15/12/2008: Cagliari - No border Sardegna - resoconto delle giornate di lotta del 9 e 13 dicembre
Martedì 9 Dicembre 2008
Cagliari - La polizia carica migranti, antirazzisti e studenti
Da un mese a questa parte gruppi di migranti cui è stato riconosciuto il diritto di asilo ricevono i documenti e vengono immediatamente estromessi dall'hotel-prigione 4 torri (Setar) o dal CPA di Elmas dove sono stati deportati da Lampedusa dal Maggio 2008 in poi.
Dopo essere stati trattenuti in stato di totale indigenza e con divieto di lavoro per 5-6 mesi vengono buttati in mezzo ad una strada senza avere le risorse per proseguire il loro viaggio (ben pochi di loro si trattengono in Sardegna) e neppure per sopravvivere.
Alcune di queste persone deportate in Sardegna e poi abbandonate in stato di indigenza hanno trovato ospitalità provvisoria presso strutture di proprietà di religiosi, i più sono riusciti ad ottenere un piccolo prestito da parenti e amici e sono partiti, ma il numero di coloro che sono bloccati a Cagliari senza risorse è in continuo aumento.
È un fatto strutturale, le autorità considerano la Sardegna un luogo particolarmente adatto per la deportazione di profughi di guerra e richiedenti asilo, perché dall'isola è difficile allontanarsi, quindi la scelta di abbandonare queste persone prive di risorse è strategica e non accidentale.
Per questo i militanti antirazzisti hanno affrontato la situazione cercando di costruire lotte assieme ai migranti, per porre fine alle deportazioni e perché le autorità responsabili fornissero loro i mezzi per proseguire il viaggio o per inserirsi dignitosamente nell'isola, se lo vogliono.
Oggi, esasperati per la loro condizione, una decina di migranti si sono recati in prefettura con due militanti antirazzisti che facevano loro da interpreti.
Qualche giorno fa gli era stato riconosciuto il diritto di asilo, e da allora si trovano in mezzo ad una strada. La loro intenzione era appunto quella di chiedere alle autorità di risolvere una situazione da loro stesse creata, e perciò alle 11 di mattina si sono presentati nell'androne del palazzo viceregio, dove hanno chiesto di parlare col prefetto.
Dopo vari tentativi di convincerli a rivolgersi altrove, la loro istanza è stata inoltrata al prefetto, che ha mandato a dire, come prevedibile, che non era affar suo e che si rifiutava di incontrarli.
A questo punto i migranti vengono invitati a lasciare la prefettura ma si rifiutano di allontanarsi senza prima aver incontrato il prefetto.
Gli antirazzisti sono con loro.
Dopo una mezzora al nugolo di agenti Digos si aggiunge un reparto antisommossa con alla testa il vice Gargiulo. Subito dopo un nutrito gruppo di antirazzisti e di studenti occupanti la vicina università arrivano a rafforzare il presidio. Rapidamente uno striscione viene preparato ed esposto: “Basta deportazioni – Dignità per i rifugiati”.
Altri migranti si aggiungono, sino a riempire completamente l'androne della prefettura.
A questo punto, il vice Gargiulo si allontana per pochi minuti e al ritorno sostiene di aver parlato col prefetto e pretende che le persone presenti si allontanino ma ancora una volta i migranti si rifiutano e antirazzisti e studenti con loro. A un cenno del vice gli antisommossa calzano il casco e imbracciano scudo e manganello, l'ultimatum del vice è seguito da un ostinato silenzio.
La prima spinta degli antisommossa non smuove il blocco compatto dei manifestanti, che controspingono con energia guadagnando qualche posizione. Vista la mala parata, per risolvere la situazione, gli antisommossa incominciano a manganellare tutti selvaggiamente. Solo in questo modo riescono a respingere i manifestanti all'esterno, chiudendosi dietro il portone.
In questa fase si contano diversi contusi. A una manifestante che cercava di ripararsi è stato fratturato un braccio con una manganellata.
Il fronteggiamento è proseguito all'esterno sino a tarda sera e il presidio è stato fortemente rafforzato dalle numerose persone accorse alla notizia della carica, circa 150 persone si sono raccolte per sostenere la lotta dei migranti.
I più impressionati e furenti per quanto accaduto erano proprio i profughi. L'immagine idealizzata “dell'occidente democratico” che si portano dietro non comprendeva evidentemente queste forme ottuse di violenza poliziesca. Hanno reagito con rabbia, offese taglienti e lazzi diretti ai poliziotti, e con canti che antirazzisti e studenti contano di farsi insegnare al più presto.
