20/03/2009: Comunicato da Parigi sulla repressione


Comunicato da Parigi sulla repressione

La notte del 17 marzo 2009, a Parigi, circa 2000 studenti sono partiti dall’Università di Paris VII – Diderot dando vita a una manif sauvage per la città, reclamando le strade con un corteo spontaneo iscritto all’interno della protesta studentesca contro la LRU (Loi des Responsabilités des Universités, la legge sull’autonomia finanziaria degli istituti universitari che, analogamente alle riforme italiane, cede di fatto l’amministrazione delle università ai privati). Arrivata nel quartiere di Barbés, la manifestazione è stata sciolta dalle forze dell’ordine, che una volta frazionati i manifestanti, hanno cominciato una vera e propria caccia all’uomo che si è protratta fino nel quartiere di Montmartre. Il gruppo di 200 compagn* che a quel punto si sono ritrovati lì, sono stati dapprima inseguiti e – in alcuni casi anche dopo aver cercato riparo all’interno dei locali della zona – attaccati dalle forze dell’ordine. Se scriviamo “attaccati” non è per iperbole: le BAC (Brigade Anti Criminalité, corpi speciali della polizia francese) che hanno dato addosso ai manifestanti sono effettivamente scesi dalle vetture armati di tonfa, bastoni telescopici e mazze da baseball in alluminio, e prima di arrestare i compagn* hanno dato luogo a un pestaggio in piena regola. Uno studente italiano presente alla manifestazione è stato picchiato fino alle lacrime e conseguentemente incappucciato e portato in prefettura nel cofano della macchina della polizia. Dopo quarantotto ore, tutti i fermati sono stati messi in libertà provvisoria, dopo essere stati oggetto di un’istruttoria eseguita per direttissima, in attesa del processo, con le accuse di ribellione, resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata.

Questo non è che l’ennesimo caso di repressione poliziesca dei movimenti sociali e studenteschi, messa in atto non soltanto dal governo francese, ma da tutti i governi d’Europa, Italia inclusa. Non ci sfuggono infatti le cariche indiscriminate recentemente effettuate a La Sapienza dalla polizia italiana, né i fatti di Torino a Palazzo Nuovo, né le similitudini tra il pacchetto sicurezza a firma Maroni e il regime antiterrorismo messo in atto dal governo francese, che ha portato all’arresto sulla semplice base di sospetti i cosiddetti “nove di Tarnac”. Il disegno è lo stesso: in tempi di crisi come questi, governi e padroni riaffermano con la forza il loro “Stato”, le loro “Leggi”, la loro “Giustizia”. Chi dissente, chi manifesta la propria opinione, è un nemico, e come tale va trattato.

Non diversamente, anche ieri sera, al termine dello sciopero generale che ha visto la partecipazione di 3 milioni di persone in tutta la Francia, la polizia ha ben pensato di attendere che il grosso dei manifestanti si fosse allontanato per prima chiudere le vie d’uscita di Place de la Nation, e poi, con l’ausilio di agenti in borghese vestiti da manifestanti (alcuni compagni e compagne hanno chiaramente visto fuoriuscire dalle tasche di questi infiltrati le fascette arancioni che contraddistinguono gli agenti del Reinsegnements Generaux, la DIGOS francese) che hanno iniziato scontri preparati con i loro colleghi, hanno dato via al lancio di lacrimogeni e alle cariche che hanno portato a 300 arresti. Al momento, ancora 76 tra compagne e compagni sono in garde à vue.

Se questi signori e i loro servi in divisa credono di poterci fermare con la repressione in piazza e con un controllo giudiziario sempre più fitto, si sbagliano di grosso. Ci saremo il 4 aprile a Strasburgo, in occasione del campo anti-NATO, ci saremo il 28 e il 29 aprile a Louvain in occasione del contro summit dell’Istruzione europea, e ci saremo a tutti gli appuntamenti del G8. Non abbiamo paura.

Le compagne e i compagni italian* a Parigi
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