15/12/2008: Grecia - Alcuni anarchici greci sulla sommossa in atto e altro


Risposte di alcuni compagni anarchici greci a domande di informa-azione.info su aspetti delle sommosse di questi giorni e sul contesto sociale, politico e urbanistico in cui bruciano. [S. e P. si trovano in Grecia, mentre O. a Londra]

Traduzione dal greco all'inglese a cura di directaction greece

I-A: Qualche parola sulla brutalità della polizia in Grecia
O.: A differenza della maggior parte degli stati occidentali, la tattica della polizia greca non è di arrestare le persone, multarle ecc., ma principalmente di intimidirle e “punirle” fisicamente. La repressione poliziesca viene così esercitata su un piano quotidiano, ad esempio con il pretesto di controllare i documenti per le strade, soprattutto contro giovani con sembianze “alternative”, poveri e migranti. Esistono diverse divisioni di polizia, la più nota è quella delle “guardie speciali”, idioti armati e completamente decerebrati; formata da 3-4 anni si è già resa responsabile della menomazione e dell’uccisione di non poche persone (come Iraklis Maragkakis, un giovane autista di Creta morto con un proiettile in testa per non essersi fermato a un controllo). Ci sono i “gruppi d’arresto”, che compiono fermi con mosse da arti marziali durante le manifestazioni violente (solo ad Atene), e molti gruppi di polizia-militare (come l’EKAM, spesso mandata a Creta quando i business locali, come la coltivazione di cannabis, interferiscono con i piani del governo), e le “guardie di frontiera” responsabili della morte di centinaia di migranti che cercano di valicare il confine. Per quanto riguarda gli ambienti politici c’è la “sicurezza di Stato” che identifica, molesta e crea i profili degli attivisti, occupandosi anche degli arresti durante le manifestazioni. C’è la “sicurezza dell’ordine costituito”, un gradino sopra i precitati dementi, che tiene nel mirino i circuiti anarchici e più in generale dell’azione diretta, ma anche la criminalità organizzata e il narcotraffico. Infine c’è l’unità antiterrorismo che fa all’incirca le stesse cose, ma è in cima alla gerarchia.
Nella percezione comune, le stazioni di polizia rappresentano luoghi di tortura: spesso appaiono, anche su youtube, video di sbirri che riprendono le sofferenze delle loro vittime. Durante i cortei o l’attivismo contro la polizia, non puntano a molti arresti, preferiscono caricare qualche persona di molti reati pesanti o mazzolarla per bene.
Infine c’è una lunga lista di individui uccisi dalla polizia per motivi politici (anarchici, manifestanti), e restando gli agenti normalmente impuniti, si è venuta a creare una mentalità, un’attitudine da “Rambo”. Ancora in questi giorni di scontri, sbirri antisommossa puntavano i loro indici contro i ragazzini dicendo “dov’è il vostro piccolo Alexis, fighette? Uccideremo ognuno di voi fottuti”.

I-A: Qualche parola su Exarchia
O.: Exarchia è un’area nel centro di Atene dove vennero fondate le prime università, e che quindi attirò molti studenti, intellettuali, artisti, ecc.. La maggior parte dei residenti (studenti greci, immigrati, gestori di negozietti e piccoli bar) ha un reddito basso. Attorno sorgono aree come Kolonaki, dove c’è qualche locale frequentato dai ricchi, e si mantiene una sorta di solidarietà da vicinato, iniziative di pulizia delle strade, assemblee aperte, una sorta di auto-organizzazione. Grazie alla presenza di studenti, hanno aperto molte librerie, centri e squat anarchici e di sinistra. Tra le altre cose, questo senso di libertà ha offerto rifugio a molti tossici che vanno a sfasciarsi nella piazza di Exarchia; un’abitudine che in passato ha causato scontri tra anarchici e spacciatori, e che ha portato anche a scontri con i tossici. Gira voce che la polizia cacci i tossici dalle altre aree per spingerli verso Exarchia, al fine di convincere gli abitanti a volere maggiore sorveglianza. E’ un luogo in cui gli scontri con la polizia sono all’ordine del giorno, grazie anche alla protezione del vicinato e dei campus universitari che offrono asilo. Anche l’urbanistica ha il suo ruolo, con vicoli, stradine, pavimentazione di ciottoli, la vicina collina boscosa di Strefis. Tutto ciò porta a una morbosa attenzione della polizia per quest’area: pattugliamenti quotidiani, squadre antisommossa piazzate attorno Exarchia (definite dagli abitanti come i romani e il villaggio di Asterix), continui fermi e tensioni tra gente del luogo e polizia. Gli sforzi degli sbirri per dominare il territorio hanno portato alla morte di Alexis e simili episodi. Il poliziotto assassino viene descritto (ndt. dai media) come uno sbirro rabbioso, che litiga con i superiori perché non lo lasciano “mostrare a questi piccoli codardi anarchici di cosa è fatto”.