In tarda serata la consigliera regionale Caligaris ha tentato una mediazione: dopo aver ribadito l'impotenza della prefettura, raccogliendo cori di proteste tra i manifestanti, si è azzardata a dire che la regione potrebbe forse coprire almeno le spese di viaggio dei migranti.
Su questa promessa i migranti hanno deciso di togliere il presidio di fronte alla prefettura, pronti a riprenderlo il giorno dopo se le promesse non saranno mantenute.
Sabato 13 Dicembre 2008
Seguito della vicenda e conclusione del racconto: la lotta, almeno in parte, paga.
Ci eravamo lasciati Martedi' sera, al presidio sotto la prefettura, che, dopo la violenta carica della celere, era andato ingrossandosi all'esterno dell'edificio.
Alle sette di sera l'onorevole regionale Caligaris, responsabile della commissione diritti civili, aveva proposto una mediazione: quella di coprire almeno le spese di viaggio dei rifugiati. Su questa base il presidio era stato tolto e circa 25 migranti si erano apprestati a trascorrere la notte in un ricovero di fortuna in attesa di verificare il giorno dopo se la promessa sarebbe stata mantenuta.
La novita' e' che nella notte i prigionieri algerini in attesa di rimpatrio al cpa di Elmas per l'ennesima volta si ribellano, distruggono il piano rimasto agibile, cercano di evadere, causando il blocco dell'aeroporto per diverse ore. Gli scontri sono violentissimi.
Il giorno dopo due attiviste antirazziste salgono nell'ufficio regionale della Caligaris per capire gli sviluppi, mentre tutti gli altri attendono in strada. L'onorevole afferma che il comune di Cagliari ha stanziato quella stessa mattina 10.000 euro per risolvere immediatamente la situazione e che li ha affidati alla Caritas, che dovrebbe impiegarli seduta stante per reperire alloggi e biglietti.
Peccato che i responsabili Caritas (tale don Marco, etc.) risultino irreperibili per tutto il corso della giornata. Migranti e antirazzisti si recano allora all'ufficio diocesano di ascolto per gli stranieri, dove, naturalmente, affermano di non saperne nulla. La sera, telefonicamente, l'onorevole Caligaris rassicura: Angela Quaquero, assessore provinciale ai servizi sociali, avrebbe preso accordi direttamente con don Marco, assicurandosi che tutti avrebbero trovato un alloggio per la notte e i famosi biglietti per il giorno dopo. Nessuno di questi responsabili e' pero' reperibile.
Durante il giorno, nel frattempo, un gran numero di altri rifugiati ricevono i documenti e vengono sbattuti fuori dall'hotel-prigione e dal cpa, privi di ogni risrorsa, per cui, la sera, dopo il pasto alla mensa caritas, c'e' una folla di 50 migranti in mezzo alla strada che non sa dove trascorrere la notte, e degli alloggi e dei biglietti promessi non c'e' manco l'ombra. Una trentina di attivisti antirazzisti e studenti sono con loro e i responsabili caritas continuano a essere fantasmi. La Caligaris al telefono afferma “stiamo cercando una scuola o una palestra da aprire”, poi all'ennesima chiamata, consiglia alla ragazza che insiste di “andare a dormire e di smettere di preoccuparsi”.
Arrivano due auto di municipali a presidiare l'ingresso della mensa e degli alloggi della caritas, casomai ai migranti non balzasse alla mente l'idea di entrare per trascorrere la notte al caldo e al riparo dalla pioggia.
Arrivano anche un uomo e una donna, lei dice di essere una operatrice della Caritas, lui l'avvocato Pitzalis, dicono di essere alla ricerca dei rifugiati per parlargli: - Eccoli, parlate, anche loro volevano sapere di questi fondi di cui la Caritas dovrebbe disporre per il loro viaggio e/o il loro alloggio – A quel punto la donna afferma di non saper nulla dei fondi, di essere li, non come rappresentante della Caritas , ma come privata cittadina e non le viene da dire proprio nulla ai migranti, percio', subito dopo i due battono in ritirata.
I migranti finiscono di nuovo tutti al rifugio di fortuna, dove molti dovranno dormire in terra con un po di cartone e senza neppure una coperta.
