03/12/2008: Trento - Il contro-pieghevole sul progetto delle nuove caserme su Mattarello
Questo pieghevole è il frutto di un lavoro collettivo di ricerca e di studio del comitato di Mattarello che propone delle argomentazioni contro la costruzione delle nuove caserme militari che graveranno sul territorio di Mattarello.
Ventisette ettari di terreno lasceranno il posto a una "cittadella" dove verranno concentrate tutte le strutture militari di Trento.
A servizio dei militari saranno realizzate anche residenze e infrastrutture ricreative. Tutto a carico della Provincia Autonoma di Trento.
In cambio lo Stato ci darà le aree delle caserme in via di dismissione...
Una decisione condivisa?
Siamo in una provincia dove l’autonomia dovrebbe essere a tutela della Terra contro la speculazione dall’alto. Dovrebbe significare contatto con la gente da coinvolgere nelle problematiche che la toccano. Dovrebbe garantire la programmazione politica, la condivisione con la popolazione, l’ascolto delle diverse istanze.
La comunità di Mattarello, per non dire quella dell’intero comune di Trento, non sono state coinvolte in questa scelta. Il Consiglio Circoscrizionale del sobborgo non ha mai espresso un parere sul valore sociale e culturale del progetto. Il Consiglio, dal canto suo, con le scarse informazioni ricevute, non ha coinvolto la popolazione in maniera proporzionale alla portata dell’opera. Solo dopo forti pressioni della popolazione sono state presentate sommariamente le immagini del progetto all’assemblea del marzo 2008 e il Presidente della Provincia ha confezionato, per gli abitanti di Mattarello, un pieghevole illustrato di propaganda. Sempre più spesso la politica locale scambia la promozione per partecipazione.
Il diritto del cittadino di conoscere tutti i dettagli di un opera pubblica e di vigilare così i propri amministratori è negato. Quei cittadini che hanno richiesto informazioni più dettagliate sul progetto hanno ricevuto solo un pieghevole.
Impatto economico
La Giunta Provinciale di Trento, alla fine di accordi preparatori iniziati nel 2000 [1], il 7 febbraio 2002 autorizza il presidente Dellai alla sottoscrizione dell’intesa Governo-Provincia [2]. La firma di Dellai è apposta a Roma, in data 8 febbraio 2002 [3]. In questo accordo, la Provincia Autonoma di Trento si impegna a realizzare, contro la cessione da parte dello Stato di beni quantificati in 106 milioni di euro, strutture per 111 milioni di euro. Fra queste, per un importo di 64,5 milioni di euro, “infrastrutture necessarie alla difesa logistiche alloggiative e funzionali“ [4]: le nuove caserme in località S. Vincenzo di Mattarello.
Nel 2007 l’importo generale dell’opera “nuove caserme” arriva a 194,230 milioni di euro [5]: il costo in 5 anni è aumentato del 300%. Contando le spese non ancora preventivate come la bonifica delle aree dismesse (le 5 caserme in città), i costi effettivi del progetto si possono stimare con un aumento del 600% rispetto a quanto previsto inizialmente.
Facciamo notare come il valore dei beni ceduti in scambio dallo Stato, quantificato nel 2001 [6] in 106 milioni di euro, sia passato nella stima del 2002 a 239 milioni di euro [7] più che raddoppiando il costo dell’operazione per noi.
Puntando l’attenzione sugli alloggi per i soldati, sempre l’Accordo di programma quadro prevede la costruzione di “N. 8 + 3 palazzine alloggi collettivi” [8] all’interno della cittadella militare. Inoltre, “qualora si rendesse necessario mettere a disposizione del Ministero della Difesa ulteriori unità abitative, fino alla concorrenza di 200 alloggi, la Provincia si impegna altresì ad individuare, sulla base di specifica convenzione con il Ministero della Difesa, nell’ambito del patrimonio pubblico esistente, idonee strutture” [9].
