18/11/2008: Appunti sul carcere di Monza
Caratteristiche generali:
Il carcere di Monza è stato attivato agli inizi degli anni 90 per cui è una costruzione recente, tuttavia in molte parti della struttura piove dentro e le pareti paiono vecchie di cent’anni.
Il carcere ha un ampio “bacino d’utenza” relativo ad un territorio che andrà a formare la Provincia di Monza e Brianza con numerosi e diversi comuni tra cui ad esempio: Cinisello Balsamo, Sesto San Giovanni ecc…tutti quartiere periferici che sono, nella stragrande maggioranza dei casi, perlopiù popolati da operai e proletari che rappresentano per lo stato la classe privilegiata da rinchiudere.
Monza è un carcere con diversi circuiti detentivi, ognuno dei quali presenta caratteristiche peculiari ed impone regimi diversi; è distinto in detentivo maschile e detentivo femminile con i rispettivi circuiti e le 18 sezioni complessive con una capienza regolamentare di 420 persone, di cui 71 donne.
La capienza tollerabile è di 741 persone di cui 125 donne.
Il detentivo maschile risulta così composto:
• I e III - sezione comuni (prevalentemente destinate a detenuti che all’ingresso si sono dichiarati tossico-alcol dipendenti);
• II, IV e VI - sezione comuni.
Le cinque sezioni comuni hanno una capienza massima di 250 prigionieri.
• V e VII - sezione di Alta Sicurezza (AS) dove sono rinchiusi coloro che vengono condannati a reati previsti dal 4bis (si sottolinea che nella stragrande maggioranza dei casi i detenuti qui rinchiusi provengono da altri Paesi e vengono condannati a traffico internazionale di sostanze stupefacenti; la maggioranza di loro è di fatto araba. Inoltre all’interno di queste due sezioni vengono segregati i detenuti politici che possono essere qui sottoposti al regime di E.I.V. Tutti i prigionieri di queste sezioni vengono isolati dal resto della popolazione detenuta e non possono in alcun modo incontrare altri detenuti appartenenti al circuito comuni, i loro movimenti all’interno sono rigidamente controllati, quando ad esempio si recano ai passeggi, i cancelli sono coperti in modo che non possano essere visti da nessuno e l’unico modo per cambiare sezione è la declassificazione da parte della direzione. Si mette in risalto che non c’è ragione perché gli stessi abbiano il divieto d’incontro con gli altri detenuti come accade invece per i detenuti della sezione Protetti e/o Collaboratori che hanno, in virtù della tipologia dei reati ascrittogli o della loro comprovata infamità, ragione di temere per la loro incolumità); totale, 100 prigionieri.
• VIII sezione Protetti dove sono rinchiusi coloro che sono imputati o condannati per reati quali violenza sessuale, pedofilia o detenuti appartenenti alle forze dell’ordine o che in qualche misura hanno collaborato con la giustizia. Capienza massima: 50 detenuti.
• Sezione A e B dove sono rinchiusi i detenuti che lavorano alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria o per le numerose Ditte e Cooperative che traggono i loro profitti dallo sfruttamento della manodopera prigioniera. Sono rinchiusi 56 operai.
• Sezione C dove l’accesso è consentito solo in casi eccezionali in quanto vi sono ristretti i detenuti riconosciuti a tutti gli effetti come Collaboratori di Giustizia e sottoposti ad un particolare programma di protezione. Totale, 38 collaboratori infami che hanno diritto ad un apposito programma di protezione, accedono più facilmente ai benefici, hanno case (ville) e lavori (si fa per dire) una volta terminato di far finta di scontare la pena.
• Sezione Infermeria all’interno della quale esiste apposito reparto di Psichiatria; 30 detenuti.
• Osservazione psichiatrica: 5 detenuti.
• Sezione Isolamento che prevede quattro celle di isolamento “normale” e cinque celle di isolamento psichiatrico. All’occorrenza, presso la sezione isolamento, viene impostato il regime di E.I.V. e negli anni passati al bisogno è stato addirittura istituito il 41bis per detenuti transitanti (ora con il processo in videoconferenza non è più necessario). In questo ultimo caso, alle persone sottoposte al 41bis veniva sospeso e negato anche quel poco che era previsto non esistendo una apposita sezione (ad esempio i colloqui venivano sospesi in assenza di una sala colloqui con i vetri divisori e i citofoni, niente posta né pacchi ecc..).
