12/12/2008: AFRICOM: Un nuovo progetto colonialista U.S.A. con basi in Italia. Grazie al governo Berlusconi
Stampa e TV italiane, a cose fatte, comunicano ai cittadini l’avvenuta sistemazione d’altri uomini e mezzi militari a stelle e strisce nelle basi USA installate sui nostri territori.
Obiettivo dell’ulteriore militarizzazione è la creazione di alcuni nodi fondamentali della nuova rete di comando per l’intervento dell’esercito statunitense in Africa.
Il quartier generale di “Africom”, ora nella città tedesca di Stoccarda, vede la sua forza navale dislocata a Napoli e quella terrestre a Vicenza. I mass media italiani dimenticano però di dire che altre basi USA presenti in Italia sono e saranno interessate alla nuova proiezione bellica USA, come camp Darby per la logistica e Sigonella per lo spionaggio.
Le notizie più chiare sull’obiettivo militare di questo nuovo comando ci giungono, come sempre, dalla fonte principale: il Pentagono, che indica tra gli obiettivi del nuovo comando quello di “sviluppare tra i nostri partner africani la capacità di affrontare le sfide per la sicurezza dell’Africa”. Anche in questo caso, come da copione, l’infiltrazione militare sarà veicolata da aiuti “umanitari” alle popolazioni. Romano Prodi, eletto lo scorso settembre dall’ONU come “master peacekeeping” per l’Africa, avrà sicuramente buoni consigli da dispensare agli alleati d’oltre Oceano.
Nei fatti, l’obiettivo statunitense è quello di proteggere il flusso di petrolio che dall’Africa rifornisce per il 15% (la percentuale salirà al 25% nel 2015) la propria comatosa economia nazionale, contrastando nello stesso tempo l’espansionismo cinese in quell’immenso e strategico continente.
Assoluto silenzio stampa invece sulle tante manifestazioni, conferenze, convegni e mobilitazioni nel continente africano contro il nuovo proposito colonialista statunitense. Sudafrica, Libia e Nigeria hanno detto no al Pentagono, seguiti da molti altri paesi dell’Unione Africana.
Il governo italiano supplisce al diniego dei paesi africani, e dopo le esternazioni razziste di Berlusconi su Barak Obama, le recenti prese di posizione a favore della Russia di Putin e Medvedev, si riallinea velocemente con la nuova leadership statunitense.
Le dichiarazioni del ministro degli Esteri italiano per giustificare questa nuova umiliante concessione all’esercito USA rasentano il ridicolo.
Nella conferenza stampa del 3 dicembre 2008 alla Farnesina - disertata dal Segretario di Stato USA Condoleeza Rice - Frattini dichiara che la concessione rientra negli accordi internazionali perché “si tratta di strutture di comando che operano nell’ambito del NATO”.
Niente di più falso! Africom, come tutti gli altri comandi con i quali il Pentagono ha diviso l’intero pianeta, sono sotto l’esclusivo controllo dell’esercito USA.
Dai Balcani all’Afghanistan, dal Libano all’Iraq il nostro paese è sempre più partecipe alle aggressioni colonialiste occidentali. Ora i nostri territori saranno un retroterra strategico anche per il tentativo statunitense di riconquista del continente africano.
La lotta contro le basi militari USA e NATO nel nostro paese deve riprendere con vigore, per contrastare un’escalation di guerra e morte che oggi sconvolge la vita di milioni d’esseri umani nei paesi attaccati, ma che presto si ritorcerà direttamente contro i nostri territori.
Trasformiamo la scadenza anti NATO indicata dal Forum sociale internazionale per il prossimo aprile 2009 (si legga l’appello su www.disarmiamoli.org) in un ricco, articolato e determinato percorso di mobilitazioni contro il crescente militarismo colonialista occidentale.
Rete nazionale Disarmiamoli!
***
Usa, il Comando Africa avrà base in Italia
Napoli e Vicenza scelte come siti operativi dell'Africom
Due dei comandi militari subordinati dell'appena costituito Comando Africa (AfriCom) - la cui «area di responsabilità» comprende quasi l'intero continente, salvo l'Egitto - saranno dislocati in Italia, uno a Napoli e l'altro a Vicenza. Lo hanno annunciato, in una conferenza stampa congiunta, il ministro degli esteri Franco Frattini e l'ambasciatore Usa in Italia Ronald Spogli. L'ambasciatore ha dichiarato che i due comandi saranno costituiti «esclusivamente da personale assegnato ai quartieri generali e che tale personale continuerà a svolgere la propria missione in ambito Nato, aiutando nel contempo AfriCom a portare avanti l'impegno degli Stati uniti a favore della pace e della sicurezza delle popolazioni africane». Scopo principale di AfriCom è quello dell'«assistenza umanitaria, del controllo dell'immigrazione e della lotta al terrorismo».