Siamo stati presi in giro per l'intera giornata. Stabiliamo che tutti: rifugiati, attivisti antirazzisti e studenti, l'indomani a mezzogiorno, ci saremmo spostati assieme sotto i portici del palazzo regionale in via Roma per rimanerci a oltranza, accampandoci per la notte e affrontando tentativi di sgombero se necessario. Il nostro modo di ricordare agli onorevoli le loro promesse e fare in modo che vengano mantenute.
La mattina di Giovedi' invece la situazione si sblocca, un responsabile Caritas convoca in gran fretta i rifugiati, e chiede una lista coi nomi di chi deve partire. Subito i rifugiati cercano di organizzarsi e di approfittare di questa piccola opportunita' rappresentata da un biglietto per la nave Cagliari-Civitavecchia (unica tratta possibile proposta) che gli consente almeno di allontanarsi dall'isola dove erano stati deportati 5-6 mesi prima.
Prima della partenza un gruppo di migranti viene portato alla fiera, ad un improbabile festa dal titolo “un giorno per l'immigrato” organizzata dal comune di Cagliari, dall'ANOLF (associazone nazionale oltre le frontiere) e da un'istituto della CISL (IAL, istituto per l'addestramento dei lavoratori). Il giorno dopo i giornali locali parleranno di questa festa e dei biglietti pagati dalla Caritas (senza mai citare i fondi stanziati dal comune), come se tutto fosse dovuto alla generosita' e alla pieta' di queste organizzazioni.
In realta' ben sappiamo che quei miserabili biglietti di nave li abbiamo dovuti strappare con una lotta che e' costata braccia spezzate e caviglie ingessate (quella del fotografo dell'unione sarda), altro che spontanea generosita'!
Al porto, sotto lo sguardo ostile e risentito (per i soldini sborsati?) degli uomini caritas migranti e militanti antirazzisti si sono salutati con un po di commozione. Sono partiti in 48, uomini che hanno conosciuto la guerra, che hanno perso i loro compagni lungo il cammino, tra le sabbie dei deserti e le onde del mediterraneo. Uomini che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi, a fianco dei quali abbiamo avuto il privilegio di condurre una lotta, ai quali auguriamo una miglior fortuna. Ci mancheranno.
Si scopre infine che uomini caritas, volontari delle “assocazioni”, e frequentatori vari della “zona grigia”, hanno approfittato dell'occasione per fare una montagna di promesse ai rifugiati. Hanno fatto loro balenare la possibilita' di ottenere non solo un alloggio per la notte ma, in prospettiva, addirittura una casa e un lavoro. Sulla base di queste promesse una buona parte di loro sceglie di non partire Giovedi'. Inutile dire che si ritroveranno tutti a trascorrere la notte nel solito, freddo, rifugio di fortuna, e che molti prenderanno la nave nei giorni successivi.
Il fatto e', come ricorda l'onorevole Pisu nella sua interrogazione del 20 Novembre 2008, che e' prossima la scadenza (entro Dicembre) per la richiesta di fondi al Fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell'asilo, finalizzati a finanziare i progetti degli enti locali a favore dei rifugiati. Si tratta insomma della cosiddetta “seconda accoglienza” (la prima sarebbe quella al cpa di Elmas) che dovrebbe occuparsi dei rifugiati dopo il loro periodo di semi-detenzione. L'odore dei fondi mette in agitazione la zona grigia delle “associazioni del volontariato”.
L'impressione e' che ciascuno vorrebbe accapparrarsi il “suo” gruppetto di immigrati e tenerselo da parte in attesa che il suo “progetto” venga finanziato. In questa trepida attesa i migranti si dovrebbero pero' adattare a sopravvivere tra rifugi di emergenza e mensa del povero, ma questo non rientra nei loro piani. Per questo i piu', dopo aver dato credito alle promesse al massimo per qualche giorno, ripartono verso il continente, alla ricerca di amici, parenti, compagni e di una opportunita' di vita e di lavoro autonomo e libero.
Notizia dell'ultimora di radio-lager. Dopo rivolte e proteste, il cpa all'aeroporto militare di Elmas, semidistrutto, e' quasi vuoto. Pare che la direttrice Loredana Danese, sul libro paga della Connecting People-Consorzio Solidarieta', sia gia' partita per Lampedusa, a fare un altro carico umano. Il business delle deportazioni non puo' conoscere soste, ne va del profitto. “Piu' sono e meno costano” diceva Carlo Tedde, presidente del Consorzio Solidarieta', nella sua intervista (Unione Sarda 30/9/08). Brown sugar – all around the world, ricordano i Rolling Stones. Ci aspettano altri giorni difficili, altri giorni di rivolte e di lotte.
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