• Sezione Osservazione e (Nuovi ingressi) adiacente alla matricola dell’Istituto, nella quale vengono rinchiusi i prigionieri appena arrestati e che in media rimangono sotto osservazione per 5 giorni e poi spostati in sezione; inoltre in questa sezione vengono rinchiusi coloro che “fanno casino” o che entrano in conflitto tra loro o con le guardie. Restano in questa sezione nell’attesa che venga fatto il consiglio di disciplina che disporrà il provvedimento disciplinare più appropriato per aver disubbidito all’orine stabilito (ovviamente ciò non accade per coloro che vengono collocati in V, VII o VIII sezione avendo, come detto sopra, il divieto d’incontro con i detenuti “comuni”); il totale, considerando il letto a castello e non il terzo letto aggiunto per terra, sempre in agguato, è di 36 detenuti.
• Sezione Semiliberi e ammessi al lavoro all’esterno: 53 prigionieri. La palazzina dei semiliberi si trova all’esterno del muro di cinta, compresa tra il palazzo della direzione e degli uffici amministrativi, e gli alloggi riservati al direttore e alle guardie. Per gli alloggi delle guardie, il DAP, ha messo a disposizione anche una caserma, la Pastrengo.
Il detentivo femminile che si trova all’interno del muro di cinta in apposita palazzina a sua volta racchiusa in un ulteriore muro di cinta, risulta così suddiviso:
• I e II - sezione comuni (100 prigioniere)
• Sezione Protette (17 detenute).
• Sezione Nido attualmente adibita a sede ove lavorano le detenute per cooperative esterne ma che in passato è stata funzionante e che qualora si rendesse necessario, potrebbe essere rimessa in funzione. La stessa ha mura colorate decentemente, risulta sicuramente meno squallida del resto della struttura ma lo squallore non viene minimamente attenuato, anzi, se si pensa che in Italia esistono 15 asili nido funzionanti e 2 non funzionanti, nei quali sono rinchiuse 59 detenute madri con figli in istituto. I bambini minori di tre anni rinchiusi in carcere risultano essere 63, le detenute in gravidanza sono 15. (Dati riferiti alla fine del 2006).
I reati attribuiti alla popolazione detenuta nel carcere di Monza, sono per lo più legati al traffico di sostanze stupefacenti o reati contro il patrimonio.
La maggior parte della popolazione detenuta è originaria di altri Paesi, Monza di fatto è il carcere milanese con il più alto numero di prigionieri immigrati:
i detenuti presenti sono in totale 300 per una percentuale complessiva superiore al 55%;
le detenute sono 78 e la percentuale si alza al 75%. La stragrande maggioranza delle detenute presenti sono state arrestate direttamente all’aeroporto di Malpensa. Il reato contestatogli é legge droga art.73, “Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope” spesso con l’aggiunta dell’art.80 “Aggravanti specifiche” comma II “Se il fatto riguarda quantità ingenti di sostanze stupefacenti o psicotrope, le pene sono aumentate dalla metà a due terzi; la pena è di trenta anni di reclusione quando i fatti previsti dai commi 1,2 e 3 dell’art.73 riguardano quantità ingenti di sostanze stupefacenti o psicotrope e ricorre l’aggravante di cui alla lettera e) del comma I ”. In questo ultimo caso è stato disposto che l’indulto non venisse applicato.
Alla data del 19/03/2007 risultano rinchiuse complessivamente 634 persone, di cui 105 donne e 529 uomini, così suddivisi:
• 72 detenuti del circuito AS (Alta Sicurezza) a fronte di una capienza di 100 posti;
• 12 detenuti collaboratori di giustizia sottoposti a programma di protezione a fronte di una capienza di 38 posti;
• 51 detenuti protetti a fronte di una capienza di 50 posti;
• 379 detenuti comuni a fronte di una capienza di 375 posti;
• 3 detenuti in osservazione psichiatrica, capienza 5 posti;
• 85 detenute comuni a fronte di una capienza di 102 posti;
• 20 detenute protette, capienza 17 posti;
• 7 semiliberi;
• 5 detenuti ammessi al lavoro all’esterno (ex art. 21 o.p.).
Sulla base della posizione giuridica risultano:
• 293 detenute/i imputate/i;
• 169 definitive/i (circa il 27%);
• 105 appellanti;
• 67 ricorrenti.
