaggi polizieschi,
attuando un determinato sciopero della fame e della sete.
Per chiunque l’abbia sentita,
la sua voce strozzata, che in diretta radiofonca con Radio Blackout
urlava rabbia e disperazione durante i pestaggi nel Cpt di Corelli,
resterà per sempre segno dell’intollerabile,
l'intollerabile di questo sistema infame
che esclude, sfrutta e reprime.
Aziz doveva uscire da Corelli tra sette giorni.
Alle quattro del mattino i cani da guardia del sistema
l’hanno prelevato dalla sua camerata,
l’hanno privato del telefonino
l’hanno fatto deportare con un aereo Alitalia.
Prima di partire ci ha lasciato parole che rivendicavano,
con immutata forza,
l’importanza della lotta
contro questo sistema concentrazionario,
contro la matrice razzista di cui è espressione,
contro lo sfruttamento sociale che garantisce;
un sistema basato sul terrorismo statale, diffuso e quotidiano,
fatto di minacce, soprusi e retate nei quartieri;
un sistema che ci vorrebbe tutti impauriti, silenti e rassegnati.
Le forze politiche e poliziesche di questo Stato militarizzato
hanno voluto privarci di un amico, di un compagno, di un complice.
Ma noi sappiamo che Aziz tornerà, quando e come vorrà,
per ritrovare sua moglie e sua figlia,
ai quali va tutta la nostra solidarietà,
ma anche per riprendere,
con altri dieci, cento, mille altri Aziz,
una guerra sociale per la giustizia e la libertà.
17 aprile 2009,
Comitato Antirazzista Milanese
http://www.autprol.org/