26/01/2009: Milano, "Operazione Tramonto": cronache delle udienze 23, 24
Cronaca dell’Associazione Solidarietà Parenti e Amici degli Arrestati il 12/02/07 sulle udienze 23, 24 del processo in corso a Milano contro i compagni e la compagna arrestati nell’ambito dell’operazione “Tramonto”.
Udienza del 22 gennaio 2009
La prima udienza dopo la pausa natalizia inizia con l’eccezione di nullità sull’udienza presentata dalla difesa
in quanto numerosi imputati prigionieri non erano presenti in aula, costretti a rinunciarvi per il massacrante viaggio di trasferimento dal carcere di Siano Catanzaro alle carceri del nord. I compagni sono stati deportati in quel carcere, di soli prigionieri politici, nonostante la Corte, con l’assenso della Pm, avesse negato il nulla osta per lo spostamento dei detenuti rispondendo positivamente alle richieste della difesa che avevano denunciato, nel caso di spostamento, la violazione del diritto alla difesa.
Un trasferimento senza il nulla osta dei giudici, un trasferimento illegale deciso esclusivamente dal Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria). L’avv. Giuseppe Pelazza chiede che la Corte intervenga acquisendo agli atti il dispositivo del Dap in quanto in esso potrebbero esserci elementi che configurano il reato di abuso di ufficio. La Corte non accetta la nullità, ma acconsente all’acquisizione dell’ordinanza di trasferimento. Questo è l’aspetto giuridico della faccenda, ma quello più concreto che noi abbiamo vissuto, è la lontananza forzata per più di un mese dei nostri compagni, amici e parenti, impossibilitati a fare i colloqui e, per due settimane incerti su dove essi si trovassero, quindi in difficoltà anche con la corrispondenza o i pacchi che durante le festività natalizie volevamo spedire.
Per loro un’attesa snervante, ogni sera con il bagaglio pronto per la partenza e impediti a fare la spesa per l’imminente possibile spostamento. Per di più un viaggio massacrante di due giorni in blindato, con un forte freddo e ammanettati.
Facciamo notare, inoltre, le notevoli spese di soldi pubblici che sono impiegati per queste operazioni assurde al punto che, alcuni imputati, sono stati spediti a Siano Catanzaro dopo il 3 di gennaio!
L’udienza è continuata con i contro interrogatori, in videoconferenza, del Rossin che, rispondendo alle richieste di chiarimenti sulle sue accuse ai compagni da parte della difesa, ha continuato a confondere e cambiare date e orari e a cambiare le versioni sui fatti, cosa già avvenuta più volte durante i lunghi e numerosi interrogatori rilasciati dopo l’arresto davanti alla Pm. L’avv. Pelazza ha richiesto l’acquisizione agli atti della relazione della psicologa su Rossin.
Udienza del 23 gennaio 2009
Scenario da grande evento al tribunale!
Arriva il senatore del Pd Pietro Ichino con uno staff esagerato di giornalisti e televisioni, con scorta, digos e polizia di ogni tipo rafforzata fuori e dentro il tribunale.
Arriva per spiegare alla Corte i motivi della sua costituzione di parte civile contro i compagni, cosa che aveva ampiamente pubblicizzato durante la scorsa campagna elettorale che lo ha portato a sedersi a Roma tra i senatori.
Ancora una volta i giornalisti mostrano la loro sudditanza alle verità del potere visto che la maggior parte di essi mai si è preoccupata, in questi lunghi mesi di processo, di riportare notizie su quello che stava succedendo in aula o in carcere (compresi i pestaggi degli imputati). Molte cose avvenute in aula, del resto, contraddicono quello che i giornali hanno riportato nella pesante e terroristica campagna di criminalizzazione degli imputati lanciata subito dopo gli arresti.
All’inizio dell’udienza il compagno operaio Davide Bortolato prende la parola per denunciare come la presenza in aula di Pietro Ichino, assieme alle altre parti civili, lo stato e i fascisti di Forza Nuova, mostrino il carattere politico del processo e la parte chiara in cui egli si colloca. Le guardie carcerarie, viscidamente zelanti, cercano di strappargli il microfono di mano.
Il prof. Ichino lamenta i danni per aver dovuto subire la scorta ma l’“allarme” per la sua persona risale al 1999 e la scorta gli è stata intensificata nel 2003, ancora prima che iniziasse questa inchiesta!
A più riprese si dilunga a parlare di D’Antona e Biagi e, sotto le pressanti domande della difesa che gli chiede di parlare su questo processo e su questi imputati, ribadisce più volte che è stato il prefetto a convocarlo e a imporgli il rinnovo della scorta. Ci è sembrato di capire quindi che la necessità della scorta è derivata dalle istituzioni dello Stato, come ha espresso in aula l’avvocato Clementi.