Detenuti tossicodipendenti:
Il carcere di Monza possiede un Ser.T interno denominato GOC (gruppo operativo carcere) formato da personale interno, medico e non, alle dipendenza della ASL 3 e non dal Ministero di Grazia e Giustizia.
I detenuti tossicodipendenti in carico al Ser.T sono 160, pari a quasi il 30% della popolazione detenuta.
Sempre più in aumento purtroppo i detenuti stranieri tossicodipendenti.
(I dati sopra elencati sono indicativi poiché al 16 aprile 2007 i prigionieri sono diventati 697, molti dei quali stranieri, la percentuale dei prigionieri provenienti da altri Paesi infatti ha raggiunto il 55% della popolazione rinchiusa. Se consideriamo che gli stranieri che giungono a fine pena vengono prelevati in carcere dalla polizia - anziché uscire liberi come accade invece ai prigionieri italiani – e tradotti in questura per gli accertamenti del caso, capiamo che la stragrande maggioranza di loro viene identificata e laddove è possibile rinchiusa nel CPT di via Corelli per poi essere espulsa con accompagnamento coatto; se invece non si riesce a risalire alle generalità esatte, il prigioniere sconta fino ad un massimo di 60 giorni di “galera attenuata” per poi finalmente essere liberato con un provvedimento di espulsione che intima il prigioniero “liberato” a lasciare l’Italia entro 5 giorni. Sappiamo benissimo che questo per ovvie ragioni non avviene e pertanto il prigioniero liberato diviene immediatamente il probabile incarcerato al di là che commetta o meno reati).
I garanti del potere sono suddivisi in:
• 1 direttore e una vice direttrice;
• Polizia Penitenziaria: 424 guardie di cui 1 commissario e 24 ispettori;
• Educatori: 2 educatori ministeriali a tempo indeterminato; 1 educatrice ministeriale a tempo determinato; 1 educatore in missione due giorni a settimana; 2 educatori non ministeriali a tempo determinato;
• 2 esperte ex art. 80, una per 48 ore mensile, l’altra con un monte ore mensili di 16 ore più 40 ore destinate al progetto DARS (detenuti a rischio suicidario).
• 1 dirigente sanitario e 3 medici incaricati a tempo parziale e un esiguo numero di infermieri non meglio specificato.
Detenuti lavoranti al 24.01.2007.
Di seguito riportiamo alcuni dati indicativi della realtà carceraria di Monza, di quanti tra cooperative, ditte ed imprese, hanno deciso di sviluppare le loro “lavorazioni” all’interno delle carceri, riuscendo in questo modo a garantirsi un costo del lavoro di gran lunga inferiore rispetto a quello, già miserabile, applicato all’esterno.
Il ruolo che la forza lavoro segregata riveste non è per nulla secondario rispetto alla strutturazione e alla regolamentazione generale del mercato del lavoro.
La forma lavoro carceraria impone ritmi e condizioni di lavoro sempre più estenuanti e attraverso la logica della concessione da parte dall’amministrazione, il lavoro assume connotazioni ancora peggiori rispetto a quelle comunemente applicate al lavoratore “libero”.
Per i padroni, il lavoratore incarcerato diventa il modello auspicabile di dipendente.
Egli non può ribellarsi, non può chiedere migliori condizioni di lavoro, non può rivendicare nulla, nemmeno di lavorare in sicurezza. Non ha possibilità di intraprendere alcuna forma di lotta, non può iscriversi ad un sindacato. Non può fare altro che lavorare a qualsiasi condizione. Pena la sospensione dal lavoro stesso. In fabbrica, in un call center o sul posto di lavoro in generale, assumere posizioni rivendicative in forma collettiva diventa sempre più difficile, in galera viene totalmente impedito.
Ci sono stati esempi di lavorazioni sospese in seguito alle proteste dei lavoratori-prigionieri, questi ultimi sono stati immediatamente sospesi dal lavoro e facilmente rimpiazzati da altri quando non addirittura trasferiti in altre carceri. Quindi il lavoratore incarcerato non ha possibilità alcuna di incidere sulle proprie condizioni di lavoro, non può rivendicare identiche condizioni di lavoro e parità di salario perché è costantemente ricattato dall’amministrazione penitenziaria che vincola il prigioniero alla propria logica e attraverso la sottomissione può liberamente imporre salari da fame.