Per questo nel 2004 sono state acquistate a Mattarello, dalla ditta Edilbeton, due intere palazzine, di 36 appartamenti, per un importo complessivo di 11.433.800 euro (costo medio del singolo alloggio 317.600 euro); 12 alloggi sono stati ceduti l’anno stesso alla Difesa [10] e, nel 2006, gli altri 24.[11]
Tutto questo elenco di cifre - si badi bene soldi pubblici, provinciali, nostri - vorremmo facesse riflettere sull’effettiva convenienza dell’operazione. In cambio cosa abbiamo ricevuto? Che ne sarà dei terreni liberati dalle caserme cittadine?
La ricaduta economica locale in termini di lavoro sarà limitatissima in quanto poche sono le nostre aziende in possesso dell’apposita certificazione per poter partecipare alle gare d’appalto bandite dal Ministero della Difesa.
Note:
1_ Verbale Consiglio Comunale di Trento: adunanza del 26.02.2008
2_ “Intesa istituzionale di programma tra il Governo della Repubblica italiana e la Provincia autonoma di Trento approvazione dell’Accordo di programma quadro n. 1 – Interventi per la razionalizzazione delle sedi e delle strutture statali e provinciali nella città di Trento” Delibera della Giunta Provinciale n. 133 del 07.02.2002
3_ Delibera della Giunta Provinciale n.453 del 13.03.2006
4_ Delibera della Giunta Provinciale n.41 del 12.01.2001 nella quale le cifre sono espresse in lire
5_ Delibera della Giunta Provinciale n. 674 del 30.03.2007
6_ Delibera della Giunta Provinciale n.41 del 12.01.2001
7_ “238.801.743 euro” in “Intesa…” art. 4 comma 2, in Delibera della Giunta Provinciale n. 133 del 07.02.2002
8_ Bando di gara per pubblico incanto, Ministero della Difesa, Direzione Generale dei Lavori e del Demanio, pubblicato il 11.08.2004
9_ Delibera della Giunta Provinciale n. 453 del 13.03.2006
10_ Delibera della Giunta Provinciale n. 1901 del 20.08.2004
11_ Delibera della Giunta Provinciale n. 453 del 13.03.2006
Impatto sulla comunità
Il progetto di una “cittadella militare” comporterà l’inserimento nel tessuto urbano di un corpo separato, una sorta di “ghetto”. Questa nuova comunità finirà per vivere a sé, come nelle basi USA, dove la gente trascorre anni in un paese senza nemmeno conoscerlo.
Nemmeno la scelta di realizzare all’interno dell’area militare impianti sportivi e spazi culturali può trasformare un luogo militare in uno civile. Inoltre, anche se usufruibili dalla cittadinanza, questi impianti sportivi-culturali rappresentano un ingente investimento di risorse ad uso privilegiato di una categoria che già gode di altre corsie preferenziali come alloggi e accesso a determinate carriere. Infine queste nuove strutture possono essere la premessa alla chiusura di quelle esistenti come ad esempio la piscina Fogazzaro .[12]
L’intervento porterà un aumento pari al 28% della popolazione di Mattarello senza che sia stata fatta la benché minima previsione di un congruo aumento delle infrastrutture sociali. Sono state spese molte parole sui luoghi ricreativi ma nemmeno una su scuole, asili e servizi sociali. Certo non è pensabile che tutto gravi sull’attuale dotazione della popolazione di Mattarello, che a malapena soddisfa le esigenze del sobborgo. Anche a fronte delle richieste di potenziamento dei servizi scolastici presentate dalla Circoscrizione [13], il Comune non ha previsto per questi ulteriori stanziamenti.
Il personale militare di stanza a Trento che ritornerà da missioni che avvengono in territori di guerra sarà, come frequentemente accade, portatore di veri e propri traumi emotivi, spesso causa di disagi psicologici e comportamentali, un carico sociale che verrà a concentrarsi su tutta Trento Sud.
Mattarello e Trento Sud diventeranno, in caso di conflitto, “obiettivo bellico” grazie alla creazione di un nodo militare ben definito, sicuramente individuabile e di rilevanza strategica, data la concentrazione di risorse militari in termini di uomini, mezzi e strumenti.
Il rischio di un conflitto non ci sembra così remoto ma se volessimo pur considerarlo inesistente allora a che scopo potenziare la dotazione militare di stanza a Trento?
