30/11/2008: Mumbai, il Pakistan nel mirino per rilanciare la guerra Usa al terrorismo?


I servizi segreti indiani non hanno più dubbi: gli attacchi di Mumbai sono opera del Lashkar-e-Toiba, gruppo jihadista pachistano legato ad Al Qaeda e ai servizi di Islamabad (Isi). E il loro obiettivo erano gli stranieri di nazionalità statunitense e britannica.
Questa lettura, rilanciata dai media indiani e occidentali con continui riferimenti all'11 settembre e alla guerra internazionale al terrorismo, sarebbe frutto delle dichiarazioni di tre terroristi catturati ieri a Mumbai. Questi, tutti pachistani, avrebbero confessato di essere feddayn del Lashkar-e-Toiba
Una versione poco convincente. I dati di fatto, però, finora sono tutti contrastanti con questa versione.
La dichiarazione pubblica del Lashkar-e-Toiba, che ha seccamente smentito ogni coinvolgimento.
La rivendicazione da parte dei Mujaheddin Indiani (o del Deccan), subito scartata come falsa dai servizi segreti indiani, nonostante lo stesso gruppo a settembre avesse annunciato un attacco a Mumbai.
Poi la dinamica dell'attacco, assolutamente estranea alle tattiche di Al Qaeda e affini basate su kamikaze e tritolo, non su prese di ostaggi da parte di commando armati di fucili e bombe a mano.
Non ultimo il fatto che delle oltre cento vittime di questo attacco, solo una è britannica, il che non dimostra un particolare accanimento contro gli anglo-americani.
Ma molto utile alla nuova strategia Usa. Perché allora questa ostinazione nel presentare all'opinione pubblica mondiale la tragedia di Mumbai come "l'11 settembre indiano" rilanciando la minaccia di Al Qaeda e associandola al Pakistan?
Perché questo non accadde l'11 luglio 2006, quando oltre duecento persone morirono negli attentati contro le stazioni della metropolitana di Mumbai?
Forse perché a quell'epoca la Guerra globale al terrorismo degli Stati Uniti era ancora concentrata sull'Iraq, mentre adesso il mirino si sta spostando sul Pakistan? Gli Usa stanno bombardando il Pakistan già da tre mesi: un'escalation dell'intervento, tutt'altro che improbabile, avrebbe bisogno di un ampio consenso internazionale.

Da Peacereporter, 28/11/2008

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