Con la scusa della rieducazione, o meglio del debito che il “delinquente” ha contratto con la società, gli si fa il lavaggio del cervello obbligandolo ad accettare qualsiasi condizione di lavoro perché in primo luogo, lui è colpevole, in secondo luogo dovrà pur mantenersi e spesso deve anche mantenere figli ecc…, quindi il privilegio del lavoro deve fargli dimenticare di essere un lavoratore e come tale di avere precisi diritti. Chi trae beneficio da tutto questo? la società così detta “lesa”, il lavoratore sfruttato o la ditta che può permettersi di pagare un operaio poco più di un euro per ogni ora di lavoro?...
Infine giusto due parole sui lavoratori provenienti da altri Paesi, in base ad un accordo del 1992 un detenuto straniero con condanna penale e senza permesso di soggiorno può essere regolarmente assunto grazie ad un nullaosta al lavoro rilasciato dalla questura; ovviamente ciò è permesso solo all’interno delle galere.
Lavorazioni presenti nel carcere di Monza al detentivo maschile
1. Ditta F.lli PACI - via Messina, 84 - 20038 Seregno (MI)
Assemblaggio vetrine: 7 dipendenti.
Assunzione: in qualità di lavoratore a domicilio c/o C.C. di Monza.
Durata del rapporto di lavoro: un anno.
Periodo di prova: 15 giorni.
Mansioni: assemblatore.
Retribuzione oraria lorda: 8,01€.
2. Ditta OPPORTUNITY s.r.l. - via A. Volta, 22 - 20058 Villasanta (MI)
Assemblaggio PEG PEREGO, 2 dipendenti; Assemblaggio cavi ATM, 4 dipendenti; TRAMBUS [ Azienda Autobus di Roma], 2 dipendenti, totale: 8 dipendenti.
Assunzione: in qualità di lavoratore a domicilio c/o C.C. di Monza.
Durata del rapporto di lavoro: da 3 mesi/1 anno.
Periodo di prova: 12 giorni.
Mansioni: operaio comune cottimista con il II livello del vigente CCNL dipendente da aziende del settore Industria Metalmeccanica.
La mansione potrà comprendere anche la logistica aziendale e le relative operazioni di carico/scarico merci.
Retribuzione: calcolata in base alle tariffe di cottimo previsto dal CCNL determinate, di volta in volta, a seconda della lavorazione.
3. Ditta JOB INSIDE s.r.l. - Società di sviluppo lavoro all’interno delle C.C. per il reinserimento sociale dei detenuti - via Schiapparelli, 2 - 20038 Seregno (MI)
Inserimento dati: 1 dipendente.
Durata del rapporto di lavoro: da 3 mesi/1 anno.
Periodo di prova: 12 giorni.
Mansioni: addetto alla scansione di documenti e data entry.
Retribuzione: calcolata in base alle tariffe di cottimo previsto dal CCNL II livello del vigente CCNL dipendente da aziende del settore Industria Metalmeccanica, quantificate in 0,02€ al pezzo.
4. Cooperativa TESEO
Polo prod. Legatoria: 3 dipendenti a tempo indeterminato.
5. Cooperativa MONZA 2000 via Passerini, 13 - 20052 Monza
• Brevetti Stendalto: 3 dipendenti appartenenti alla sezione A.S.
• Assemblaggio cassette di legno: 2 dipendenti.
• Lavanderia: 3 dipendenti appartenenti alla sezione VIII.
6. Exit Consorzio di Cooperative Sociali - sede legale via Marotta,18/20 Milano - sede operativa via Passerini, 13 – 20058 Monza.
Cooperativa MONZA 2000 e
Comune di Monza - Servizio Prevenzione e Reinserimento, via Buonarroti, 46 - 20052 Monza.
Progetto Parco per il Parco fase (Falegnameria): 6 dipendenti
Il programma prevede l’inserimento lavorativo nella falegnameria del carcere di Monza i primi due mesi di lavoro in “borsa lavoro” dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle per 11.30 e dalle 13.00 alle 15.30 il “rimborso spese” per ogni lavoratore-detenuto sarà di 250€, cioè 5,5 ore di lavoro al giorno per 5 giorni lavorativi la settimana e per 4 settimane mensile…stipendio di 1.136€ all’ora!...terminata la fase della borsa lavoro seguirà una valutazione al fine di definire i tempi e le modalità di prosecuzione.
