10/01/2009: Lettera del compagno Bendebka da Algeri dove è arrivato in seguito all’espulsione dall’Italia


Lettera del compagno Bendebka da Algeri dove è arrivato in seguito all’espulsione dall’Italia, dove aveva ed ha la famiglia, dove ha scontato una lunga carcerazione.

Un lager chiamato CPT, parte terza: l’epilogo a casa di mia mamma.
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando sono stato illegittimamente rinchiuso entro le mura di quel lager.
Nel frattempo sono stato estradato nel mio paese, malgrado pendesse sulla mia testa una vecchia condanna a morte (1999) emanata da un tribunale speciale. In Italia avevo una famiglia di sei membri “completamente” italiana e una casa di proprietà. Non sono bastate.
Ufficialmente sono stato espulso! Ringrazio per il biglietto gratis offerto dalla questura sicula e la premura del giudice di pace. Ma mi dispiace per tutta la mia documentazione sottrattami (a mia insaputa, dai tirapiedi che mi hanno accompagnato). Questa estradizione mascherata mi è costata un soggiorno di 15 giorni in un posto “sconosciuto”, con gente “sconosciuta”, ma alla fine mi è andata liscia, sono capitato quando era già entrata in vigore la “legge di riconciliazione”. Adesso sto provando a regolarizzare la mia famiglia “italiana” presso di me, ne abbiamo abbastanza della democrazia italiana.
La perla di questa storia rimane il precedente giurisprudenziale stabilito dal giudice di pace, Antonio Cutaia, un vetro esempio di giustizia creativa fascistona.
Il giudice “d’impasse” aveva appoggiato la richiesta della questura di Palermo (vincolata dall’amministrazione del carcere dell’Ucciardone e della cara DIGOS), motivandola con la "mancanza di relazione spirituale" con la mia famiglia, in quanto non effettuavo colloqui durante il mio soggiorno obbligato all’Ucciardone. Come se Milano, ove risiede la mia famiglia, fosse a due isolati dal carcere di Palermo e che il mio soggiorno fosse una gita di piacere voluta dal sottoscritto.
Mea culpa! Riconosco di aver instaurato una relazione più fisica che spirituale con mia moglie; pensavo di saldare il nostro rapporto con i nostri cinque figli non raggiungendo il Nirvana, visto che mia moglie non aveva niente a che fare con Maria Teresa di Calcutta.
Pensavo che bastassero i figli come prova di convivenza. Non era così, ci voleva la "relazione spirituale".
Fino ad adesso non ho ancora capito che cosa sia veramente la "relazione spirituale".
Allora, extracomunitari d’Italia sposati con cittadine-i italiane-i, state attenti alla relazione spirituale.

Bendebkka L’hadi
ex-ospite dello stato democraticop italiano
ex-ospite del carcere democratico dell’Ucciardone e
ex-ospite del CPT democratico di Trapani
adesso gradito ospite di mia mamma (non democratica).

Algeri, 2 novembre 2008

http://www.autprol.org/