12/04/2009: Sulla protesta contro il vertice NATO a Baden-Baden e Strasburgo


I vertici NATO di quest’anno sono stati organizzati con ancor più cure che nel passato, in quanto proprio nel 2009 ricorre il 60° dalla fondazione di questo apparato controrivoluzionario per eccellenza.
Contro la legittimazione della NATO che questi vertici apertamente sostengono, compagne e compagni di diversi paesi europei hanno organizzato delle contromanifestazioni. La prima si è svolta in gennaio a Monaco di Baviera, dove si tiene l’annuale appuntamento della NATO chiamato “Conferenza sulla Sicurezza”.
Qui oltre 5.000 manifestanti hanno accerchiato per una giornata intera i conferenzieri riuniti in un hotel in centro città. Qui è intervenuto anche un compagno venuto dall’Italia; ha illustrato la resistenza di cittadini e cittadine di Vicenza contro la costruzione in quella città di una base NATO-USA. Le parole d’ordine più ripetute sono state “Disarmo significa resistenza - Bruciamo le attrezzature militari” e “Make Militarism History”.
Il punto di vista delle manifestazioni contro questo bisonte controrivoluzionario si trova, secondo noi, ben sintetizzato in questa considerazione: “La NATO è una organizzazione militare e un relitto dell’epoca della guerra fredda. Oggi come allora in gioco c’è il mantenimento del potere, quel che, oggigiorno, comprende anche la sicurezza sulle materie prime e il riarmo interno e esterno. Proprio nell’Unione Europea, su questo piano, giocano un grosso ruolo, imprese private come Frontex nella RFT, che “assicura” i confini esterni, facendo crepare ogni anno migliaia di persone in mare e in terra. Inoltre in gioco c’è la necessità di impedire, vale a dire, arginare la protesta contro i rapporti esistenti.”
Contro l’attività di Frontex, un’“agenzia per la sicurezza dei confini europei”, il 21 marzo scorso a Brema, in cui l’agenzia inventata dall’UE ha la sua sede principale, un centinaio di compagne-i ha manifestato davanti al consolato italiano. Eccone il resoconto

“Stop alle imprese di Brema impegnate nella guerra contro i profughi, contro la partecipazione dell’impresa di Brema allo sviluppo delle tecnologie della sicurezza".
A riguardo è stato scoperto un monumento in memoria delle migliaia di profughi annegati davanti alle coste europee.
I fatti da cui ha preso vita la manifestazione di protesta sono quelli accaduti recentemente sull’isola di Lampedusa, dove migliaia di profughi, stanchi di essere trattati come bestie, si sono ribellati, hanno sfondato, incendiato le recinzioni del lager in cui erano stati rinchiusi per invadere poi il paese. La protesta a Brema era diretta contro la militarizzazione del controllo-difesa sui profughi.
Dal 2004 l’UE si è data un’agenzia per la sicurezza dei confini, alla quale è stato affidato il coordinamento e l’esecuzione della politica europea di chiusura (compartimentazione) nei confronti dell’immigrazione. La realizzazione di questo compito deve, fra le altre cose, essere realizzata mediante il programma satellitare GMES (Global Monitoring on Environment and Security). Dietro questo programma si nasconde un ampio programma dell’UE, progettato da Frontex, per il collegamento con diversi satelliti. Questi devono offrire dati tanto per gli interventi militari che per la ricerca delle imbarcazioni in mare che trasportano profughi e, infine, per la sicurezza dell’ambiente.
Al programma GMES prendono parte le imprese di Brema OHB e EADS Astrium, in stretta collaborazione con le scuole superiori e l’università di Brema. I politici di Brema pubblicizzano attivamente la partecipazione al programma e, in questo modo, cercano di fare di Brema la capitale della tecnologia europea. GMES è un esempio pregnante sull’utilizzo di denaro pubblico per fini militari.
Le parole d’ordine del presidio sono state: “No all’Unione europea delle espulsioni, anche qui a Brema ha luogo la guerra contro i profughi. Non a caso abbiamo scelto questo luogo per la nostra azione. Il console onorario italiano, Marco Fuchs è allo steso tempo presidente del consiglio d’amministrazione della società OHB.”

Alle manifestazioni di Strasburgo hanno preso parte più di 10.000 giovani provenienti da più paesi. Obiettivo della manifestazione centrale, quella di sabato 4 aprile, era l’occupazione e attraversamento del ponte che collega la Francia alla Germania, per raggiungere il luogo del vertice. Le polizie dei due paesi ha ampiamente e duramente tentato di impedire la manifestazione con lanci di lacrimogeni e veri e propri assalti contro il corteo, adoperando tutti i mezzi dagli elicotteri fino ai manganelli e arrestando oltre 300 persone. In questi scontri, anche per proteggersi dagli attacchi delle polizie, i manifestanti hanno occupato e dato fuoco ad un ex posto della polizia di confine tedesca e all’hotel Ibis.
Appena una settimana dopo in Francia, sotto la spinta del governo, sono stati processati, sempre a Strasburgo, per via direttissima diversi manifestanti, fra questi tre compagni della RFT e uno dell’Ungheria. Sono stati condannati a 6 e 3 mesi di carcere e al divieto di metter piede in Francia nei prossimi 5 anni. In aula, al momento delle condanne sono esplose parole di protesta, come “Fascisti”. Il giudice ha ordinato lo sgombero dell’aula, compiuto con estrema durezza dalla polizia. Il tribunale è stato subito circondato dalla polizia, che ha impedito ogni avvicinamento.
Nella stessa giornata davanti all’ambasciata di Francia a Berlino, 200 compagne-i hanno espresso la loro solidarietà con le persone arrestate a Strasburgo e ora sotto processo. Hanno distribuito un volantino la cui parola d’ordine centrale è stata: “Polizia ovunque, giustizia da nessuna parte”.

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