20/01/2009: Spunti fermi dalla lotta per Gaza: un report da Torino sui cortei del 3 e del 10 gennaio
Sabato 3 gennaio il presidio per Gaza, in Corso G. Cesare (porta Palazzo) non sapevamo come sarebbe potuto andare, alcuni giovani arabi qualche giorno prima avevano chiesto di organizzarlo ai compagni del Comitato antirazzista torinese durante il presidio della domenica pomeriggio a Porta palazzo.
Quel 3 gennaio alle 15,00 insieme ai soliti cento compagni, gruppi di giovani arabi lentamente si aggregano e in mezz’ora riempiono la piazzetta.
Questo fatto riempie di gioia molti compagni, che in passato avevamo faticato a mobilitare qualche decina di immigrati. Il presidio assume subito la carica e la tensione per iniziare una manifestazione, in quei giovani immigrati si sente tutto l’ardore della lotta, che và oltre l’illuministico raziocinio che spesso pervade le nostre menti. Lo striscione residuo della campagna di boicottaggio d’Israele alla fiera del libro che avevamo portato per il presidio, (Boicotta Israele – Unico paese per arabi ed ebrei in Palestina) viene decisamente preso in mano da un gruppo di donne arabe per aggregarsi dietro e intorno ad esso e per iniziare a scandire slogan.
Intorno all’auto con le casse e il microfono si addensa un grosso numero di ragazzi arabi che con forza e rabbia, intervallati da slogan, recitano brevi comizi che spesso sono delle vere e proprie poesie.
La manifestazione parte, attraversa il mercato di porta palazzo, luogo di forte presenza araba-musulmana, qui si aggregano altri con donne e bambini.
Quel muro di diffidenza che separa quei proletari con noi italiani sembra quasi venuto meno, pur con difficoltà linguistiche ci si parla, con gesta e sguardi si cerca di comunicare, nell’aria si respira una calda solidarietà internazionalista. Questi giovani proletari si distinguono da noi, per il maggior ardore e per la maggior passione che scaturisce dal tenore dei loro slogan, dal modo di stare insieme ed anche dal modo di camminare veloce e deciso.
In molti ci si rende conto che questa manifestazione rappresenta un fatto nuovo, soprattutto da chi riesce a cogliere tra i tanti fatti gli elementi di classe e di anticapitalismo, senza lasciarsi confondere nè dall’apparente “nazionalismo” delle bandiere, né dagli slogan dell’“Allah è grande”.
Da materialisti non ci dobbiamo dimenticare mai che a muovere la storia non sono le idee, ma le contraddizioni scaturite dalle lotta delle classi e che i rivoluzionari devono saper interpretare i fatti al di là delle apparenze e delle ideologie.
Il giorno dopo, la domenica, si ripete spontaneamente un altro corteo e ciò da più fiducia per la manifestazione lanciata per il sabato successivo, allo stesso posto, in Corso G. Cesare.
Quel giorno della manifestazione, il 10 gennaio, la presenza dei lavoratori e dei cittadini torinesi è minima, salvo qualche centinaio di compagni che insieme alle piccole minoranze politiche in questa fase rappresentano lo zoccolo duro dell’anticapitalismo con l’aggiunta delle poche decine tra comunisti italiani, rifondazione con i loro rispettivi striscioni.
La bassa partecipazione dei torinesi è il risultato della vergognosa manipolazione dell’informazione sul massacro israeliano a Gaza che mostra quanto vulnerabili e deboli sono i movimenti, internazionalista e contro la guerra compresi quelli pacifisti e “umanitaristi” di fronte alle menzogne del potere mediatico.
Il grande potere, tramite la mediatica forza del pensiero corrotto con partiti e varie organizzazioni di massa compreso le confederazioni sindacali, è riuscito a far passare per assassini gli assassinati e per terroristi i terrorizzati.
Ma a portare luce e forza quel giorno, è invece la inaspettata partecipazione di migliaia di proletari immigrati in particolare di etnia araba.
La parte immigrata più attiva della manifestazione del 3 gennaio, in settimana è riuscita a sviluppare un passaparola, una emotività e una fiducia tale tra i loro connazionali che molti di essi superano la condizione di isolamento politico e sociale, partecipando alla manifestazione.
La manifestazione, alle 15,00 si presentò subito come una grande manifestazione di immigrati di etnia araba, contro il genocidio di Gaza. Il clima è caldo, a decine portano in braccio lenzuola avvolte, simboli di bambini uccisi, tantissimi cartelli con immagini straziate dei morti, ricompare il nostro striscione dato per perso con su scritto “boicotta Israele – unico paese per arabi ed ebrei in Palestina” con centinaia di persone dietro a gridar slogan.
Strumento di aggregazione è ciò che succede all’altro striscione preparato per il momento con scritto “Stop al genocidio di Gaza – Israele assassina (in arabo) – Unico paese per arabi ed ebrei in Palestina".
Avanti un altro foltissimo striscione “boicotta Israele – sostieni la Palestina” portato dall’aska e ancora una performance figurata dell’ISM rappresenta il paradosso di soldati israeliani “vittime” dei palestinesi.
Caratterizzano il percorso vari momenti di tensione: davanti al Municipio di Torino, con la polizia che respinge quando, per ricordare il gemellaggio con Gaza, si è cercato di issare una bandiera palestinese sulla facciata, uova piene di vernice rossa a simbolo del sangue versato, lanciate sulla facciata della sede dell’associazione amicizia Italia-Israele in via P. Micca, accorate proteste davanti alla Rai per la falsa e spudorata disinformazione su Gaza.
L’energia di questi giovani, di queste ragazze e di questi uomini ci impressiona al punto che più di qualche compagno esprime parole più fiduciose per le lotte del futuro grazie a questo sprazzo di potenziale energia.
Il compito dei prossimi giorni sarà di collegarsi meglio a questa energia, perché i proletari che abbiamo incontrato in questi giorni saranno sicuramente tra i principali protagonisti delle lotte future, cercare di cogliere questi momenti di vicinanza con essi per stringere il legame che unisce naturalmente e prospetticamente i proletari arabi con quelli italiani è l’impegno che i sinceri internazionalisti in questo caso devono saper assolvere.
Adoperarsi per rafforzare il corteo a sostegno di Gaza per lunedì 19 gennaio ore 16,30 sempre a porta Palazzo è un’altra occasione per rafforzare un concreto internazionalismo.
Franco L. del Circolo Internazionalista Torino
http://www.autprol.org/