29/10/2008: Raccolta solidarietà sui fatti di Parma



Solidarietà ai compagni per i fatti di Parma

Scrivo a nome di... me stessa... ma non posso non esprimere la mia indignazione di fronte all'assurdità dell'arresto di quattro compagni, ora in preventiva e a rischio di pene assurde per.. il lancio di un petardo (e per uno striscione, in uno Stato che si è sempre auto-rappresentato paladino delle libertà...). Le forze dell'ordine hanno avuto gioco facile nel coprire le loro nefandezze, spostando subito le tensioni della popolazione su quattro ragazzi che, complice la stampa, un'abile costruzione ha fatto apparire individui pericolosi pronti a minare la SICUREZZA della società. Come se ci potesse essere sicurezza in una società in cui chiunque indossi una divisa può condurre impunemente pestaggi verso chiunque gli sembri troppo debole per poter reagire a livello di opinione pubblica(e, comunque, ogni reazione può essere facilmente soffocata). Ora c'è anche la crisi economica da nascondere e, affinché la gente non veda si devono inventare pericoli sui quali costruire storie sensazionali...così l'appartamento dei compagni diventa un covo, si scrivono storie da rotocalco sulla vita privata, il numero degli "ordigni" si moltiplica col passare delle ore.
Di fronte ai continui atti di repressione dello Stato, esprimo la mia solidarietà ai compagni arrestati.

Una compagna



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SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI ARRESTATI A VERONA E PARMA

La mattina del 20 ottobre 2008, la polizia giudiziaria, a quanto pare priva di alcun mandato, fa irruzione e perquisisce 4 abitazioni di alcuni compagni di Verona e un compagno di Parma alla ricerca di materiale esplosivo e armi! Agendo di propria iniziativa, la polizia arresta 4 compagni (2 compagne e 2 compagni, tra Verona e Parma), attualmente 3 sono detenuti nel carcere di Verona e uno a Parma mentre altri due compagni perquisiti vengono denunciati, tra le altre, per porto d'armi a causa di un banale coltello trovato in casa.

Questo blitz repressivo sarebbe la risposta repentina data dalle “valorose” forze dell'ordine in seguito ad un azione fatta la notte scorsa a danno di una stazione di dei vigili urbani a Parma, la stessa in cui venne portato e poi picchiato un ragazzo di colore neanche 2 settimane fa, il quale ha coraggiosamente denunciato l'accaduto!

Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un chiaro atto di servilismo da parte delle forze dell'ordine nei confronti della politica portata avanti dai vari governi, le stesse che non si sono fatte nessun scrupolo a picchiare e umiliare uno studente di colore. Senza contare che i protagonisti dell’aggressione sono tuttora in servizio ma questo non ci stupisce visto che la giustizia borghese assolve sempre se stessa. La sbirraglia ha svolto il suo ruolo di serva, irrompendo nelle case, interrogando, sequestrando materiale e arrestando chi si è sempre schierato contro queste ingiustizie, contro chi è sempre stato in prima fila nei presidi e nelle manifestazioni contro il razzismo, il fascismo e contro la guerra.
Allo stesso tempo questi servi, invece, proteggono chi del razzismo e del fascismo fa la propria bandiera, chi va ad ammazzare, picchiare e umiliare i cittadini extracomunitari, rei unicamente di scappare dal loro paese dilaniato dallo sfruttamento imperialista, in cerca di sopravvivenza. Anzi il più delle volte sono gli stessi sgherri in divisa a svolgere questo lavoro sporco da squadrismo nero!
Proprio come è successo a Parma.
Nei giornali si è agitato lo spauracchio del terrorismo, del pericolo eversione, quando nessuna condanna viene espressa nei confronti dei padroni responsabili dello stillicidio degli operai, nessuna parola viene detta sui massacri della guerra a cui partecipano anche le truppe italiane, nessuno parla del terrorismo mediatico che lo stato produce nei confronti degli immigrati. Anche i mass media, come sempre, si sono mostrati diligentemente al servizio della borghesia.

Esprimiamo la nostra più sincera e concreta solidarietà militante ai compagni perquisiti e arrestati.
Non un passo indietro davanti ai padroni, ai fascisti e ai loro servi in divisa blu!

Libertà per i compagni arrestati!
Ora e sempre resistenza!