I-A: I rivoltosi sono un gruppo politicamente eterogeneo?
P. e S.: All’inizio sono scesi in strada gli anarchici con le loro “alleanze politiche” (ultras del calcio, pochi migranti, qualche giovane “alternativo”). Quindi le sinistre: il partito comunista ha condannato le violenze ma mantenuto un atteggiamento diplomatico dispiacendosi per la morte del ragazzo, il SYN/Syriza ha invece offerto rifugio ai rivoltosi a patto che prima si scoprissero i volti. Posizioni tipiche di queste due principali tensioni della sinistra greca. Il partito comunista cerca sempre di sabotare le lotte che non riesce a controllare, ma tenta di ricavarne profitto al momento delle elezioni; il SYN cerca di inglobare ogni movimento mutilandone le componenti radicali.
Nelle prime 24 ore gli anarchici hanno organizzato manifestazioni aggressive e attacchi ovunque vi fosse la loro presenza, diciamo in una trentina di località in giro per la Grecia. Alcune componenti della sinistra hanno partecipato sia alle manifestazioni che agli scontri. Non era mai successo prima.
Il giorno successivo si sono uniti studenti universitari e ragazzi delle scuole. Molti ultras/hooligans delle squadre di calcio. Quindi molti migranti e figli di migranti. A questo punto è scoppiato il caos.
Gente di tutte le età, dai 12 ai 70, ha preso parte alle rivolte. Persone che non avresti mai immaginato di trovare lì in mezzo. “Giovani alla moda”, “rispettabili padri di famiglia”, “donne anziane”, chiunque normalmente etichettato come “gente comune”… ben oltre la minoranza anarchica. Persone che di certo non sapevano gestirsi la situazione, alcuni neanche la capivano. Molti di loro criticavano il saccheggio come pratica che “getta cattiva luce sugli anarchici”… guardano troppa televisione.

I-A: Sembra che una risposta alla brutalità della polizia abbia generato qualcosa di molto più esteso. Un punto di vista anarchico sui nuovi “contenuti” della rivolta in atto?
S.: Penso che ci si trovi di fronte a una vera sollevazione sociale. E’ abbastanza simile a quanto avvenuto in Francia (ndt. banlieues) ma secondo me si sviluppa meglio, perché i poveri non bruciano solo i propri quartieri, ma arrivano al centro cittadino e attaccano qualunque cosa rappresenti l’oppressione in ogni sua forma, non solo polizia e banche. A Salonicco hanno attaccato una chiesa, ad Atene l’albero di natale del sindaco, il ministero dell’educazione, il parlamento, nella piccola isola di Ithaki hanno bruciato una scuola. E’ la ricompensa per una vita sottratta, magari non improvvisamente e orribilmente come quella di Alexis, ma lentamente, ogni giorno, vergognosamente.
Quello che provo a fare è supportare fisicamente le rivolte, condividere ogni genere di conoscenza inerente gli scontri di strada accumulata fin ora, sabotare ogni sforzo della sinistra di reprimere e calunniare le sommosse (come il partito comunista) o usarle per i propri piani parlamentari (socialdemocratici), e portare uno spirito di auto-organizzazione della nostra forza, creare le nostre assemblee, comunicazioni, squadre d’attacco e in generale liberarsi del mondo capitalista, liberarsi della nostra necessità del capitalismo. Il saccheggio ha rappresentato un buon punto di partenza, adesso dobbiamo generalizzarlo.

