04/11/2008: Doriano e Giuliano - Non un passo indietro


Mercoledì 15 ottobre 2008, a Lucca, il Tribunale, con rito abbreviato, ci ha condannati a quattro anni.

Quattro anni, nonostante l'evidente scricchiolio, la stabilità a dir poco precaria di tutto l'impianto accusatorio, nonostante che diverse dinamiche ad uso e consumo repressivo siano state smontate, sezionate, ricostruite nelle stanze della questura per poi poter essere affermate giuridicamente in quelle di un Tribunale, con il risultato più che mediocre che non si è riusciti nemmeno a sostenere credibile l'esito processuale.

Del resto le prime avvisaglie del fragile impianto accusatorio si evidenziarono in modo palese agli inizi dell'inchiesta, dove sbirri e giudici furono costretti ad arrampicarsi sugli specchi per giustificare l'arresto, prima motivandolo con la flagranza, poi con la quasi flagranza (ridicolo!); evidentemente la falla che da subito si era aperta nell'impianto accusatorio era un po' troppo grossa per continuare ad essere credibile, e a dar man forte perché il tutto non crollasse rovinosamente, scesero celermente nella mischia i pennivendoli di ogni risma e colore, volontari e/o pagati, con l'impegno, lo zelo e la dedizione che li contraddistingue da sempre, e si superarono:

un “banale” arresto nella propria casa, investito dal fuoco incrociato del piombo dei loro articoli, si trasformò, falsamente ma funzionale ai fini repressivi, in una brillante e spericolata operazione anti-terroristica, con tanto di fughe e spari, inseguimenti e catture magicamente lontane chilometri da dove erano avvenute realmente e cioè nelle rispettive abitazioni.

Quattro anni, che importa, devono aver pensato sbirri e giudici, se una bottiglia di plastica riesce a diventare un'arma micidiale da guerra, se le impronte rilevate non appartengono ai due anarchici, se i tempi ricostruiti dalla stessa accusa nel coprire forti distanze siano difficilissimi da compiersi a forte velocità, ma magicamente possibili da una normalissima APE (che naturalmente trattandosi di anarchici non può essere regina, ma semmai quella di Diabolik), la solita comunissima APE che riesce a sfuggire, con la velocità che segretamente possiede, a diverse macchine, volanti e fuoristrada guidate dal fior fiore della sbirraglia nazionale (anti-terrorismo di Roma e digos di Pisa Firenze e Lucca) impegnata nella cattura.

Quattro anni, che importa, devono aver pensato sempre loro, in fondo si tratta di due anarchici e qualcosa devono aver pur fatto anche se non è necessariamente quello di cui vengono accusati, del resto anche in aula e negli atti processuali si legge che “il territorio della Versilia è da tempo oggetto di attentati a ripetitori audio e video, elettrodotti, sportelli bancomat, sedi di partiti politici, agenzie di lavoro e simili”.

Quattro anni, che importa, ben gli sta, sorridono soddisfatti sempre loro, è anche per i grattacapi (numerosissimi) che ci hanno dato per anni alla testa del movimento di lotta contro l'inceneritore del Pollino, impianto nocivo investito da molte forme di opposizione, dai presidi ai blocchi dei cancelli, dalla restituzione delle schede elettorali alle manifestazioni, fino alle numerosissime azioni di sabotaggio, dalle quali non si sono mai dissociati motivando il fatto che il nemico è da una parte, quello che permette, finanzia, costruisce impone e difende un distributore di avvelenamento, morte e diossina, e non è da ricercarsi tra le fila e dalla parte di chi decide di difendersi da esso in ogni modo, e ognuno a suo modo, alla luce del sole come al chiarore della luna.

Quattro anni e non solo per questo, ma anche per il sostegno, l'amore, la caparbietà, la determinazione ad essere solidali e complici con l'anarchico ecologista-radicale Marco Camenisch, da lunghissimi anni in carcere, condanna che certamente deve subire chi si oppone e si rivolta, ognuno a suo modo, contro un'organizzazione sociale già incamminata verso la catastrofe ecologica, e non certo chi, per garantirsi profitti e privilegi, di questa ne è responsabile.

Quattro anni, che importa, figuriamoci poi che la loro sfrontatezza ribelle li ha portati perfino a rifiutarsi di rispondere alle domande, e l'irragionevolezza tipica degli anarchici più pericolosi (gli insurrezionalisti, appunto) persino a rifiutare di dichiararsi almeno estranei alle azioni contestategli, l'attacco incendiario a Forza Italia (in quanto una delle espressioni del dominio) e a tre azioni ad istituti bancari (B.N.L. e Deutsche Bank) in quanto espressioni del dominio capitalistico, finanziatrici delle guerre e della compravendita di armi.

Quattro anni non solo per questo, ma anche perché, a conferma della loro immutabile e irriducibile ostinazione a riaffermare comunque e nonostante tutto i propri desideri e tensioni a sovvertire l'esistente, si sono spinti (inaccettabile, devono aver gridato questa volta lor signori fuori dalla grazia di Dio) che dovunque un atto di rivolta scuota la rassegnazione, insulti l'apatia, rafforzi la scintilla che alimenta il bruciante desiderio di vivere senza lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, sulla natura e sugli animali, è lì che batte il loro cuore.

Davvero troppo, hanno tuonato sbirri e giudici all'unisono con politici, politicanti, giornalisti, banchieri, speculatori, avvelenatori, inquinatori, servi ed altri simili.

Quattro anni perché davvero non si tratta più di essere colpevoli o innocenti, ma perché irrimediabilmente irrecuperabili, nemici, ANARCHICI.

Da parte nostra, non abituati a far calcoli da ragioniere dentro cui rinchiudere o sminuire gli slanci del nostro cuore, quattro anni sono 1.460 giorni, davvero poco per come vogliamo vivere, per come vogliamo che sia la vita per ogni abitante del pianeta; e molte di più di 1.460 le motivazioni e le ragioni, i desideri e le tensioni che ieri come oggi, sempre, non solo rendono possibile l'attacco al cielo, ma necessario, qui e ora.

Nel ricordo di chi, per tutto questo, fuori e dentro un carcere ha donato la propria vita, come Baleno e Sole.

Al fianco di chi, fuori e dentro il carcere, continua a lottare per la vita e la libertà di tutti/e, con Marco Camenisch e con tutti i ribelli che, come a Parma, illuminano e scuotono i muri della violenza legalizzata con l'urlo fragoroso di giustizia sociale, di ANARCHIA.

Giuliano e Doriano

Pietrasanta, 31 ottobre 2008

www.informa-azione.info

http://www.autprol.org/