16/02/2009: 11°: non manifestare...


...non è scritto sulle tavole della legge che Dio consegnò a Mosè sul Monte Sinai. L'undicesimo comandamento lo sta scrivendo il ministro Maroni, anche se non direttamente sulle tavole. Che ci vorrebbe martello e scalpello, ma non tanto per la durezza delle pietre, quanto per il merito della proposta che ha un sapore del passato, vecchio... un po' fascista.
Il ministro Maroni sta infatti lavorando ad una direttiva, che sarà inviata ai prefetti nei prossimi giorni e che impedisca di manifestare vicino a luoghi di culto, centri commerciali, monumenti. E lo stesso ministro ad avere motivato la direttiva, dicendo che sarà emessa «affinchè fatti come quelli avvenuti davanti al Duomo di Milano non abbiano a ripetersi». E con questa premessa non credo sia plausibile ipotizzare che tra le intenzioni di Maroni, ci sia quella di vietare una processione del santo patrono nelle vicinanze di una sinagoga, o di una moschea o anche di una chiesa valdese. Ancor meno si riesce ad immaginare che venga impedito il passaggio della via crucis nelle vicinanze del Colosseo.
Ed allora le ipotesi si riducono sostanzialmente a due: la prima è quella che si tratti di un'iniziativa di facciata. La solita per mantenere alto l'animalesco sentimento xenofobo del popolo celodurista. Un'operazione per accontentare elettori, che spesso tengono insieme l'avversione contro ogni diversità (religiosa, culturale, etnica, fino alle differenze di acconciatura) e l'idolatria del libero mercato. Anche perchè quando una manifestazione occupa spazi pubblici, gli organizzatori sono già costretti a richiedere autorizzazione alla Questura. Questa deciderà sull'autorizzazione a manifestare ed anche nel merito del percorso. Pertanto delle limitazioni a manifestare ovunque si ritiene opportuno, a ragione o a torto esiste già.
La seconda ipotesi è che l'annunciata direttiva di Maroni, volendo impedire manifestazioni nei pressi di luoghi di culto, monumenti e centri commerciali, sia un impedimento di fatto ad esprimere un dissenso, visto che di chiese sono disseminate tutte le italiche città, dal centro storico fino alla periferia. Così come di monumenti che, seppure nelle periferie non pullulino, ci sono i centri commerciali a fare da altare innalzato ad un dio commercio, anche questo, a detta di Maroni, inviolabile.
Un divieto a dissentire verso determinati gruppi. Infatti, come se non bastasse, Maroni ha in mente di fare pagare agli organizzatori una cauzione come garanzia per eventuali danni. Con molta probabilità family-day e simili non avranno bisogno di fornire garanzie. E comunque è facile pensare che queste manifestazioni non abbiano problemi finanziari.
Insomma, i luoghi preposti alle manifestazioni contro le politiche autoritarie, per l'integrazione, per il lavoro e contro la precarietà, ecc., si riducono alle paludi metropolitane, dove l'unica risposta alle rivendicazioni che può essere percepita è l'eco degli slogan.
Ma a conti fatti, quelle due ipotesi sono possibili entrambi. Anzi credo che l'una alimenti l'altra, in un gioco perverso in cui a rimetterci è la democrazia italiana.
Si sta per chiudere il cerchio che questo prepotente governo sta tracciando. Prima scelte autoritarie contro intere cittadinanze; poi l'esercito nelle strade ed i manganelli a garantire le imposizioni del regime; pochi giorni fa l'abrogazione di norme che garantiscono i cittadini contro i soprusi delle forze dell'ordine, ed anche la reintroduzione del reato penale di oltraggio a pubblico ufficiale. Fino a oggi, con il divieto di fatto a manifestare.
Ormai solo l'imbecillità può fare non temere per la democrazia in questo Paese.

22 gennaio 2009
da rubicondo.blogspot.com

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