01/12/2008: NO ALL'ERGASTOLO


Come prigionieri comunisti arrestati il 12 febbraio 2007 con l'operazione "Tramonto", esprimiamo la nostra piena e diretta solidarietà agli ergastolani, nuovamente in lotta dal primo dicembre contro il "fine pena mai".
È una lotta giusta perché, portando in primo piano l'aberrazione dell'ergastolo, smaschera concretamente l'ipocrisia della funzione "rieducatrice" del carcere e l'ipocrita campagna condotta tempo fa dallo Stato italiano contro la pena di morte.
1.200 sono i detenuti che devono scontare la pena dell'ergastolo e, contrariamente a ciò che spacciano i mass-media secondo i quali dal carcere si esce con troppa facilità, moltissimi sono in carcere da decenni, fino a più di 30 anni; molti hanno scontato 10-15 anni di tortura nel regime del 41bis o svariati anni di totale isolamento. Tutti trattamenti che nulla hanno a che fare con la "riabilitazione" ma che mirano a spezzare le persone, annullare la volontà e le capacità di ragionare, così come viene insegnato dai manuali di tortura della C.I.A. cui tanti sistemi carcerari, italiano compreso, hanno trovato ispirazione.
Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo "assaporato" le vessazioni dell'isolamento e del trattamento carcerario volto a spezzare le nostre identità e spingerci alla collaborazione.
Resistere al carcere è una parola d'ordine comune a tutti i detenuti. Per questo ci sentiamo vicini agli ergastolani in lotta.
Una lotta che si colloca in un momento di grave decadimento della condizione di vita in tutto il sistema carcerario italiano.
Le "normali" costrizioni repressive sono acuite da un uso dispiegato dell'isolamento e da una situazione di sovraffollamento spinta fino al limite della sopportabilità.
Nella media due o tre detenuti sono costretti in celle concepite per una sola persona (con picchi fino a 5-6 detenuti).
Questo è uno dei risultati del decadimento generale delle condizioni di vita di gran parte delle masse popolari e delle campagne repressive che la borghesia e le sue istituzioni mettono in atto per far digerire alle masse gli effetti della crisi del suo sistema. Questa crisi, infatti, approfondisce tutte le contraddizioni e per gli imperialisti diventa necessario militarizzare il territorio e aumentare la carcerazione anche nei cosiddetti paesi avanzati, dove non si disdegna l'uso della repressione contro le lotte sociali come nel caso delle denunce agli studenti e agli operai e dove si punta alla criminalizzazione generalizzata che porta all'arresto perfino chi è costretto a rubare due bistecche per sfamare i figli.
Così come diventa necessario sviluppare guerre vere e proprie per accaparrarsi risorse e imporre soglie maggiori di sfruttamento nei paesi del cosiddetto terzo mondo.
La lotta degli ergastolani ha il valore di essere un segnale controcorrente.

CONTRO LA REPRESSIONE E LE LOGICHE SECURITARIE
CONTRO IL MARTELLARE REAZIONARIO SULLA SICUREZZA CON CUI IL GOVERNO DELLA BORGHESIA AMORBA I RAPPORTI SOCIALI PER MANTENERE IL CONTROLLO DELLE MASSE E RIPRODURRE IL SUO POTERE.

MILITANTI COMUNISTI PRIGIONIERI

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