06/11/2008: Il giorno dopo: la lotta continua con 10 100 1000 fuochi


La delusione breve: questo lo stato d'animo subito dopo l'approvazione del Decreto Gelmini. Dopo l'approvazione a Salerno la Scuola bloccava l'autostrada, a Milano la Scuola bloccava la stazione ferroviaria di Lambrate, e mille cortei ed iniziative sbocciavano qua e là, imprevedibili ed impreviste. Domani celebriamo il trionfo del giorno dopo: siamo vivi, siamo in piedi, non abbiamo la minima intenzione di fermarci.
I grandi sindacati indicono lo sciopero generale,il più grande nella storia italiana, il giorno dopo l'approvazione del decreto.
Paradossalmente, l'ipocrisia sindacale di non indire alcun sciopero, come dovuto e doveroso,già a settembre per rispondere subito al Decreto Gelmini, ma di indirlo volutamente tardivo,a giochi fatti, a fine ottobre, creando tra l'altro divisioni tra i lavoratori, finisce invece per indicarci la nuova strada: lotta ad oltranza dal giorno dopo.
C'è il malcontento che cresce in tutte le componenti scuola, e cresce tra i genitori che pian piano intuiscono la natura devastante dei tagli alla scuola. Milano comincia ad essere paralizzata; cortei improvvisi di studenti medi ed universitari, lezioni in piazza, fiaccolate di genitori ed insegnanti, stazioni occupate.
Venerdì mattina alle 9, un altro giorno dopo, come insegnante elementare sono stato invitato a spiegare la legge Gelmini a studenti delle medie superiori (della classe di mio figlio) che faranno lezione in piazza Duomo davanti al cacciabombardiere Tornado.
Ci sono i decreti applicativi da contrastare, e che metteranno le carte in tavola di chi dice bugie, c'è la legge Cota che tenta di introdurre il razzismo nelle scuole e che nella scuola primaria ci richiede di organizzare gli immigrati, permettendo una nuova alleanza, quella tra il mondo della scuola e gli immigrati.
C'è il disegno di legge Aprea, forse ancor più pericoloso e devastante per la scuola pubblica, della Legge 133 e 137, e questo potrà diventare un'altro terreno di contestazione (e anche di aggregazione dei precari).
Aspettiamo al varco questo Governo che dovrà far inserire un cospicuo finanziamento alle scuole private, se vuol evitare i rimbrotti del papa e consolidare le sue alleanze: si evidenzierà così che si toglie alla scuola pubblica per dare alla scuola privata, non solo questione di tagli per necessità economiche, ma precise scelte politiche.
Già nei prossimi giorni Gelmini presenterà la devastazione delle università, poi segue quella delle scuole medie superiori: ci sono tutti gli ingredienti per tenere i fuochi accesi. Poi ci saranno gli incontri nelle scuole primarie per le future prime, occasione di organizzazione e contestazione per nuovi comitati genitori.
Cominciamo a convicerci: un anno di mobilitazioni, un anno di lotta. Dieci cento mille cortei che bloccano dieci cento mille città.
Ma non può essere solo mondo della scuola: fanno paura le giovani maestre (vedi Kossiga) che sono in relazione con i genitori i quali sono l'ampio ventaglio di classi e forze sociali che questo potere teme veder coinvolti
Questo scontro con la scuola sta cominciando a costare consenso sociale a questo governo. E siamo solo all'inizio. E questa è la forza della scuola: essere interfaccia con la società. Devono pagare il più alto prezzo sociale possibile, affinchè possano recedere o cadere. Per noi insegnanti vuol dire favorire la costruzione di 10 100 1000 comitati genitori,10 100 1000 collettivi studenteschi, 10 100 1000 aggregazioni di immigrati.
Oggi gli studenti di Roma, dopo aver respinto l'aggressione al corteo del pulmino di picchiatori neofascisti, hanno riaffermato: l'"ONDA" studentesca è anti-razzista, a Milano domani il corteo degli studenti medi sarà dedicato ad Abba, il giovane ucciso a Milano poche settimane fa; questo credo sia un ulteriore elemento che caratterizzerà il prossimo mese con la consegfuente contestazione della mozione razzista Cota e l'aggregazione di immigrati. L' obiettivo è tenere sempre la conflittualità aperta, perchè questa è la maggior paura del potere; che la scintilla della scuola coinvolga altre forze sociali, dagli immigrati ai lavoratori tutti; un obiettivo strategico conseguente è la pressione che dovremo fare sui sindacati per spingerli/costringerli ad indire uno sciopero generale di tutte le categorie a sostegno della scuola e della conoscenza.Il referendum abrogativo è solo un buon palliativo ma non ci deve distrarre dall'unico obiettivo generale utile: portare alla paralisi totale questo paese tenendo accesa la conflittualità con 10 100 1000 fuochi molto molto mobili, inafferrabili, che rifiutano lo scontro frontale e che al contempo (Roma insegna ed insegnerà sempre più) siano però pronti e in grado di auto-difendersi.Vogliamo continuare a portare bambini, mamme e papà in piazza.

Un insegnante di Milano

http://www.autprol.org/