I-A: La Sinistra greca, come sta provando a sfruttare e spegnere la rivolta?
P.: Mi riferirò esclusivamente al KKE (partito comunista) e al SYN (socialdemocratici che hanno accorpato quasi tutti i piccoli gruppuscoli); perché quello che è a sinistra dell’”estrema sinistra” è per la prima volta attivo negli scontri di strada (dopo la guerra civile la cultura greca della sinistra è basata sul vittimismo) con uno spirito anti-ND (Nuova Democrazia – partito al governo).
Il KKE vede le recenti rivolte come un’espressione del risentimento popolare causato da disoccupazione e carenza dei servizi pubblici, che viene messa in cattiva luce dagli “anarchici incappucciati”, ovviamente organizzati da A) il governo B) l’opposizione (PASOK, un partito in scomparsa) C) gli americani D) gli alieni. Non è rilevante, quel che conta è che qualunque cosa fuori dal Partito rappresenta il male. Chiede alla popolazione di manifestare pacificamente e in modo organizzato nel blocco del KKE, e prepararsi per la battaglia elettorale!
A Corfu, 15 giovani del KKE si sono barricati dentro l’università per evitare che i rivoltosi, braccati dagli sbirri, entrassero nell’ateneo; sono arrivati addirittura a lanciargli bottiglie per provocarli! Sono soliti fare questo genere di cose. In un caso precedente, avevano picchiato alcuni anarchici per aver attaccato manifesti sopra i loro. A quel punto 40 anarchici si erano radunati e avevano attaccato 70 comunisti riuniti dentro l’università. Dopodiché tutti i rappresentanti di partito piagnucolarono davanti ai media denunciando il regno del terrore anarchico, l’assenza di polizia, ecc…
Il SYN ha un ruolo più attivo nelle strade, mentre molti dei suoi giovani elettori sono probabilmente tra i rivoltosi, quantomeno tra coloro che tirano pietre e affrontano le linee di polizia. Il loro presidente ha detto agli incappucciati che se si tolgono i passamontagna, il SYN li proteggerà di fronte alla giustizia. Ciò esprime le tattiche del partito: sabotare coloro che agiscono individualmente per i propri motivi e portarli al partito per fare battaglie in parlamento, in televisione o nei tribunali. Non voglio falsificare o sminuire la rabbia di molti suoi elettori per l’assassinio di un ragazzino da parte della polizia, ma credo che il SYN conti molto su quanto sta avvenendo per accrescere il proprio status politico, magari anche in un’alleanza governativa.
Al tempo delle prime manifestazioni si aveva la sensazione generale di essere in questa cosa tutti insieme, visto che ogni tensione politica si stava ancora riprendendo dagli scontri tra studenti e polizia dello scorso anno, quando dopo varie botte le forze dell’ordine avevano ripreso il controllo delle strade e ne seguì un anno di frequenti violenze sbirresche e torture nelle centrali. Col passare dei giorni le cose si fecero più chiare.
Ah, ci sono anche i sindacati: principalmente legati a PASOK, SYN, forse qualcuno anche a Nuova Democrazia e il KKE che ha il proprio fronte sindacale. Sono così venduti da aver cancellato lo sciopero generale programmato da tempo, a causa di una richiesta del primo ministro al fine di evitare disordini. A nessuno sembra interessare, ma la mentalità dei sindacati è una presa in giro, un insulto per la maggior parte della popolazione greca.

I-A: Abbiamo seguito l’ultima lotta dei prigionieri. Sapete qualcosa delle loro reazioni alle attuali rivolte e alle azioni di sabotaggio in solidarietà con la loro mobilitazione?
O.: Oggi, il giorno del funerale di Alexis, i prigionieri hanno rifiutato il vitto in tutte le 22 carceri della Grecia. Migliaia di loro (non siamo in grado di dire esattamente quanti) hanno quindi espresso in questo modo il loro rispetto per un giovane combattente, e la loro solidarietà per tutti gli arrestati negli scontri, più di 200 per saccheggio di negozi. Per quanto ne so, la maggior parte dei prigionieri supporta pienamente le azioni solidali di sabotaggio fuori dal carcere. Da discorsi con gente dentro, i compagni Polikarpos e Vaggelis, da alcune pubblicazioni anarchiche con contributi di prigionieri e da comunicazioni durante la recente lotta, erano decisamente emozionati quando parlavano delle azioni esterne.

