17/12/2008: Luci ed ombre per il futuro: Mumia Abu Jamal sulla vittoria di Obama


"Ha vinto per il no alla guerra in Iraq". Un ritratto del neopresidente Usa Barack Obama ad opera di Mumia Abu Jamal, giornalista nero e militante delle Black Panther, noto per le sue battaglie contro la corruzione dell'amministrazione e della polizia Usa, che era stato condannato a morte nel 1982 per l'uccisione di un poliziotto. Lo scorso marzo la sua pena è stata commutata in ergastolo.
"Sono stati conteggiati i voti e Barack Hussein Obama è diventato il 44º presidente degli Stati Uniti d’America. Ma, in verità, la storia lo ricorderà come il numero 1, il primo presidente afro-americano. È innegabile che si tratta di un singolare conquista, il risultato di un impressionante talento politico; e, dobbiamo ammetterlo, è un dono degli dei politici.
Tra amici, nella privacy di una sala visite in carcere, più volte ho affermato quasi a mo’ di scherzo: Obama vincerà in maniera schiacciante e nel suo discorso proclamando la vittoria, emozionato per il trionfo, pieno di "capitale politico", esordirà dicendo: Concittadini americani, in primo luogo e più di tutto, desidero ringraziare l’unica persona che ha reso possibile (se non inevitabile) la mia elezione: George W. Bush! Sempre ridevamo tutti, ma ogni scherzo porta in sé un germe di verità. E la verità è che, senza lo zampino di Bush, Obama sarebbe stato solo uno che è stato anche candidato. Su un tema centrale si è differenziato dal resto dei candidati democratici, si è opposto fin dall’inizio alla guerra contro l’Iraq. Posizione che gli ha dato una forza che lo ha portato lontano e al di là dei suoi concorrenti, che sono stati, in maggioranza, per metà sostenitori della guerra - o peggio, persone hanno patrocinato la guerra, solo per non compromettere la loro carriera politica (o così credevano). Questa forza ha portato Obama alla Casa Bianca, il più grande premio della politica americana. Ma che cosa significa? Non possiamo negare il suo valore simbolico. In milioni di case di famiglie nere la sua foto sarà attaccata sulla parete accanto a quella di Martin Luther King, John F. Kennedy e ad un dipinto di Gesù. E scommetto che in un buon numero di case africane (in particolare in Kenya) ci sarà il suo ritratto sorridente. Ma al di là del simbolismo, c’è la sostanza; e fondamentalmente alcuni studiosi hanno definito Obama un po’ diverso dai suoi predecessori. Clarence Lusane, professore in scienze politiche, in un recente numero di The Black Scholar, ha scritto sugli uomini dietro i soldi di Obama e del Partito democratico, e ha detto: "La politica di promozione dell’egemonia degli Stati Uniti, l’espansione dei mercati per le multinazionali Usa, le relazioni multilaterali basate sulla sicurezza, le politiche commerciali protezionistiche e il concentrare l’attenzione sul terrorismo saranno probabilmente le priorità che verranno avanzate al Partito Democratico dai suoi più importanti sponsor finanziari e politici.
In altre parole, in un certo numero di settori chiave, l’amministrazione Obama sta per ripetere le politiche di George H. W. Bush e Bill Clinton". Tuttavia, i simboli sono importanti. A volte i simboli assumono una vita propria. Possono arrivare a significare molto più di quello che erano all’inizio. Ormai si è fatta la storia. Vedremo che tipo storia sarà".

Da http://www.granma.cu/italiano/2008/noviembre/mar18/luci-it.html

http://www.autprol.org/