7. SERRA
attualmente non funzionante.
Lavorazioni presenti nel carcere di Monza al detentivo femminile
1. Ditta OPPORTUNITY s.r.l.
• Assemblaggio PEG PEREGO, assemblaggio giocattoli e ONAL.
• Revisione merce per i magazzini MEDIAWORLD.
A Monza, da qualche mese a questa parte, esiste un punto vendita nel quale vengono venduti elettrodomestici sottocosto che vengono giudicati funzionanti dalle detenute ma che hanno per esempio le confezioni deteriorate o che non risultano perfettamente intergi in seguito al trasporto o alla caduta accidentale dai bancali nei grandi centri commerciali della Mediaworld.
2. Consorzio Nova SPES onlus – Consorzio di Cooperative Sociali - via R.Montecuccoli, 21/a - 20147 Milano
Laboratorio Florovivaista, composizioni floreali per arredo interno.
Dopo un corso di formazione, che avrebbe la presunzione di insegnare un mestiere alle donne imprigionate e con questa scusa, le paga 2 euro all’ora, vengono prodotti oggetti d’arredo destinati ad essere venduti nei “negozi etnici” e a prezzi esorbitanti. L’idea è che gli oggetti sono pezzi unici perché prodotti singolarmente a mano e le donne sono costrette a lavorare sotto la luce artificiale dei neon che produce in poco tempo un notevole e irreversibile abbassamento della vista.
Il corso di formazione è sponsorizzato dal “Consorzio Nova Spes” che per appaltare tale produzione ha in progetto di creare una cooperativa ad hoc entro il mese di settembre, massimo ottobre 2007.
Assunzione: in qualità di lavoratore a domicilio ai sensi della L.18/12/1973 n.877 e dell’art. 19 della L. 28/02/1987 n.56.
Durata del rapporto di lavoro: 1 anno.
Mansioni: l’attività lavorativa comprenderà le varie fasi di lavorazione di composizioni artistiche con materiali floreali e similari.
Retribuzione: per l’attività di assemblaggio di materiali, previsti da campione, con l’applicazioni di fasi di lavorazione che distinguono il prodotto finito in piccolo/medio e grande e loro multipli e sottomultipli, verrà applicata una tariffa media lorda di cottimo pieno approvata dalla Commissione Provinciale di Controllo per il lavoro a domicilio di 1,50€ a pezzo.
Tale compenso deve intendersi comprensivo di ogni maggiorazione spettante a titolo di indennità per lavoro festivo, ferie, gratifiche annuali, trattamento di fine rapporto e rimborso spese.
La corresponsione della retribuzione mensile avverrà come da contratto Nazionale Cooperative Sociali.
Detenuti lavoranti alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria (cr.11.000 a febbraio ‘06)
Rispetto ai lavoranti alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria non occorre dilungarsi molto per comprendere quanto in realtà lo stato sia il concorrente maggiore di qualsiasi altra cooperativa o ditta presente nel carcere.
Infatti il cedolino paga di un prigioniero che fa il portavitto (quindi dipendente dell’a.p.) per 42 ore e 30 minuti al mese di lavoro (di cui 3 ore prestate durante una giornata festiva) è di 162,73€.
Da questa cifra bisogna togliere 14.20€ quale contributi a carico del lavorante e infine è necessario togliere la quota rubata per il mantenimento, se trattasi di detenuto definitivo, che è di ben 52,39€ al mese per il mantenimento. Per farla breve la paga oraria risulta essere di: 2.27€ all’ora.
Le mansioni che svolgono sono quelle di portavitto, spesino, inserviente cucina, cuoco e aiuto cuoco, scopino, scopina esterna, jolly scopino, portapacchi, apprendista generico, magazziniere, imbianchino, manovale, barbiere e piantone.
Amministrazione Penitenziaria:
Rilegatoria: 1 dipendente a tempo indeterminato.