Frattini ha ripetuto la lezione, parlando di «strutture di comando che operano nel quadro Nato» e garantendo che «non ci saranno truppe da combattimento ma componenti civili». In realtà, il Comando Africa non opera «nel quadro Nato», ma è uno dei sei comandi unificati del Pentagono, divenuto operativo agli inizi di ottobre. Esso viene definito «un differente tipo di comando», in quanto incorpora, insieme alle forze militari, personale e strutture del Dipartimento di stato, della Usaid e di altre agenzie. L'AfriCom si concentra nell'addestramento di militari africani. A tale proposito, Spogli ha ricordato che a Vicenza, nel «Centro di Eccellenza per le Stability Police Unites (Coespu)», creato da Usa e Italia, vengono addestrate forze di «peacekeeping» provenienti principalmente dai paesi africani. Facendo leva sulle élite militari africane, l'AfriCom cerca di portare il maggior numero di paesi africani nella sfera d'influenza statunitense. L'«assistenza umanitaria» che esso attua in Africa è complementare a tale politica.
Falsa è anche l'affermazione che in Italia «non ci saranno truppe da combattimento ma componenti civili» dell'AfriCom. Il Comando Africa sarà supportato dai comandi e dalle basi statunitensi in Italia. Le navi da guerra usate per le operazioni in Africa vengono inviate dal comando delle forze navali Usa in Europa, il cui quartier generale è a Napoli e il cui comandante è ora responsabile anche delle operazioni navali in Africa. E quando in novembre è stato costituito un apposito corpo dei marines per l'Africa (Marforaf), si era intuito che esso sarebbe stato supportato dai comandi e dalle basi statunitensi in Italia, da Vicenza ad Aviano, da Camp Darby a Sigonella. Viene ora ufficialmente confermato che a Napoli sarà installato il comando navale dell'AfriCom e a Vicenza quello terrestre.
È prevedibile, inoltre, che anche la 17esima forza aerea Usa, riattivata lo scorso settembre a Ramstein (Germania) per essere messa a disposizione dell'AfriCom, opererà non dalla base tedesca, ma soprattutto da basi in Italia, come Aviano e Sigonella. Si può ugualmente prevedere che i materiali necessari all'AfriCom saranno forniti dalla base Usa di Camp Darby. Particolarmente importante sarà il ruolo della base aeronavale di Sigonella: qui, dal 2003, opera la Joint Task Force Aztec Silence, la forza speciale che conduce in Africa missioni di intelligence e sorveglianza e operazioni segrete nel quadro della «guerra globale al terrorismo».
«Accogliendo queste truppe in Italia - scrive il corrispondente de La Stampa da New York, Maurizio Molinari - il governo Berlusconi ha compiuto un passo molto gradito tanto al presidente Usa uscente che a quello entrante, perché il Pentagono aveva difficoltà a trovare basi nello scacchiere del Mediterraneo. Questo farà dell'Italia un interlocutore privilegiato per discutere gli scenari di crisi a sud del Sahara». Il governo Berlusconi ha così compiuto «un passo molto gradito» a Washington, in quanto contribuisce alla nuova operazione di stampo coloniale, mirante al controllo delle aree strategiche del continente africano, come il Corno d'Africa all'imboccatura del Mar Rosso (dove, a Gibuti, è stazionata una task force statunitense), e soprattutto l'Africa occidentale, regione ricca di petrolio e altre preziose risorse.
Vorremmo sapere in quale sede e con quali procedure è stata presa questa decisione di importanza strategica. Vorremmo anche sapere come si comporterà l'opposizione, in particolare il Partito democratico. Ci sarà qualcuno in parlamento, che rifiuterà di essere «interlocutore privilegiato» della politica neocolonialista Usa bipartisan? Ci sarà qualcuno che rifiuterà il «privilegio» di essere reclutati per la nuova conquista dell'Africa, sostanzialmente col ruolo che nel colonialismo italiano svolgevano gli ascari?
di Manlio Dinucci, il manifesto del 06 Dicembre 2008
http://www.autprol.org/