13/01/2009: Modello contrattuale: Accordo ormai vicino
Il Ministro Sacconi ha dichiarato che entro la fine del mese di gennaio si firmerà l'accordo che sancirà le nuove condizioni e modalità della contrattazione per i prossimi 15 anni.
I riferimenti ispiratori sono ormai noti e Sacconi li sintetizza efficacemente affermando che il cuore di tutto deve diventare la produttività e la redditività di impresa. A questo obiettivo tutto deve essere subordinato, dalle aspettative salariali, alle condizioni della prestazione, alle stesse procedure del confronto sindacale.
Anche se a parole non lo si esplicita (ma solo per opportunità tattiche... ancora si spera di convincere la Cgil) è chiaro che in questo nuovo modello di relazioni oltre ai residuali caratteri difensivi del salario contrattuale a saltare è lo stesso contratto nazionale.
La nuova parola d'ordine (ormai comune sia del centrodestra che del centrosinistra) è sostituire la "contrattazione" con la "partecipazione".
Sacconi in questo si immagina uno sviluppo di tavoli bilaterali (aziendali, territoriali, nazionali) su qualsiasi argomento (dal salario, all'orario, alle condizioni della prestazione) che di fatto liquida ogni pratica contrattuale.
Nel nuovo scenario proposto viene bandito il conflitto. Non esisterebbero più quindi conflitti tra salario e profitto, tra tutela del lavoro e propensione ad aumentarne lo sfruttamento, ma solo "problemi comuni" da affrontare per quel che sono, cioè "esigenze oggettive" alla cui soluzione le parti "consensualmente" si impegnano a lavorare per trovare una soluzione.
Si ribalta così definitivamente il meccanismo del tipo: "i lavoratori hanno dei bisogni e quindi discutono, decidono assieme, e presentano richieste (piattaforme) al padrone", per sostituirlo con un meccanismo del tipo: "E' interesse di tutti (del paese) sostenere l'interesse di Capitale attraverso un incremento della produttività e redditività di impresa, e quindi tutti dobbiamo impegnarci in questo senso. Gli eventuali risultati permetteranno di concedere qualcosa anche ai lavoratori... se i lavoratori collaboreranno".
L'autonomia dell'azione sindacale, basata sulla rappresentanza dei bisogni che il mondo del lavoro esprime, verrebbe così superata da un modello neocorporativo per cui esiste un solo bisogno primario (produttività e redditività di impresa) di fronte al quale gli altri bisogno sono residuali.
E' chiaro che ciò modifica sostanzialmente anche il rapporto tra lavoratore e organizzazione sindacale perchè se nel precedente modello (quello negoziale) il lavoratore può ancora riuscire a mantenere una forma di controllo e di condizionamento sull'iniziativa sindacale che dovrebbe rappresentarlo, nel secondo (quello di tipo neocorporativo) ogni possibilità di controllo vene a meno in favore di un maggior ruolo e peso della burocrazia appagata da una maggiore presenza negli enti, nei fondi, ecc.
Su questo piano ormai si stanno muovendo tutti.
All'accelerazione imposta dal Ministro Sacconi corrispondono le immediate dichiarazioni di disponibilità di Cisl e Uil, ma anche (e la cosa non è di poco conto) la presentazione di due disegni di legge (del PDL e del PD) che di fatto (anche se in modo diverso, più esplicito il primo e più attento alle forme il secondo) sostengono ambedue la centralità degli enti bilaterali come snodo centrale nel nuovo modello di relazioni sindacali.
E la Cgil ??
Sacconi ha già affermato che l'accordo si farà con chi ci sta e su questo concordano Cisl e Uil, anche se non mancano le pressioni da ogni parte (da destra e da sinistra) perchè la Cgil rientri nei ranghi e si liberi dai condizionamenti prodotti dalla presenza al suo interno di aree di sinistra "conflittuale" (Fiom, e aree programmatiche).
Apparentemente la Cgil ha assunto un posizione fortemente critica sul merito della trattativa sui modelli contrattuali tanto che ha abbandonato la trattativa.
Il 12 dicembre scorso ha indetto uno sciopero generale contro le politiche del Governo ma anche a tutela dei salari e del lavoro, quindi (si presume) contro ogni deformazione del modello contrattuale che penalizzi la centralità del salario e della contrattazione nazionale.
Non si può pensare però che possa bastare tutto ciò per contrastare quanto concretamente sta avvenendo.
In materia contrattuale la posizione della Cgil è ancora da definire chiaramente. Se la Cgil ha abbandonato la trattativa sui modelli contrattuali è pur vero che in Cgil si continua a considerare come riferimento da difendere la così detta piattaforma unitaria concordata tra le segreterie (e mai sottoposta a discussione e verifica con i lavoratori) elaborata prima dell'avvio del confronto con Confindustria. Una piattaforma che già contiene e propone ciò che di fatto sta avvenendo. Certo si potrebbe dire che l'accelerazione di Sacconi e l'esagerata disponibilità di Cisl e Uil stanno concedendo a Confindustria qualcosa di più che già la piattaforma concedeva, ma sostanzialmente non cambia nulla per quanto riguarda l'impianto.
L'impaccio e la scarsità di chiarezza di linea della Cgil la si vede bene nel comportamento di questi mesi. A fronte di accordi separati (che la Cgil non ha firmato) come ad esempio il commercio, ci troviamo a constatare un atteggiamento diverso sulla contrattazione per il nuovo modello nel settore artigianato dove la Cgil continua a rimanere seduta al tavolo.
Riducendo all'osso un ragionamento, si può facilmente constatare come alla Cgil manchi ad oggi una vera piattaforma che sostanzi la sua intenzionalità e capacità di iniziativa, capace cioè di andare ben al di là del semplice mugugno verso il Governo.
Di fronte all'accelerazione imposta dal Ministro Sacconi, ai comportamenti di Cisl, Uil e Confindustria per un accordo entro il mese ancora non si capisce cosa farà la Cgil.
L'unica nota recente apparsa nel dibattito interno alla Cgil riguarda la proposta di legge presentata dal PDL in materia di enti bilaterali a cui l'IRES Cgil risponde con un commento che si limita a criticare la mancata esigibilità di questi tavoli ed a riconoscere maggiore validità alla analoga proposta del PD (Treu) nella quel invece una certa esigibilità viene prevista.
Un pò poco.
La Cgil è di fronte ad un bivio. O si organizza in difesa di un modello sindacale contrattuale, democratico e partecipativo, o aderisce alla deriva neocorporativa che tutti vogliono formalizzare entro il mese di gennaio.
Per far ciò serve una piattaforma, discussa e condivisa con i lavoratori ed il coraggio di rompere con un modello di relazioni sindacale che, in qualsiasi forma lo si presenti, porterà ad una perdita pesante e generale per il mondo del lavoro.
Non è più tempo di limitarsi a interviste televisive, a dichiarazioni preoccupate, e nemmeno a nuovi scioperi generali... se non c'è una piattaforma.
11 gennaio 2009
COORDINAMENTO RSU
fonte: http://www.coordinamentorsu.it/doc/altri2009/2009_0111_rsu.htm
http://www.autprol.org/