Scuola e attività culturali
A Monza esiste la scuola media “Confalonieri” che in carcere ha una sede distaccata con insegnanti statali e di ruolo. Nonostante la scuola sia statale ed inserita a pieno titolo, essa viene costantemente ostacolata dall’amministrazione. In assenza di guardie (per malattia, riposo, recuperi – non dimentichiamoci che la polizia penitenziaria ha contratti di lavoro strepitosi rispetto a noi lavoratori:
ad esempio lavorano 6 ore al giorno, spesso ne fanno 8 così prendono la paga straordinaria oppure le accantonano tra i recuperi che vanno a sommarsi ai già numerosi giorni di ferie; un semplice agente scelto ha ben 36 giorni di ferie all’anno) sono comunque le attività ad essere sospese, non certo le lavorazioni, i camion che portano e ritirano merci sono sempre puntuali. La scuola e le attività culturali sono sempre subordinate a quelle lavorative. Il detenuto che frequenta corsi può, per esigenze dell’a.p. ad esempio in caso di sfollamento, essere trasferito, se lavora ciò di norma non accade, deve essere garantita la produzione.
Esiste, anche se con sole due classi attive, la scuola superiore Mosé Bianchi, istituto di ragioneria.
Infine due studenti, uno italiano e uno arabo, sono stati iscritti con fatica da un’insegnante delle superiori, all’università. Altrettanto faticosa risulta la frequenza all’università da parte dei detenuti iscritti.
Le iniziative culturali sono ovviamente subordinate alla volontà dell’amministrazione carceraria e di norma organizzate da associazioni di volontariato. Sono rare occasioni e per porzioni ridotte e scelte di detenuti/e.
Colloqui
Nel carcere i colloqui con parenti e amici avvengono in giornate diverse a seconda della sezione nella quale si è richiusi, quindi:
Lunedì: II e VI – sezioni “comuni”
Martedì: V e VII – sezioni di Alta Sicurezza
Mercoledì: sezione C – collaboratori
Giovedì: I e III - “comuni tossicodipendenti”
Venerdì: sezione infermeria e sezioni lavoranti
Sabato: IV e VIII – sezione “comuni” e protetti
Ovviamente nel momento in cui cambi sezione, cambi anche giorno dei colloqui e i tuoi familiari non vengono avvisati per cui, se gira bene, la prima settimana del trasferimento interno ti concedono comunque di fare il colloquio, se gira male, i tuoi familiari non vengono fatti entrare dicendo loro che non è giorno di colloqui. Impotenti sono costretti a ritornare indietro.
I trasferimenti interni di norma avvengono a causa di conflitti in sezione, raramente tra detenuti, il più delle volte dovuti a contrasti con le guardie, di conseguenza saltano i colloqui.
“Risorse” sul territorio
La Provincia di Milano,
Fondazione Clerici di Brugherio,
Agesol di Milano (Agesol e/o altri servizi del territorio intendono istituire uno specifico “servizio” sul modello degli attuali FSE mirati all’integrazione socio-lavorativa dei detenuti),
Cooperativa Colce,
Cooperativa Sociale della Brianza,
Associazione Telefono Azzurro,
Patronato INCA di Monza e Brianza,
Il Comune di Monza,
Centro Diurno Ergoterapico di Monza,
Cooperativa Sociale 2000 di Monza,
Cooperativa Il Ponte di Albiate,
Consorzio Nova SPES,
Consorzio Exit Coop. Sociali*,
Cooperativa Sociale S. Casati.
*esempio:
Progetto Individualità del Consorzio Exit.
Classificazione: detenuti comuni, A.S. e Protetti.
Tipologia: alcool/tossicodipendenti, stranieri, giovani adulti, sex offenders, psichiatria.
Denominazione attività: - Progetto Individualità - Un percorso dentro e fuori: sostenere per essere sostenuti.
Tipologia dell’attività proposta: LAVORO: inserimenti lavorativi intramurari ed extramurari.
Finanziato: Regione Lombardia
Obiettivi generali e specifici: avvio all’inserimento lavorativo di 5 detenuti nelle attività intramurarie e 6 in quelle extramurarie, di cui 3 in misura alternativa e 3 come ex detenuti, presso la consorziata Cooperativa Sociale Il Ponte con sede operativa a Carate Brianza in via Col di Lana, 11;
Intramurari:
• Laboratorio di lavanderia (lavaggio e stiratura degli indumenti personali di agenti e della popolazione detenuta nonché della biancheria interna in dotazione).
• Laboratorio di falegnameria
• Laboratorio assemblaggio legno (assemblaggio di imballi in legno: di pallets, spondine su commessa di una azienda esterna.
• Laboratorio assemblaggio catene portacavo (assemblaggio catene portacavo di vari modelli, su commessa di una azienda esterna e vengono impiegate per le parti robotizzate di macchinari industriali); sez. A.S.
