01/12/2008: Lettera dal carcere di Vigevano


Ci sono notizie che spesso riguardano la vita di moltitudini di persone che bisogna andare a cercarle, se non ci si imbatte in esse fortunosamente. Così con ‘Il Sole 24 Ore’ di lunedì 27/10/2008 si viene a sapere che il bilancio del DAP (dipartimento amministrazione penitenziaria del ministero di giustizia) sarà tagliato di 133 milioni di euro, a cui si aggiungono sottrazioni per 70 milioni di euro, da quelle previste per l’edilizia carceraria.
Dato che non si ridurranno di sicuro le spese del personale, ed appare difficile che vengano ridotti sprechi, quali quello del trasferimento dei prigionieri a centinaia di km di distanza da abitazione e sede processuale, per quanto queste siano fuorilegge, ai sensi dell’Ordinamento Penitenziario, così come quelle per gli appalti, oscuri per motivi di sicurezza o le varie forniture, come quelle di nuove range rover blindate, si può facilmente immaginare dove questi tagli andranno a incidere. Lavori, vitto, sanità e quant’altro: i lavoranti definitivi a Vigevano e Pavia ricevono 30 euro al mese.
Giova ricordare che le lavorazioni interne operate da prigionieri garantiscono un minimo di vivibilità ed igiene nelle patrie galere, al di fuori di qualsiasi possibilità di sostituzione con servizi esterni, visti i costi.
Quanto alla sanità da tempo è principalmente erogazione di pillole, in genere sedative. A questo s’aggiunge l’aumento costante del numero degli incarcerati, frutto di politiche securitarie e fasciste con cui la borghesia (sia quella di tinta sinistra che di vera destra) cerca di esorcizzare la sua crisi. Per cui oltre all’allungamento delle pene alle solite figure di reato, ora si vuole arrestare lavavetri, prostitute e relativi clienti, venditori di borsette e ultimi in arrivo i “graffittari”. Questo alla luce di un invocato bisogno di “sicurezza”.
Ovviamente non la sicurezza di trovare lavoro, di avere una casa, una pensione prima o poi o di riuscire a pagare un mutuo (imposto de facto), ma quella di conservare i privilegi e le ricchezze sempre più avida e storicamente sempre meno giustificabile.
Non a caso si taglia dappertutto, ma non le spese di polizia e militari; anzi, le “le forze dell’ordine” sono state escluse dalle recenti norme in materia dio malattia e permessi (Brunetta), pur vantando il tasso di assenteismo più alto di tutti gli impieghi statali.
Questo disegno politico, per cui si pensa di poter controllare manu militari le contraddizioni innescate dalla crisi della borghesia imperialista, e che riguarda il complesso di rapporti di produzione, scuole, fabbriche, servizi, ha caratteristiche ancora più odiose per il carattere vessatorio che queste assumono verso chi già soffre di suo la prigionia. Tanto più che si pensa di abolire le ultime vestigia della Gozzini (la “liberazione anticipata”), così come si invoca un “41bis” più duro, si ampliano le arbitrarie sezioni EIV che dovrebbero essere private di finestre, come ad Alessandria, si eroga a discrezione il “14bis”, tutti provvedimenti spauracchio nei co0nfronti di chi pensa di ribellarsi.
Un delirio di onnipotenza fascistoide di cui abbiamo visto in tempi non lontani gli esiti, con il quale si garantisce l’impunità assoluta ai potenti per loegge (lodo Alfano, amministratori) o per pratica, vedi la Cassazione su Impresilo, Mannino, ultimi della serie.
Anche nelle carceri sarà ora di cominciare a muoversi su questi orizzonti, così come nella società si organizzano per contrastare il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, acutizzate dalla crisi economica in atto, che non si è ancora dispiegata nei suoi effetti complessivi.

30/10/08
Saluti comunisti, Bruno Ghirardi

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