18/12/2008: Aggiornamenti dalla Bennet di Origgio (VA)


La situazione alla Bennet sembra precipitare. Appare sempre più evidente come la coop. Leonardo tema come la peste un ulteriore sciopero che addirittura aveva previsto per stanotte. Pertanto, messa di fronte allo sciopero del cottimo che continua a marciare, ha mobilitato per oltre 14 ore 30 operai esterni, onde evitare il blocco del magazzino e tentare di garantire la fornitura dei vari centri commerciali. Inoltre ha convocato i delegati dello SLAI per domani mattina alle 11, dichiarandosi disponibile (di fronte a tutti i lavoratori) a venire incontro alle loro richieste. La riunione, appena terminata nella sede SLAI, ha ribadito la necessità della massima all'erta confermando le decisioni comunicate ieri alla nostra riunione e le mobilitazioni previste.
Tuttavia, vista la delicatezza della situazione, crediamo importante convocare una riunione straordinaria del comitato per domani, 19 dicembre, alle ore 19.30 in viale Monza 255, in modo da coordinare al meglio i nostri movimenti

In allegato seguono alcune considerazioni sull'ultimo sciopero alla Bennet.


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Prosegue e si rafforza la lotta operaia alla Bennet di Origgio

Alcuni brevi elementi di bilancio dell'ultimo picchetto
La sera dell'11 dicembre ha avuto inizio l'ennesimo sciopero con picchetto (il quarto da giugno), nella vertenza contro le cooperative Leonardo e Java (entrambe del consorzio CAL) che controllano l'attività di facchinaggio nei magazzini centrali della Bennet situati ad Origgio (VA).
La piattaforma di lotta si basa su quattro punti:
1) Pagamento di circa 5.000€ di arretrati.
2) Netta riduzione dei carichi di lavoro.
3) Riassunzione di Dickson.
4) Diritti sindacali per i delegati SLAI.

Anche stavolta la partecipazione allo sciopero degli operai del turno notturno è stata pressoché totale, così come molto massiccia (circa 130 compagni/e) è stata la presenza esterna di sostegno.
A differenza delle volte precedenti, però, la risposta dell'azienda è stata stranamente blanda: nessun movimento di capi e capetti, nessuna pattuglia delle forze dell'ordine; nessuna pressione insomma.
La spiegazione di questo atteggiamento remissivo è apparsa subito piuttosto evidente: l'azienda, odorando lo sciopero, aveva tempestivamente fatto uscire i camion vuoti (in modo da poterli utilizzare altrove), ed aveva provveduto, nei giorni precedenti, ad incrementare la produzione, forte dei meccanismi di incentivo basati sul cottimo, unica reale possibilità per i lavoratori di coprire gli aumenti salariali previsti dal contratto e sottratti loro (i 5.000€ di cui sopra) da un accordo truffa firmato a livello nazionale dalle associazioni delle Cooperative e CGIL-CISL-UIL
Durante il picchetto si è svolto un'importante assemblea che partendo esattamente da questa contromossa padronale ha deciso non solo di preparare a breve un nuovo sciopero più incisivo, ma di prepararlo attraverso una nuova forma di lotta permanente e maggiormente in grado di incidere sulla produzione... lo sciopero del Cottimo (concretamente: dimezzare i livelli produttivi a 100 colli l'ora, 35 sotto i livello minimo previsto dal cottimo, la metà dei “normali” ritmi di lavoro seguiti dalla maggioranza degli operai). Il picchetto è poi proseguito senza nessun sussulto fino alle 8 per poi muoversi verso la manifestazione di Milano del 12/12 con una delegazione di una ventina di persone.

Alcune riflessioni sul futuro immediato
Come Comitato avevamo deciso di concentrare sulla Bennet le nostre energie per lo svolgimento dello sciopero generale. Da una parte perché riteniamo che solo nelle lotte reali, e non nelle manifestazioni di (auto) rappresentanza, si possono creare le condizioni per un cambio dei rapporti di forza tra le classi. Dall'altra perché cresce la consapevolezza che stiamo partecipando ad una battaglia d'attacco, che ha chances concrete di vincere, che può effettivamente incidere.
Ne sono stati prova tangbile i giorni immediatamente successivi, in cui effettivamente, già da sabato 13, lo “sciopero del cottimo” ha preso corpo. La reazione dell'azienda, ancora una volta, è stata scomposta: da una parte si è rifiutata di pagare la tredicesima, dall'altra ha messo in atto ritorsioni nei confronti dei delegati simili a quelli che hanno portato al licenziamento di Dickson.
La determinazione, la serietà e le capacità organizzative maturate dagli operai nel portare avanti questa lotta pare ormai un fatto assodato. Così come è significativa la crescita di simpatie riscontrate in pezzi diversificati di “movimento” anche extra-milanese. Resta da capire se le scomposte reazioni aziendali preludono ad un possibile ricambio da gennaio con l'ingresso di una nuova cooperativa al posto della Leonardo) oppure se effettivamente l'isteria è dovuta allo sviluppo di una lotta non più controllabile
In ogni caso sembrano esserci tutte le condizioni per dare un ulteriore salto in avanti, per piegare la resistenza padronale e strappare conquiste. Se ciò avvenisse rappresenterebbe un importante passo in avanti contro tutte le ristrutturazioni aziendali (con annessi i licenziamenti già in atto e ulteriormente estesi dalla crisi economica attuale) che vedono nel sistema delle cooperative lo strumento più redditizio di sfruttamento della manodopera. Ma non solo: si tratterebbe di un esempio importantissimo di come gli immigrati (ricordiamolo: la stragrande maggioranza degli operai di Origgio) possano essere protagonisti in prima persona del proprio riscatto, rappresentare un esempio per l'insieme della classe lavoratrice e costruire quindi le condizioni per arrivare a sconfiggere anche il razzismo.

info@antirazzistimilano.org

http://www.autprol.org/