Note:
12_ Cfr. Franco Gottardi, Destino segnato per la piscina Fogazzaro, in L’Adige del 26.08.2007, p. 21
13_ Circoscrizione 08 Mattarello, delibere n. 22 del 27/07/2004 e n. 31 del 29/07/2005
Impatto ambientale
Durante i lavori (quindi per almeno i 5 anni programmati) continuerà il consistente sollevamento di polveri, risultanti dal sostanzioso movimento di terra e dallo spostamento degli inerti con mezzi di trasporto pesanti, l’inquinamento atmosferico e quello acustico generato dai mezzi stessi.
Ancora più impattanti dal punto di vista ambientale ci sembrano le problematiche a lavori conclusi. La nuova regimazione delle acque sarà totalmente modificata per poter mettere in sicurezza una zona di naturale esondazione dell’Adige. Data la natura delicata degli edifici, si è ecceduto in prudenza volendo rendere la zona a prova di alluvione tramite l’innalzamento, con materiale di riporto, del livello del terreno. Ciò comporterà però che le zone immediatamente a Nord e a Sud della cittadella militare, diventeranno di fatto più vulnerabili dal punto di vista idrogeologico. Se l’Adige non si potrà sfogare in campagna lo farà sull’abitato.
Dobbiamo pure considerare che il Trentino ha solo l’1% di territorio pianeggiante e l’utilizzo di 27 ettari di terreno agricolo primario per le nuove caserme ci sembra uno sperpero. La preoccupazione per la sottrazione di territorio utile per l’agricoltura è condivisa dall’Unione contadini [14] e dalla Coldiretti [15] provinciale.
Non dimentichiamo poi che i 43 ettari di terreni che verranno dismessi dai militari non sono soggetti a verifiche delle agenzie protezione ambiente, come un qualsiasi terreno civile, e che quindi non sappiamo quanto e cosa comporterà la loro bonifica. Certo è che sarà a intero carico della collettività.
Note:
14_ Cfr. Silvia Ceschini, Agricoltura minacciata dalla città, in L’Adige del 19.01.2003, p. 24
15_ Cfr. Trento, questa città che spreca la sua terra, in Trentino del 04.03.2005, p. 9
Trentino territorio di pace?
Ogni grande progetto richiede una valutazione che va al di là dell’impatto economico e ambientale, tanto più se si tratta di un’opera non civile ma militare a carico della nostra provincia.
Ci troviamo ad essere una delle poche province ad avere nel proprio bilancio un capitolo dedicato alle spese militari. La domanda che ci poniamo è quale sia la finalità ultima della destinazione di ingenti risorse finanziarie e di territorio.
Questa nuova struttura non può essere paragonata alle vecchie caserme perché sono cambiate le finalità del “sistema difesa” in Italia e il contesto internazionale in cui esso è inserito. Il nuovo modello di difesa, che si sta delineando dagli anni ’90, afferma esplicitamente l’obiettivo di difendere gli interessi nazionali ovunque siano minacciati. In questo quadro si inserisce la professionalizzazione dell’esercito e l’investimento in costosi sistemi d’attacco. Le missioni internazionali, a cui anche l’Italia partecipa, sono spesso finalizzate al controllo di risorse e aree strategiche per l’economia dominante. Ammettendo che lo scopo sia la pacificazione di queste aree, dobbiamo interrogarci, di fronte a tanti esempi tragici noti, dall’Iraq all’Afghanistan, sulla loro efficacia.
La professionalizzazione dell’“arte bellica” ha fatto diminuire le vittime militari nei conflitti degli ultimi 100 anni, ma ha fatto aumentare le vittime civili.
Anche il personale militare di stanza a Trento è in parte impiegato in queste operazioni internazionali.
Il Trentino è impegnato nella promozione della cultura di pace anche attraverso iniziative istituzionali ed educative. Diamo merito a questo impegno, ma dove è la coerenza se allo stesso tempo sceglie di costruire opere che si inseriscono in un meccanismo di guerra?
Siamo ancora in tempo per il futuro della nostra Terra e contro la guerra.
Richiedi informazioni, pretendi la trasparenza, fai sentire la tua voce!
Solo se diventiamo protagonisti del nostro futuro possiamo impedire decisioni prese ignorando il bene comune.
Non è mai troppo tardi!
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