I-A: Le rivolte spesso non hanno percorsi stabiliti, qualche volta smettono di bruciare (balieues francesi), qualche volta vengono messe sotto il controllo di qualcuno, qualche volta un modello di potere termina il proprio gioco. Obbiettivi personali e collettivi?
S.: Primo. Difendere le nostre vite, difendere la memoria dei nostri compagni, difendere la nostra esistenza nelle strade e il nostro potere su di esse. La lotta di classe non finisce quando usciamo dal nostro posto di lavoro, nelle strade o in un bar alternativo o alla moda dove continuiamo a essere merce, le nostre vite sono pura merce. La polizia sottovaluta le nostre vite e arriva a distruggerle, quindi dobbiamo subito darci da fare, e l’unico modo per farlo è liberarsi da qualunque cosa ci trasformi in merce e dalla sua polizia.
Se tutto questo non diventa una rivoluzione, penso che quanto meno dovremmo divertirci il più possibile in questo processo di umanizzazione. Ah, e liberarci di un umanesimo buono a nulla.

I-A: Ci sono ancora banche in Grecia (ih ih ih)?
O.: Giusto oggi ho sentito una mia amica di Atene, sua sorella doveva prelevare dei soldi dal bancomat… Ma nel centro di Atene non ce ne sono più e sono dovuti andare in periferia per trovarne uno. La stessa situazione in tutte le città principali…

I-A: Abbiamo saputo che c’è stato un tentativo di occupazione dell’ambasciata greca a Londra. Come è andata?
O.: Il giorno prima, su indymedia uk e Atene (bilingua), abbiamo indetto un corteo davanti all’ufficio centrale della Olympic Airways. Per l’ora della manifestazione (9 del mattino), meno di 20 compagni, greci e non, occupavano l’ambasciata greca. La gente radunata per la manifestazione, 25-30 persone (principalmente studenti greci che lavorano in giro per l’Inghilterra), invece di marciare verso l’Olympic come annunciato, hanno informato i presenti di quanto stava avvenendo e si sono mossi verso l’ambasciata. Alla manifestazione c’erano sbirri in borghese che fotografavano da lontano e un ragazzo è stato fermato da una volante per un controllo antidroga. Li abbiamo circondati e videoripresi mentre loro riprendevano noi… così sembra andare da queste parti... Abbiamo preso la metropolitana senza mostrare bandiere e striscioni, con un poliziotto in divisa a controllarci e forse altri in borghese. Una volta raggiunta l’ambasciata, gli altri erano stati buttati fuori dallo stabile e c’era un cordone di 15 poliziotti a dividerci e una dozzina a circondarci. Le strade intorno all’ambasciata erano state bloccate e arrivarono una ventina di volanti. Quindi si aggiungono la Polizia Metropolitana, la Polizia Diplomatica, i pompieri, le squadre da arresto, FIT (quelli che filmano le manifestazioni) e l’unità antiterrorismo. I ragazzi avevano preso la bandiera greca e innalzato quella nera e rossa; quando abbiamo capito che non saremmo sicuramente riusciti a entrare abbiamo bruciato la bandiera greca sul balcone dell’ambasciata. Alcuni sbirri ci puntavano le armi. Quindi vediamo una decina di ragazzi greci arrivati dopo che erano stati fermati a un angolo dove la strada era bloccata; io e altri due ci siamo avvicinati per vedere cosa succedeva.
Gli sbirri dicevano che non potevano farli avvicinare perché era in corso una manifestazione, loro rispondevano di essere parte della manifestazione e che si erano allontanati per prendere un caffè.
Quando ci siamo avvicinati ulteriormente, siamo stati afferrati dalla polizia e scagliati al di là della linea, un ragazzo buttato a terra e colpito sulla schiena… “oops sembra che siate anche voi fuori dalla manifestazione”. Solidarizzando con i lavoratori di un cantiere, saliamo su un’impalcatura per vedere la situazione. I poliziotti stavano attaccando i compagni dentro il cortile dell’ambasciata (tecnicamente suolo greco ma invitati dall’ambasciatore) e ne arrestavano due per “violenza verbale”. Fuori, gli sbirri (un centinaio) spintonavano i manifestanti (una cinquantina) dividendoli in piccoli gruppi. Dopo qualche ora, i compagni dentro l’area dell’ambasciata comunicano che sarebbero usciti solo se la polizia si fosse allontanata e li avesse lasciati andare via. Gli sbirri dicono che li avrebbero lasciati stare se fossero usciti in modo pacifico, ma appena iniziata la smobilitazione hanno colpito alcuni compagni e ne hanno arrestati altri tre per minaccia dell’ordine pubblico.
Gli altri si sono uniti al blocco esterno e mossi fino a unirsi alla quarantina di persone che non erano riuscite a superare il cordone. Qualche spintone e pugno, quindi siamo riusciti ad allontanarci attraverso strade “libere” che avevamo individuato in precedenza.

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