Gli viene chiesto anche come mai non si sia costituito parte civile contro Rossin.
Ichino prosegue spiegando i suoi scritti e le problematiche del mondo del lavoro, un vero e proprio fiume di parole, un comizio sui cambiamenti che hanno eroso le conquiste dei lavoratori. Tutte problematiche che sicuramente lui non vive visto che già nel 2005 aveva dichiarato 350.000 euro di reddito.
I compagni nelle gabbie, molti di loro operai, non reggono l’insulto e urlano: “sfruttatori, lui è un massacratore di operai! Gli operai della Tyssen sono morti e nessuno ha pensato alla loro sicurezza!”.
Il Giudice Cerqua fa espellere i compagni dall’aula, il pubblico si fa sentire protestando.
Gli avvocati della difesa chiedono la revoca dell’ordinanza di allontanamento.
Verrà revocata solo al termine della comparizione di Ichino.
Ichino continua a “narrare” il suo calvario parlando dell’università, delle contestazioni di operai e studenti.
Per avvalorare la tesi dell’accusa, cioè del pericolo a cui sarebbe stato esposto “narra” di scritte minacciose nella facoltà. Peccato che le uniche scritte comparse sui muri di Scienze Politiche di Milano, anzi sui muri di un bagno della facoltà, si riducano a “Fuori le pistole degli sbirri di Ichino dalla facoltà” e “Non vogliamo gente che nasconde le pistole sotto il doppiopetto in facoltà”. Frasi, quindi, nemmeno contro la sua persona bensì contro la polizia, vergate sopra un water, ma evidentemente necessarie a creare un martire in campagna elettorale tanto da essere riprese e amplificate da un giornale universitario che, scopriamo ora, essere un giornale di cui l’illustre professore è il direttore responsabile.
È un giornale finanziato dall’università in cui scrivono, guardacaso, studenti del suo partito.
Durante tutta l’udienza abbiamo assistito alle crisi isteriche della Pm di fronte alla domande della difesa. Ogni volta che venivano fatte domande che non le piacevano interrompeva stizzita tanto da spazientire perfino il Giudice Cerqua. In particolare, a una serie di domande serrate dell’avv. Clementi: “Ma lei li ha mai visti questi terroristi? Li ha mai sentiti? Ha ricevuto minacce concrete?”, la Pm Boccassini è andata su tutte le furie, interrompendo ripetutamente l’avvocato nel tentativo di ostacolare la difesa, ma ciò ha solo dimostrato l'inconsistenza dell'impianto accusatorio.
Alle 12.40 termina la sceneggiata del “famoso” quanto disprezzato professore.
È infatti un dato certo che sia continuamente contestato da operai e studenti, come d'altronde egli stesso ha confermato in udienza e questo sicuramente non può essere una colpa addebitata agli imputati e al pubblico presente in aula.
L’udienza prosegue con l’esame degli imputati Tonello e Rotondi, gli unici che hanno accettato l’esame dell’accusa in aula. Nei loro interrogatori emergono, ancora una volta, pesanti contraddizioni con le testimonianze del Rossin.
La prossima udienza si svolgerà lunedì 2 febbraio.
Invitiamo tutti i compagni, gli amici e i solidali a prepararsi per partecipare all’udienza finale del processo di cui non si sa ancora con precisione la data, ma si presume agli inizi di marzo.
Informiamo tutti che due compagni, processati dal tribunale di Rieti, con l’accusa di apologia e istigazione a delitti di terrorismo (art. 414, comma 1 n. 1, comma 3 e comma 4 c.p.) per aver distribuito volantini e esposto uno striscione contenente l’espressione “Terrorista è lo stato della reazione, non i compagni che lottano per la rivoluzione” durante una manifestazione di solidarietà, sono stati assolti in primo grado perché il fatto non sussiste.
Anche il processo contro i compagni arrestati a Milano, subito dopo gli arresti, sempre per l’affissione di striscioni, è imminente.
Vogliono criminalizzare la solidarietà, rispondiamo rafforzandola!
Pietro Ichino (Milano, 22 marzo 1949) è un giurista, giornalista e politico italiano.
È docente ordinario di Diritto del lavoro nell'Università statale di Milano. Ha inoltre svolto l'incarico di deputato dal 1979 al 1983, come indipendente di sinistra nelle file del PCI. Nel 2008 è stato eletto senatore nella circoscrizione della Lombardia per il Partito Democratico.
26 gennaio 2009
Associazione Solidarietà Parenti e Amici Degli Arrestati il 12-02-07
parentieamici@libero.it
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