16/01/2009: Sabato 24/01: presidio sotto il carcere di Alessandria


Sabato 24 gennaio ci sarà un presidio sotto il carcere di S. Michele, Alessandria, in sostegno alla lotta dei prigionieri contro l'ergastolo, l'isolamento, le feroci condizioni di detenzione e contro il carcere in generale.
Invitiamo tutti ad essere presenti, in modo da conoscere quel che avviene dentro S. Michele.
Inoltre il 1° dicembre scorso è iniziato in tutte le carceri lo sciopero della fame per l’abolizione dell’ergastolo. E’ uno sciopero nato all’interno, a cui prendono parte come in una staffetta, una settimana ciascuna, le carceri di tutte le regioni. Nella settimana dal 19 al 25 gennaio 2009 lo sciopero partirà nelle carceri del Piemonte, della Liguria e della Valle d’Aosta.

La lotta degli ergastolani nasce decisamente controcorrente.
Controcorrente perché qualsiasi lotta che nasca all'interno delle carceri si trova oggi a fare i conti con le martellanti campagne condotte dai governi e dai loro mass-media sul bisogno di “sicurezza”, sul bisogno di sempre nuove carceri e lager per immigrati. Campagne che fanno da cornice all'approvazione di leggi ignobili, come quelle contro l’associazione politica, il “danneggiamento”, la “resistenza” a polizia e carabinieri, il “bivacco”, la “clandestinità”, i “lavavetri” le “prostitute” etc etc. Per concretizzare questa loro necessità hanno infine disposto nei quartieri popolari e nei punti di ritrovo della popolazione immigrata pattuglie dell’esercito coadiuvate da polizia, carabinieri, vigili e controllori di ogni tipo.
Fanno questo mentre continuano le guerre saccheggiatrici che creano un fiume inarrestabile di miseria edi emigrazione; mentre saltano migliaia di posti di lavoro e falliscono decine di aziende; mentre ogni giorno muoiono nei cantieri e nelle fabbriche tre, quattro lavoratori; mentre tagliano sulla sanità e portano alle stelle gli affitti; mentre riducono i finanziamenti alla scuola e all’università ma aumentano le tasse per frequentarle.
Sempre più gente viene così spinta ai margini di questa società e troverà accanto ad essi le maglie della prigione pronte ad accoglierla.
La sicurezza che invocano è finalizzata a tenere insieme con ogni mezzo il loro sistema quanto mai traballante. Il carcere, per la violenza diretta, immediata che esercita sulla persona, è un cardine irrinunciabile al quale gli sfruttatori e lo stato si aggrappano per tentare di impaurirci, di dividerci e imporci più facilmente i loro bisogni economici e di potere.

Nel carcere di S. Michele ergastolani e non in diverse forme aderiscono alla lotta.
In questo carcere c’è una sezione speciale ad EIV, peggio anche della detenzione in regime 41 bis, come viene scritto nelle rare lettere che riescono a superare la censura. L’installazione alle sbarre delle finestre di pannelli di plastica opachi per impedire ogni contatto visivo e vocale con le altre sezioni è solo l’ultima tortura praticata. Negli anni passati il pur difficile passaparola fra sezione e sezione aveva consentito ai prigionieri di lottare insieme, di respingere le intimidazioni e le prepotenze della direzione e delle guardie, i peggioramenti della vita quotidiana (sanità, igiene, vitto...). Adesso dalle finestre non escono le voci, ma anche non entra aria, luce, non si vede nessun spicchio di cielo, le celle sono state trasformate in bare. I prigionieri naturalmente hanno cercato di abbattere questi mezzi di tortura, la direzione per contro li ha rafforzati ulteriormente.

Noi siamo qui per estendere la solidarietà e il sostegno ai prigionieri e ai loro familiari, per rafforzare la resistenza contro la tortura e l’isolamento assieme allo sciopero contro l’ergastolo e alla lotta contro il carcere in generale.

