11/04/2009: Milano: Da Lampedusa a Corelli si alzano grida di lotta e di libertà dai CIE


Da Lampedusa a Corelli si alzano grida di lotta e di libertà dai CIE
Lo stato reagisce coi manganelli, ma la lotta si allarga
La loro lotta è la nostra lotta

Domenica sera alcune decine di detenuti el CIE di via Corelli hanno deciso di iniziare una lotta contro le insopportabili condizioni di vita all'interno del centro, dal sovraffollamento delle camerate, al cibo insufficiente e avariato, dalle pessime condizioni igieniche ai maltrattamenti continui subiti.
Questioni ben note, aggravate dall'ultimo pacchetto sicurezza del governo che prevede il prolungamento del periodo di detenzione fino a sei mesi.
Dopo che i detenuti sono saliti sui tetti per protestare, le forze dell’ordine hanno scatenato la loro reazione, prima circondando gli immigrati e poi picchiandoli selvaggiamente anche dentro le camerate, mandando all’ospedale un detenuto con un pesante trauma cranico.
La stessa violenza che contemporaneamente subivano i detenuti nel CIE di Torino dopo aver cercato di fuggire dal centro.
Lo stesso trattamento che lo stato democratico riserva da sempre agli immigrati. E non solo.
Ma la loro voce, tramite le radio libere del movimento antirazzista, ha fatto in tempo ad arrivare in tutta Italia e così i prigionieri di via Corelli hanno deciso di continuare la lotta con uno sciopero della fame che si è esteso anche ai CIE di Torino, Gorizia e Roma.
E’ notizia di ieri che il decreto che prolungava la detenzione fino a sei mesi non è stato approvato e quindi è decaduto. Questo significa che tutti i prigionieri che sono dentro il CIE da più di due mesi devono essere rilasciati entro il 26 aprile
Impegnati da anni in una durissima battaglia per la chiusura di questi veri e propri Campi di Internamento fascisti, continueremo a dare il massimo appoggio ai detenuti che hanno lottato, continueremo a stare al loro fianco fino alla loro liberazione e anche dopo, perché la loro denuncia sia ascoltata in tutti i quartieri, perché cresca la pressione politica su tutte le strutture che gestiscono una simile macchina repressiva.
Una battaglia su cui cercheremo di coinvolgere l’insieme dei proletari, perché fino a quando esisteranno leggi razziste che permettono allo stato di imprigionare persone a causa della loro provenienza, è la libertà di tutti gli sfruttati ad essere minacciata.

Milano, 10 aprile 2009

Comitato antirazzista milanese

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http://www.autprol.org/