Extramurari:
• Capannone/deposito della Cooperativa Il Ponte
• Luoghi di lavoro afferenti alle aree verdi (cantieri; gli spazi esterni sono riferiti alle commesse lavorative della Cooperativa Sociale Il Ponte presso diversi Comuni nelle Province di Milano, Lecco e Como); orari di lavoro: dalle 7.15 alle 17.30 con 1 ora di pausa.
• Luoghi di lavoro afferenti ai servizi cimiteriali (gli spazi esterni sono riferiti alle commesse lavorative della Cooperativa Sociale Il Ponte presso diversi Comuni nelle Province di Milano, Lecco e Como).
• Luoghi di lavoro afferenti ai servizi di pulizie aree verdi (Parco Nord Milano).
Nota: analisi dei costi:
richiesta di finanziamento 1° anno 65.856,6€
quota di co-finanziamento 24.364,63€
totale 90.221,22€.
per: (psicologo, tecnico di lavorazione interna ed esterna, tecnico informatico, lavatrice lavacentrifuga, cancelleria, utenze telefoniche, rimborsi chilometrici).
Due parole sulle “risorse” appena citate:
tutte queste cooperative e ditte partecipano, credendo di riuscire a mascherarsi da benefattori, allo sfruttamento di una enorme massa di popolazione, quella detenuta nelle carceri italiane.
Tutti questi loschi individui ricavano profitti attraverso lo sfruttamento della manodopera sottocosto da una parte, o dall’altra, sfruttando la semplice condizione di recluso, facendo progetti volti a “migliorare le condizioni dei reclusi” sapendo benissimo che ciò che stride non è semplicemente la modalità della detenzione ma la detenzione stessa.
Negli svariati progetti “a favore dei detenuti”si leggono frasi che hanno finalità ed intenti ben precisi, del tipo: “volto a sostenere i loro interessi umani culturali e professionali”- dei detenuti - e ancora “prevedere una serie di attività specifiche volte a suscitare, con l’aiuto degli operatori, una modifica dei loro atteggiamenti ostativi alla partecipazione e alla convivenza sociale” sempre riferendosi ai detenuti prigionieri.
Coloro che tentano di “umanizzare la detenzione” sanno benissimo che la realtà è un’altra.
Imprigionano, indeboliscono, vessano, creano nevrosi, massacrano psicologicamente i prigionieri per ricavarne ingenti profitti. Speculano sulle vite altrui per ottenere finanziamenti per i loro progetti volti a “curare cattivi sintomi” da loro stessi creati. Per cui coloro che non producono materialmente merce, diventano essi stessi merce destinata al terzo settore, quello dei servizi alla persona.
Ad esempio, pare che a Monza ci sia la volontà di ripristinare l’attività di arteterapia al detentivo femminile, quando il femminile non ha spazi all’aperto se non un paio di cortili con gabbie di cemento alte un metro su cui sono montate cancellate di due metri, in cui le donne fanno l’aria, e si distinguono dalle “normali” celle solo per l’assenza del tetto. Al detentivo femminile inoltre non esiste neanche la palestra, come esiste invece al maschile anche se è un buco e le modalità di accesso sono a discrezione della direzione, quindi sempre subordinate alla precisa volontà dell’amministarzione che tende ad includere solo coloro i quali non hanno atteggiamenti conflittuali con la stessa. Al femminile, adibita a palestra c’è quindi la cappella, che altro non è se non una stanza destinata a questo (chiesa) con tanto di panche per pregare, che viene utilizzata come palestra…e le panche di preghiera adoperate come steep!!!...però si farà arteterapia!!!.
I responsabili delle cooperative sociali (che nulla hanno a che invidiare a quelli delle grandi aziende, imprenditori ecc… perché la sola differenza è che questi ultimi si fanno spudoratamente i loro interessi mentre i primi, pur facendoseli ugualmente, credono di potersi nascondere dietro l’idea del trattamento, della necessità sociale, della bontà e generosità di chi assiste…un po’ come le così dette “missioni di pace o missioni umanitarie) gli “imprenditori sociali” si arricchiscono sulle spalle dei detenuti prigionieri e sono garantisti rispetto al mantenere ineguaglianze di classe; devono creare il bisogno per poter erogare il servizio così come il mercato deve avere clienti per assorbire le merci.