Collettivo politico Gramigna



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Sui fatti di Parma

Nell'ultimo anno si è registrato, in Italia, uno stillicidio di pestaggi e attacchi razzisti. Di fronte ai campi Rom e Sinti incendiati, la reazione mediatico-politica è stata di occultamento e di minimizzazione ("cortocircuiti", "cause oscure", "esclusa la pista razzista"). Di fronte alle aggressioni fasciste (anche mortali), si è escogitata la categoria del "bullismo". L'ideologia bipartisan della sicurezza ha aperto la caccia all'immigrato, al diverso, al dissidente. L'abominio è diventato normale.

Sono però bastate due bombe carta esplose nel cortile del comando dei vigili urbani di Parma per scatenare la canea mediatica. Se il pestaggio apertamente razzista del ragazzo ghanese da parte dei vigili aveva fatto scrivere ai giornali "razzismo" fra virgolette e con tutti i condizionali d'obbligo, un'esplosione simbolica contro il luogo dove si è consumata quella violenza diventa "terrorismo" (senza condizionali e senza virgolette). Terrorismo, nella lingua del potere, non è un sistema che fa vivere i poveri nella paura, che li ammazza in un campo Rom, in un CPT o in un cantiere; terrorismo non è l'uso dell'esercito nelle strade, non è la segregazione razziale, non è il bombardamento "umanitario" di intere popolazioni. Terrorismo, in questo mondo alla rovescia, è la violenza di chi si oppone, di chi resiste, di chi attacca.

E allora giù un coro di condanne a cui si accodano anche alcune realtà antirazziste. C'è persino chi arriva, in nome dell'immagine perbene dell'antirazzismo, a sostenere che i petardoni di Parma non c'entrano nulla con il pestaggio di Emmanuel. Pensa te.

Dopo aver visto le immagini di quel ragazzo massacrato di botte, quanti sono i compagni, gli antifascisti, gli antirazzisti che, prima di prendere sonno, hanno pensato: "'Ste carogne meritano una risposta"?

A nessuno verrebbe in mente di sostenere che il razzismo istituzionale e sociale si possa sconfiggere solo con qualche bomba carta. Ma nemmeno solo con i cortei, le assemblee, i comunicati. L'autorganizzazione ha sempre avuto mille forme. La violenza istituzionale continua come non mai e nessuno ha trovato la ricetta per fermarla. Di sicuro non la fermerà la magistratura, che ha occhi aguzzi per colpire i sovversivi mentre ha una tripla benda di fronte al razzismo di Stato.

Se i pennivendoli attaccano così pesantemente i compagni accusati del lancio delle bombe carta è per dare un messaggio a tutti gli antirazzisti: un fascista con le lame è un "bullo", un antirazzista con dei petardoni è un "terrorista".

Al di fuori del coro di condanna, diciamo chiaro e forte ciò che è da sempre patrimonio del movimento rivoluzionario: se gli arrestati sono innocenti, hanno tutta la nostra solidarietà; se sono colpevoli, ce l'hanno ancora di più.

anarchici di Rovereto e di Trento



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Nel cuore della notte

Non sappiamo se ora, dopo questi botti, quei maledetti sceriffi di Parma ci penseranno due volte prima di massacrare un ragazzino solo perché ha la pelle nera o spogliare e ammanettare per terra una donna solo perché si prostituisce. Quello che sappiamo è che ben altro servirebbe per uscire dalla notte gelida che stiamo attraversando. E se questo "ben altro" è difficilmente immaginabile oggi, se non sappiamo ancora bene che cosa sia, forse abbiamo cominciato a intravederlo nei disordini dopo il massacro di Castelvolturno o nel corteo di Milano dopo la morte di Abba, un'alchimia di rabbia e autorganizzazione. Autorganizzazione, certo, per difendersi e per contrattaccare, in pochi o in tanti. Ma anche rabbia, perché se non ci fosse più nessuno in grado di arrabbiarsi di fronte a tutto quello che vediamo accadere giorno dopo giorno, vorrebbe dire che viviamo in un mondo di automi, di anestetizzati, di morti viventi. Vorrebbe dire che abbiamo già perso, prima di combattere.

(La mattina del 20 ottobre quattro anarchici sono stati arrestati a Verona con l'accusa di aver lanciato, la sera prima, due bombe carta all'interno del cortile della caserma dei Vigili urbani di Parma - vigili saliti all'onore delle cronache nazionali per aver massacrato di botte in un parchetto cittadino Emmanuel Bonsu, un giovane studente d'origine ghanese da loro allegramente ribattezzato "emanuel negro")
Macerie

da informa-azione.info

http://www.autprol.org/