04/02/2009: Violenza della polizia contro un turco a Kirchheim/Teck
Alla fine del 2008 a Kirchheim/Teck, in seguito ad un piccolo incidente stradale, due poliziotti hanno adoperato maniere razziste e riservato un trattamento brutale ad un giovane turco. La vittima è stata più volte apostrofata con “turco di merda” e colpita e ferita seriamente.
Nelle prime ore del mattino il giovane, incappato in un piccolo incidente, di seguito viene fermato dalla polizia e portato nella vicina caserma da due poliziotti. Qui doveva essergli prelevato il sangue per essere sottoposto al test dell’alcool. Il giovane immigrato, appena sceso nel cortile della caserma, il poliziotto A gli sferra un cazzotto sul viso che lo atterra, mentre il poliziotto B gli sale sulle spalle, gli afferra i polsi ai quali fissa le manette.
Il giovane viene poi spinto all’interno della caserma a suon di botte, scaraventato su di una sedia, mentre dal naso e dalla bocca esce abbondante il sangue. Chiede ai poliziotti: “Perché mi avete colpito? Con voi sono stato estremamente pacifico!” Per tutta risposta i poliziotti gli urlano: “Tieni la bocca chiusa e non peggiorare la tua situazione!”
Lui ribatte che loro non hanno nessun diritto a procedere in quella maniera esagerata, che lui è un cittadino tedesco il quale conosce i suoi diritti che gli permettono di fare subito due telefonate. Tutto questo viene ignorato dai poliziotti, che, alla sua insistenza di telefonare all’avvocato e ai genitori, rispondono: “Adesso sei qui e non hai nessun diritto, turco di merda!” Il giovane rinfaccia loro di essere fascisti, non riesce a concludere la frase che il poliziotto A lo colpisce di nuovo al viso facendolo capitombolare a terra, gli salta sullo stomaco, mentre il poliziotto B afferrandolo per i polsi ammanettati, lo rigira sottosopra, dopodiché il poliziotto A prende a colpirlo a calci con gli stivali.
Nel frattempo giunge al posto di polizia un amico del giovane immigrato sotto tortura, il quale si trovava sul luogo al momento dell’incidente. Questo amico ha potuto vedere dall’ingresso, dalle porte aperte, quanto stava accadendo all’interno. Un poliziotto accortosi di essere visto urla all’altro: “Il suo amico è qui, chiudi subito la porta”.
Solo dopo un altro po’ di tempo il dottore chiamato per il prelievo del sangue entra nella caserma. Squadra il giovane, gli tocca il naso per sentire se fosse rotto. Il giovane chiede al dottore di constatare le ferite, tutte causate dai poliziotti, in quanto dall’incidente lui era uscito senza neppure un graffio.
I poliziotti continuano per parte loro ad accusarlo di essere un consumatore di droghe, come, sostengono, avrebbe confermato il test in corso. Inoltre gli dicono che ora avrebbe dovuto pagare i costi per la pulizia del sangue sparso sul pavimento. Dopo il prelievo viene chiuso in una cella in cui sarebbe dovuto restare nelle successive 8 ore. L’amico che lo aveva visto in caserma intanto era corso ad informare i genitori. Il padre, con l’aiuto dell’avvocato, riuscirà a tirare fuori dalla caserma il figlio solo due ore dopo, per portarlo però all’ospedale.
Ancora oggi il giovane porta i segni delle ferite causate dal pestaggio della polizia. (…)
Simili casi di razzismo, incredibili, non devono essere taciuti, ma anzi portati davanti all’opinione pubblica.
Combattere il razzismo – su tutti i piani!
Stoppare la violenza della polizia!
anonimo, 23 gennaio 2009
da de.indymedia.org/2009/01/240211.shtml
http://www.autprol.org/