SABATO 24 GENNAIO DALLE ORE 14
PRESIDIO SOTTO IL CARCERE DI S. MICHELE (ALESSANDRIA)
IN SOLIDARIETA' E SOSTEGNO AI PRIGIONIERI IN LOTTA
CONTRO L’ERGASTOLO, CONTRO L’ISOLAMENTO E LE BESTIALI CONDIZIONI DI RECLUSIONE

Milano, 10 gennaio 2008
Compagne e compagni contro il carcere e la società che ne ha bisogno

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Il carcere vecchio di Alessandria fu teatro nel maggio 1974 di una sanguinosa tentata evasione.
Dopo anni di rivolte, che si erano estese nella gran parte delle carceri di ogni tipo, di lotte collegate con l’esterno, di nascita di strutture di solidarietà, la pacificazione nelle carceri era diventata un miraggio. Lo stato nel tentativo di re-imporre il proprio potere assoluto sul carcere, cominciò a trattare le rivolte anche con le armi come già avveniva da anni contro le manifestazioni all'esterno. L'operazione si concluse con un bilancio di 7 morti e 14 feriti, di cui sette molto gravi.
Di seguito riportiamo stralci delle lettere uscite dal carcere in quei giorni:

Carcere di Alessandria, 9 maggio 1974:
“siamo in piena campagna elettorale per il referendum abrogativo del diritto di divorzio…
I giornali della sera mettono una sola notizia a caratteri cubitali in prima pagina: Rivolta nel carcere di Alessandria, 15 ostaggi catturati…
Tutto è iniziato verso le ore 10 della mattinata all’interno delle aule del carcere, dove si tengono i corsi per il conseguimento del diploma di geometra. Alle lezioni si presentano tre detenuti, due dei quali da mesi non frequentano più. Hanno due borse… il loro contenuto è eccezionale. Due pistole (una smith & wesson e una colt)… Estratte le armi iniziano il “rastrellamento”… gli ostaggi vengono raccolti nell’infermeria. Ai professori che erano in quel momento nelle aule si aggiungono anche sei guardie carcerarie e il medico Gandolfi… I rivoltosi consegnano al procuratore generale Buzio, sopravvenuto, il seguente comunicato.
L’azione è stata provocata praticamente dal comportamento irresponsabile del governo che si ostina da anni a non concedere la riforma del sistema penitenziario e del codice penale. Se essi fossero stati riformati noi avremmo potuto uscire, quindi, stanchi d’essere presi in giro decidiamo di prenderci ciò che ci spetta. Togliendoci la recidiva soltanto, noi saremmo già liberi, quindi tali ci riteniamo. Attraverso la nostra azione potete ben comprendere che siamo decisi a tutto, quindi niente discorsi inutili. Sappiamo precisamente quello che facciamo e quello che vogliamo ottenere…
Leggete attentamente ed eseguite alla lettera le seguenti richieste:
1° un pulmino con cui intendiamo lasciare il carcere insieme agli ostaggi che saranno poi rilasciati appena saremo in condizione di dileguarci. Il pulmino dovrà essere posto all’interno del carcere precisamente nell’area della lavanderia da cui intendiamo partire…”

Da un comunicato a firma “Gli ex detenuti” del carcere di Alessandria, 1974
(Il comunicato è scritto dai rivoltosi dopo le prime operazioni di sequestro e barricamento).

“Per l’intera giornata del 9 sono state avviate delle trattative, verso sera è scattato improvvisamente un primo tentativo di assalto all’infermeria da parte dei carabinieri, rientrato però a causa delle difficoltà incontrate. Procura e carabinieri avevano accettato, a parole, le richieste dei prigionieri, preparando il pulmino, ecc.
Invece, il giorno 10, verso le 17, ha inizio l’assalto conclusivo. Il procuratore generale di Torino, Reviglio della Veneria, ha dato l’ordine al colonnello dei carabinieri Dalla Chiesa…
L’attacco, come il giorno precedente, parte simultaneo dall’interno e dall’esterno, e inizia con il lancio di candelotti lacrimogeni. Un candelotto rotola attraverso la corsia, verso la porta dello stanzino che è socchiusa. Viene subito richiusa con un calcio. Ma il candelotto esplode avvolgendo tutto di un fumo denso e acre. Uno o più vengono sparati dall’esterno… La cortina di fumo si fa impenetrabile. Subito dopo eccheggiano i colpi di arma da fuoco. Colpi isolati e raffiche di mitra. Quando il fuoco delle armi tace, gli assaltatori avanzano con cautela… Gridano «venite fuori», ma gli rispondono le voci terrorizzate degli ostaggi che pregano di non sparare più. Dei sequestratori solo uno è ancora in vita… Gli ostaggi uccisi risultano tre”…

In “La strage nel carcere”, 1975,
a cura delle sezioni di Alessandria di Avanguardia Operaia, Lotta Continua, PDUP

http://www.autprol.org/