26/12/2008: Origgio: UNA MAGNIFICA LOTTA


Dopo 5 scioperi (con partecipazione dei lavoratori agli scioperi generali del 17 novembre e 12 dicembre), con picchetti alle entrate del magazzino Bennet di Origgio, i lavoratori delle cooperative (95% immigrati che lavorano in condizioni pessime) riescono a piegare i loro padroni.
Dopo cinque mesi di lotta i lavoratori, quasi tutti iscritti allo Slai Cobas, hanno firmato un accordo che prevede:
1) il rientro in azienda di Dikson, operaio licenziato, dopo una provocazione dei capetti della coop. Leonardo, perché delegato tra i più attivi del nostro sindacato;
2) trasferimento in altri siti di due capetti che in azienda intimidivano ed insultavano con frasi razziste i lavoratori;
3) costituzione di una commissione, dove sono presenti insieme ai responsabili aziendali quattro lavoratori, che ha il compito di ripartire le ore tra i 160 lavoratori presenti nel magazzino Bennet e l'organizzazione delle presenze nei turni;
4) l'attribuzione dell'ultima trance della quota una tantum di 600 euro sulla prossima busta paga (andando contro l'accordo nazionale, siglato il 10 dicembre 2008 a Roma tra le associazioni padronali e sindacati confederali, che, oltre alla concessione di ulteriore flessibilità sull'orario di lavoro, introduzione dell'apprendistato di durata di 36 mesi con una retribuzione pari al 90%, proroga al 31 dicembre del 2009 l'erogazione della quota una tantum);
5) 30 euro mensili di aumento per tutti (tra i lavoratori delle diverse cooperative e con diverse mansioni) sul premio di produttività subito e altri 30 euro di aumento a partire dal primo giorno di luglio 2009;
6) costituzione di una sala medica per il primo pronto soccorso;
7) il riconoscimento della rappresentanza sindacale dei delegati Slai Cobas.

È un accordo che anche nella parte economica, va contro ciò che le associazioni padronali e Filt/CGIL, Fit/CISL e UIL trasporti hanno siglato a Roma il 10 dicembre, che va oltre i confini di Origgio, che:
1) crea la premessa per superare la guerra tra poveri che talvolta si sviluppa in queste aziende;
2) estende la lotta ad altri luoghi di lavoro;
3) politicamente ha unito, su un percorso condiviso che ha elevando la combattività complessiva, militanti di diversa appartenenza associativa che sono accorsi a sostegno della lotta.

Una battaglia vinta al termine di una settimana di blocco del "cottimo", uno sciopero che ha coinvolto i due turni di lavoro, che ha bloccato i tir e i camion in entrata, intasando le arterie principali intorno alla zona industriale che portano a Milano, Lainate, Varese, e che ha visto coinvolgere, in diverse fasi, dalle 70 alle 120 persone esterne al magazzino Bennet.
Pioggia, neve e freddo non hanno fermato la solidarietà di quanti hanno sentito come propria questa lotta, che non è stata ristretta nei confini del magazzino di Origgio (Varese), ma ha coinvolto lavoratori di altre cooperative (di Olgiate, Pieve Emanuele, Lodi, Cremona, Corte Olona, Mercato Ortofrutticolo di Milano), numerose realtà politiche e sociali (studenti dell'Università Statale e Bocconi di Milano, militanti di Rovigo e Torino, quest'ultimi, il 19 dicembre hanno manifestato di fronte alla Bennet di Via Orvieto, il Centro Sociale Vittoria, il Comitato antirazzista milanese, il comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e dei territori di S. San Giovanni, il Centro Sociale Cox, la "panetteria" di Lambrate, il centro "la forgia" di Cremona, "la fucina" di Sesto San Giovanni, il Coordinamento dei proletari e lavoratori comunisti e militanti dei vari gruppi politici).
È stata una magnifica lotta, portata avanti in modo autorganizzato dal basso, rispondendo a provocazioni di ogni genere, nel magazzino, durante gli scioperi, e anche scontri fisici, che non solo ha unificato i lavoratori srilankesi, maghrebini, albanesi, equadoregni, e i pochi italiani presenti, ma ha creato le premesse per allargare il conflitto nelle altre cooperative lombarde (dove sono presenti 70-80 mila "stranieri" e dove negano i minimi diritti dando paghe da fame).

Nell'assemblea tenuta, dopo la firma dell'accordo, nello spazio antistante la portineria principale, è uscita la proposta di una assemblea pubblica da fare verso la metà di gennaio a Milano (domenica 18? per decidere faremo un incontro il 2 gennaio ore 18.30 nelle sede dello Slai Cobas con tutti quelli che sono interessati) su crisi, attacco padronale, risposta dei lavoratori insieme agli studenti e soggetti politici e sociali antagonisti, per costruire un'opposizione organizzata ed intransigente ai padroni e Governo.
Per concludere, ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato ai picchetti e sostenuto la lotta anche al di fuori di Origgio, in particolar modo siamo orgogliosi per l'apporto dato da tutti i militanti Slai che hanno, non solo, fatto enormi sforzi per fornire un adeguato sostegno logistico ed organizzativo (legna da ardere, bevande, chili di roba da mangiare, fornelli a gas, impianto fonico, ecc.), ma nel periodo della lotta mantenuto il loro presidio nei posti di lavoro dove sono, partecipato alla manifestazione operaia e studentesca di Termoli, alle manifestazioni in occasione degli scioperi generali del 17 novembre, 12 dicembre e alle varie iniziative, riunioni in preparazione del Congresso che si terrà agli inizi di marzo .

Per l'Esecutivo Slai Cobas Aldo Milani

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Il punto: a Milano e Provincia le cooperative che si occupano di logistica sono circa 3.500 e occupano 70 mila lavoratori, in molte di esse si attua il lavoro nero che è tollerato anche dalle aziende committenti (vedi Ortomercato di Milano che è gestito dalla Sogemi promossa dal Comune). Molte di queste cooperative aprono con dei presta nomi, che alle volte sono la lunga mano della criminalità organizzata, che chiudo facilmente fregando i lavoratori ed il fisco.
Lo scenario sembra quello di un capitalismo ottocentesco, mentre nei fatti è parte del moderno capitalismo, dove è possibile avere manodopera straniera a basso prezzo, gestita da una moderna forma di caporalato, sfruttata senza godere dei minimi diritti e dove i lavoratori, quando si infortunano o muoiono, possono sparire come fantasmi.
È un sistema dove i servizi ispettivi sono quasi inesistenti, sindacati confederali e ispettorato del lavoro sono conniventi con i consorzi.
È una vetrina del sistema capitalistico nell'età moderna, dove l'intermediazione illecita si svolge alla luce del sole, la configurazione dei rapporti di lavoro sono fraudolenti, insomma: una dereguletion delle aziende committenti regolate dalla filiera cooperativistica che va dal presidente al caporalato e per ultimo la forza lavoro immigrata.


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