A loro volta le cooperative sociali, per la maggior parte in mano a gruppi quali Caritas, Associazionismo cattolico o Cooperative “rosse” sfruttano più liberamente i propri dipendenti applicando loro condizioni di lavoro e salario peggiori rispetto agli altri lavoratori salariati della stessa categoria, questo sia dentro che fuori dalle galere (il CCNL metalmeccanici è quasi un lusso se paragonato ad uno dei tanti sotto-contratti della grande farsa che è il Contratto delle Cooperative Sociali). In carcere i dipendenti sono soggetti a diminuzione di salario con la scusa del lavoro come trattamento riabilitativo, quelli fuori vengono “assunti” come soci lavoratori e di fatto percepiscono contributi pensionistici di due terzi inferiori rispetto a dipendenti non delle cooperative. Altro non è, anche questa, se non una diminuzione del salario. La scusa è ancora la stessa, quella dei “servizi alla persona” e della complicità di quanti nascondono dietro l’utilità sociale lo sfruttamento sia dei lavoratori dipendenti delle cooperative rinchiusi all’interno delle galere, sia di quelli in libertà.
Inoltre a Monza, nel corso del 2006, è stato aperto un “canale di comunicazione” con l’associazione degli industriali di Monza e Brianza per estendere lo sfruttamento di cui si diceva poco sopra.
Infine, in relazione ai “piani di zona” e allo stato della Legge 328/2000, gli schiavisti sociali hanno studiato le potenzialità di sviluppo con il Comune, in particolare rispetto ad una serie di iniziative soprattutto in ambito extramurario, volte ad istituire ad esempio progetti di Housing sociale, reti per il reinserimento socio-lavorativo a regime, formazione professionale, lavori di pubblica utilità ecc…i cui evidenti scopi sono quelli di lucrare sulle disgrazie altrui create ad hoc e necessarie al funzionamento del terzo settore che si regge sulle contraddizioni del sistema e su queste si ciba abbondantemente.
Conclusioni
Il presente lavoro si pone l’unico obiettivo di fornire informazioni in merito alle peculiarità del carcere di Monza ben consapevoli che ciascun carcere è una “repubblica a sé”, ma altrettanto certi che ogni sistema-carcere rappresenta un elemento centrale a garanzia dello sfruttamento, dell’egemonia del capitale e ne esprime le contraddizioni.
Il saccheggio mediante la guerra, sia sul fronte esterno che su quello interno, servono a piegare coloro che non accettano passivamente la dominanza del capitale e lo sfruttamento ad esso correlato, e che in svariate forme, spesso anche contraddittorie, si ribellano ad esso.
Il carcere da sempre, e negli ultimi anni in maniera esponenziale, imprigiona coloro che non si sottomettono passivamente alla logica dominante e che quindi, secondo la tattica dello stato, devono essere ridotti al silenzio, all’impotenza e all’inerzia. Sono tutti coloro che si scontrano con il potere costituito anche se non sempre mossi dalle stesse ragioni.
Sono i prigionieri rivoluzionari in primo luogo – cui tra le altre cose è riservato un trattamento “speciale” – e in secondo luogo sono sempre di più i prigionieri rinchiusi provenienti da altri Paesi, soprattutto, come riportano le statistiche, è determinante la componente proveniente dai Paesi Arabi che risulta maggioritaria; la crescita esponenziale degli immigrati, soprattutto Arabi, ben rappresenta la guerra che lo stato italiano combatte anche sul fronte interno.
Il resto della popolazione detenuta appartiene al proletariato, molti sono i proletari richiusi considerati “giovani-adulti” perché al di sotto dei 25 anni, altrettanti sono i sottoproletari di qualsiasi età, spesso accusati di reati infamanti, quali induzione alla prostituzione, favoreggiamento, pedofilia, ecc…che il più delle volte non sono suffragati da alcuna prova ma che rinchiudono e distruggono vite umane con il solo pretesto di creare legittimità intorno al carcere con la scusa della opposizione a schifezze quali abuso su minori, sfruttamento, violenza sessuale, ecc...in realtà sono in maggioranza castelli creati ad hoc da magistratura, stato e polizia per dare validità al carcere tra l’opinione pubblica sempre più bisognosa di sicurezza.
Tantissimi i proletari immigrati, oltre il 50% di tutti i prigionieri rinchiusi.
Milano, ottobre 2008
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